Gli italiani hanno un sacco di pazienza, come i russi, ma prima o poi la perdono. Capisco la ghiotta opportunità in vista delle elezioni, ma quando è troppo è troppo. Un incidente in acque internazionali va risolto secondo la legge italiana, non secondo la legge indiana. Le regole d'ingaggio dei militari italiani sono le più severe al mondo, quindi vediamo di capirci e di evitare giustizie sommarie. Se sono colpevoli pagheranno, ma in Italia e davanti ad un tribunale italiano. Attirare con l'inganno in porto una nave italiana e catturare due militari italiani a bordo è semplicemente uno sporco atto di pirateria.
In questo momento l'India è allo stesso livello di un altro paese in cui la legge è un optional: il Brasile, che al contrario, protegge un volgare assassino evitando di consegnarlo alla giustizia italiana.
Il livello, inutile dirlo, è decisamente da paese di quarto mondo. Non dimenticheremo nè l'uno nè l'altro affronto.
e ora dobbiamo avere pazienza pure con la grecia...
RispondiEliminaE da un paio di giorni che molti si chiedono cosa sia avvenuto alla petroliera greca «Olympic Flair», di proprietà della Olympic Shipping, alle 21.50, ora locale, del 15 febbraio scorso mentre era all’ancora a due miglia e mezzo dal porto indiano di Kochi.
Qualche ora prima la petroliera italiana «Enrica Lexie», in navigazione in acque internazionali a 30 miglia dalla costa, ha respinto un attacco di pirati. Qualche ora dopo le autorità indiane l’hanno attirata con un tranello nel porto di Kochi accusando due fucilieri del Reggimento San Marco, imbarcati come scorta, dell’uccisione di due pescatori indiani. La petroliera greca, sospetta protagonista - lo stesso giorno - di un altro incontro ravvicinato con i pirati, ha invece preso tranquillamente il largo. Come mai? Nella telefonata col Giornale, transitata attraverso il centralino della Olympic Shipping & Management di Atene (+302109498111), il responsabile dell’ufficio «Operazioni» ammette che il 15 febbraio scorso la petroliera greca «Olympic Flair» ha subito un attacco. Riconosce insomma quello che finora è stato smentito sia dal Ministero della Marina Mercantile greca, sia dalla sua compagnia. Il Giornale è inoltre in grado di produrre altre prove dell’attacco subito dalla petroliera greca davanti al porto di Kochi il 15 febbraio. La prima è il rapporto numero 054-12 pubblicato su internet dall’«International Maritime Bureau Piracy Reporting Centre», l’organizzazione internazionale con sede a Londra e Kuala Lampur che registra tutti gli episodi di pirateria. Secondo quel rapporto alle 21.50 del 15 febbraio a 2,5 miglia a sud di SPM Cochin «circa 20 rapinatori (robbers nel testo in inglese ndr) hanno avvicinato una petroliera all’ancora e hanno tentato di salire a bordo. Il personale di guardia dopo aver notato i rapinatori ha dato l’allarme e l’equipaggio si è raccolto. I rapinatori dopo aver visto l’allerta dell’equipaggio hanno interrotto l’attacco e se ne sono andati». Una descrizione in linea con quella, seppur confusa, fornita nella telefonata con il Giornale dal responsabile dell’ufficio operazioni dell’Olympic. Nel rapporto pubblicato su Internet dall’IMB Piracy Reporting Center vengono omessi, però, i nomi delle navi coinvolte. La conferma salta fuori dalle mail intercorse tra lo Stato Maggiore della nostra Marina Militare e il quartier generale dell’Imb a Londra. In quelle mail - recuperate dal Giornale - il signor Cyrus Mody, vice direttore dell’Icc International Maritime Bureau, conferma ufficialmente che la nave di cui parla il rapporto numero 54 è l’«Olympic Flair» con Imo (numero di registro internazionale Ndr) 8913966.
A questo punto non ci sono più dubbi. La «Olympic Flair», una nave assolutamente simile per aspetto e stazza alla «Enrica Lexie», si è trovata al centro di un attacco all’interno delle acque territoriali indiane, a sole due miglia e mezzo da quel porto di Kochi dove sono trattenuti i nostri due militari. Ma perché né gli indiani né i greci lo vogliono raccontare? Le ipotesi sono due. La prima è che anche i greci avessero delle armi a bordo e siano i veri responsabili dell’uccisione dei due pescatori scambiati nell’oscurità per pirati. La seconda è che i due pescatori siano invece caduti sotto i colpi esplosi dalla polizia indiana in seguito all’allarme lanciato dalla nave greca. riusciremo mai a sapere la verita' da un paese che nega il diritto internazionale? qualcuno vuole fare la voce grossa con questi gradassi? o ci limitiamo a leggere cosa scrivono delle strutture biologiche parzialmente senzienti nate, ahime', in italia sul Times of india (scritto volutamente minuscolo) insultando l'onore di Italia ed italiani tutti?
Come ho detto, la pazienza ha un limite.
RispondiEliminaBrutta storia.
RispondiEliminaNei film si tende a parteggiare per i pirati ma nella vita reale non è così.
Mi ricordo sempre il fatto del Cermis e che quelle canaglie l'hanno scampata bella per i loro giochetti stupidi con l'areoplanino che hanno ammazzato decine di persone nella funivia tirata giù.
Sovranità USA e tutti i lacché di quello stato canaglia a mettersi a 90 gradi con le brache calate.