venerdì 5 dicembre 2014

Benaltrismi

"Il Comune di Roma è assolutamente al di fuori di queste tematiche, soltanto alcuni sono coinvolti. Per sciogliere un Comune ci vuole ben altro".  Piero Grasso, Presidente del Senato, senatore PD.

Come dire: due pese e due misure, soprattutto nel partito da quasi vent'anni riferimento per le mafie.


sabato 19 luglio 2014

Essere Berlusconi non è reato.

L'assoluzione completa in appello di Berlusconi dalle due accuse del cosiddetto processo "Ruby" non cambia di una virgola il mio pessimismo nei confronti della magistratura italiana. Non tanto perchè si passi da una condanna a sette anni ad una assoluzione piena come se si trattasse di nocciole, ma per dichiarazioni come quella che segue, del magistrato Piero Tony. Questo paese è malato. 

"Ha subito tutti quei processi solo perché è sceso in campo"

Il processo. Le intercettazioni. I giornali. Il circo mediatico. Si comincia da qui, e Piero Tony, il protagonista di questa storia, lo dice tutto di un fiato: «(...)«Il processo non è più un semplice processo ma è una gogna, a volte una vergogna, e chi ha coscienza del suo lavoro sa come funziona, sa i giochi che si fanno con gli imputati e sa come si usano le intercettazioni, le carte, gli spifferi, le indagini, gli arresti. Beh, io dico no. E lo dico da sinistra. Lo dico da militante di una corrente di sinistra. Lo dico dopo aver girato mezza Italia. E lo dico dopo trent'anni di carriera. La giustizia, purtroppo, in Italia non sempre funziona come dovrebbe funzionare. Sarebbe bello, sarebbe un sogno, dire che è solo un problema di riforme, di scelte del governo, di leggi fatte e di leggi non fatte. C'è anche quello, sì, ma il problema è nostro, prima di tutto, e fino a quando non cambieremo noi non sarà possibile cambiare nulla».
 

(...) «La verità è questa: è dagli anni Settanta che i magistrati vivono con il cautelare, lo usano in modo discrezionale, con molti eccessi, e lo usano come se fosse un modo per determinare la certezza della pena. Il ragionamento è logico: non so come andrà a finire questo processo ma per far sì che il mio indagato possa avere una punizione intanto lo metto dentro. Non è sempre così, ovvio, ma la storia ci insegna che questo metodo è andato a peggiorare nel corso del tempo con l'affermazione di quello che potrei definire senza problemi il processo mediatico. E oggi, quando si parla di processo passato in giudicato, si intende sostanzialmente questo: una misura cautelare amplificata dal processo portato avanti dalla stampa. Il giudicato, anche grazie al fatto che ci sono spesso magistrati che portano avanti processi che sanno già in partenza che cadranno in prescrizione, coincide ormai con la pena generata dalla gogna mediatica. Ed essendo diventato il processo mediatico una costola del processo tradizionale è ovvio che esistano molti magistrati che giocano spesso con gli amici giornalisti per amplificare gli effetti generati dal processo».
 

(...) «Troppo spesso si va avanti a forza di gomitate, di forzature, e spesso succede che un magistrato si innamori così tanto del suo teorema da non voler accorgersi di tutti gli elementi che quel teorema lo contraddicono. E da questo punto di vista le intercettazioni, il modo in cui sono state utilizzate in questi anni, il modo in cui sono diventate un ingrediente importante del processo mediatico, hanno svolto un ruolo chiave nel rafforzare i teoremi dei magistrati, facendogli perdere qualche volta contatto con la realtà».
 

(...) «L'eccessiva disinvoltura con cui vengono inserite le intercettazioni nei fascicoli è spesso l'indice di una difficoltà con cui gli inquirenti gestiscono un'indagine. (...) È il metodo copia-incolla. Tu ricevi dodicimila pagine di intercettazioni, le inserisci nella richiesta di custodia cautelare, poi te le ritrovi nell'ordinanza del gip e anche se alcune intercettazioni non hanno alcun rilievo penale hai la certezza che grazie al metodo copia-incolla rimarrà tutto lì. A ingrossare il fascicolo e a regalare qualche ottimo bignè ai giornalisti».
 

(...) «Penso anche a strumenti e a tipologie di reati discutibili come per esempio il concorso esterno (tipologia di reato che non esiste nella legge, che è di fatto una creazione giurisprudenziale, che è stata più volte contestata dalle Sezioni unite della Corte di Cassazione, e che da trent'anni avrebbe bisogno quantomeno di un intervento legislativo». (...) «L'obbligatorietà dell'azione penale è diventata una favola. E purtroppo, quando un magistrato è politicizzato, può utilizzare questo strumento anche in maniera anomala. Discutibile, diciamo». (...) «È una tautologia dire che la magistratura sia politicizzata. Non si tratta di un'opinione ma si tratta di un dato di fatto. Esistono le correnti. Esistono i magistrati che professano in tutti i modi il loro credo politico. Esistono grandi istituzioni, come il Csm, dove si fa carriera soprattutto per meriti politici. (...) Viene quasi da sorridere. Per quale ragione un magistrato non può essere iscritto a un partito e può invece far parte di un prodotto del pantografo, ovvero di una corrente, che di fatto è configurata come un partito? Perché ci prendiamo in giro così?» (...) «Posso dire senza paura di essere smentito che se Berlusconi non fosse entrato in politica non avrebbe ricevuto tutte le attenzioni giudiziarie che ha ricevuto. E anche sul processo Ruby, che in linea teorica dovrebbe essere un ordinario processo di concussione e prostituzione minorile, è evidente che l'ex presidente del Consiglio ha avuto un trattamento speciale». 

(...) «Il caso vuole che a Prato, proprio a Prato, uno dei vice di Piero Tony sia Antonio Sangermano, pubblico ministero che ha fatto a lungo parte del pool di magistrati che hanno seguito da Milano il caso Ruby. E proprio su Sangermano, a Prato, i cronisti di cronaca giudiziaria raccontano un episodio clamoroso. L'episodio riguarda una richiesta particolare arrivata dal Csm e dalla procura di Milano (da Bruti Liberati) per far sì che il dottor Sangermano, nonostante la sua nuova collocazione a Prato, potesse essere ancora utilizzato dalla procura di Milano per seguire il caso Ruby. In giuridichese: «Applicazione extradistrettuale alla procura della Repubblica presso il tribunale di Milano».
Era il dicembre 2011. Il procuratore capo di Prato conferma che quella storia è vera e che quel giorno rispose così: «Gentile procuratore generale. Mi consenta di rilevare che l'impegno del dottor Sangermano nel ?delicato processo a Milano? non appare nemmeno paragonabile all'impegno quotidiano dei magistrati di questo ufficio anche a voler considerare tutto quanto si è appreso dai mass-media e si è commentato nelle sedi le più varie. Al di là del possibile riverbero politico ? che non compete alla magistratura ? e giudiziario sulla persona dell'ex presidente del Consiglio dei ministri pare trattarsi, invero, di mere violazioni alla Legge Merlin da parte di sole tre persone, violazioni in quanto tali di non eccezionale gravità e peso in relazione sia alle pene edittali sia alle aspettative delle parti lese sia alle esigenze dell'istruttoria dibattimentale così come prevedibile».

mercoledì 11 giugno 2014

Frasi








Matteo Renzi, PD, Presidente del Consiglio: "Non sarò mai Presidente del Consiglio senza essere eletto dai cittadini".

mercoledì 4 giugno 2014

Frasi






Giuseppina Picierno, parlamentare PD: "Con 80 euro si fa la spesa per due settimane".

mercoledì 28 maggio 2014

Effetto Renzi

Non sono un fan di Renzi, ma gli va dato atto il risultato positivo alle elezioni, un secco 40,8 %. Si sapeva che FI era in difficoltà e che nelle elezioni a medio termine l'elettorato di FI vota meno, e quindi ci sono state poche sorprese in quel 16,8%. Nessuna sorpresa per quanto mi riguarda il M5S al 21,2% viste le infelici uscite di Grillo e le statistiche sulle intenzioni di voto prima delle elezioni. Direi anzi che la vittoria del PD è tutta qui: molti elettori di sinistra sono tornati all'ovile PD mentre molti elettori di destra hanno votato Renzi (lo stesso Berlusconi ne ha sempre parlato troppo positivemente e ne ha pagato il prezzo) forse anche spaventati da certe uscite di Grillo o, come dice qualcuno, per aiutare Renzi ad affossare quel che resta del vecchio PCI nel PD, cosa che ritengo molto difficile da attuare comunque.

Grave per quanto mi riguarda la vittoria di un personaggio come Chiamparino alla Regione Piemonte, visto che il politico PD è famoso per aver lasciato il Comune di Torino con un buco di due miliardi di euro. Il masochismo dei piemontesi purtroppo è noto, come pure la loro propensione per gli impresentabili politici PD. Amen.

Quello che personalmente mi sorprende e mi soddisfa è l'eccezionale risultato della Lega Nord che dimostra che l'Italia, pur in controtendenza con l'Europa dove le sinistre sono state sconfitte, inizia la sua battaglia contro l'euro tedesco. Data per morta, risorge al 6,2 % in elezioni in cui tradizionalmente prende poco. Fi ora ha una sola possibilità, come ha detto Salvini. Se vuole vincere deve iniziare la sua battaglia contro l'euro, uscire dal PPE e allearsi con IL FN di Marine Le Pen insieme alla Lega. Anche FdI, pur fermi al 3,7% raddoppiano i consensi per la loro posizione anti-euro. La lezione è che la destra, divisa in tre, perde. Da ricordare che hanno votato il 53% degli italiani,  e che l'astensione ha sempre danneggiato il centrodestra, per cui c'è margine di ripresa. L'unica soluzione però è quella di cambiare politica. Serve una moneta debole per esportare, o un euro completamente diverso, o il ritorno alle valute nazionali. L'euro-pupazzo Monti è scomparso, a dimostrazione che le cose stanno cambiando.

Il tempo corre e l'UE sta già perdendo pezzi: il vincitore britannico Nigel Farage fa sapere che porterà il Regno Unito fuori dall'Europa: sono segnali che il problema euro-Germania va risolto in fretta, prima di perdere non solo la moneta, ma interi paesi. Questi sono i risultati di chi si è fidato dell'incapacità tedesca.

mercoledì 14 maggio 2014

Golpe Giallo

Che nel 2011 Berlusconi fosse stato spinto dai poteri forti a dimettersi c'erano arrivati quasi tutti quelli cum grano salis. Che nell'affaire Berlusconi fosse coinvolto tutto il peggio che c'è in Europa, anche. Che sia ora di uscire da questa Europa è ormai evidente. Che sia troppo tardi purtroppo anche.

Il punto è che, a conti fatti, era meglio se restava lui. Dal 2011 le cose sono peggiorate, altro che spread. Più disoccupazione, più tasse, più imprese fuggite o fallite, più confusione politica. Una sola certezza: il popolo tesserato che si nutre alla mangiatoia PD, non farà mai mancare il voto al peggior partito di mafiosi che mai sia entrato in Parlamento. (E non penso al Sud, ma a Regioni del Centro in mano loro da settant'anni).

Essendo l'elettorato moderato completamente privo di speranza, votano soltanto i compagni e i grillini. Questi ultimi rappresentano gli incazzati e  in quanto tali, non possono combinare nulla di costruttivo eccetto che porre il problema, come è stato per tutti i partiti monotematici tipo verdi e leghisti, che hanno perso consensi ma hanno costretto i partiti a tener conto di ecologia e federalismo.

Il problema è che l'elettorato della mangiatoia PD è pernicioso perchè non è l'elettorato imprenditoriale ma è al 90% quello dipendente e pubblico, che non ha minimamente idea di quello che significhi continuare con la falsa scusa dell'evasione fiscale causa di tutti i mali e con l'aumento costante e continuo di tasse a carico dell'apparato produttivo del Paese come falsa medicina.

Avremmo dovuto riprendere in mano il Paese e chiedere conto a chi ci ha messo in mano a Monti pilotando lo spread con il supporto esterno di stati stranieri (Germania-Francia).  Il conto va chiesto ad un Presidente della Repubblica che già sei mesi prima della caduta del governo contatttava, contro la Costituzione, un professore universitario, uomo della banca  G&S da usare come marionetta delle banche dopo averlo nominato senatore a vita. Non credo che gli USA non abbiano voluto partecipare al complotto contro un governo della Repubblica per bontà. I tedeschi volevano mettere le mani sull'Italia per lucrarci, e l'hanno fatto e lo fanno tuttora. Gli USA non volevano interferire sperando in un commissariamento dell'Italia e magari di un effetto domino o magari di un'uscita dell'Italia dall'euro. Da notare che non è cambiato nulla, e queste possibilità sono ancora sul tavolo, esattamente come nel 2011. Solo che oggi abbiamo sparato tutte le cartuccie. O meglio ce le hanno sparate addosso.

Infatti nel frattempo, i tedeschi e le banche hanno avuto tempo di lucrare oltremisura sulle nostre spalle. Più tempo restiamo nell'euro più arricchiamo banche e Germania, basta vedere le imprese cadute in mano straniera. A queste poi, vanno ad aggiungersi le imprese che fuggono dall'Italia. Per ora non posso ancora farlo, ma in effetti l'unica salvezza è non sperare in nessuna salvezza, e quindi andarsene. Una salus victis nullam sperare salutem.

L'Italia è finita,  soprattutto se la sua anima imprenditoriale non vota più o se ne va. Rimasti soltanto i passacarte, i burocrati, gli improduttivi, gli statali, i parastatali e l'esercito dei parassiti vari, il Paese imploderà. Il tempo è ritornato magicamente al '92, quando Agnelli disse: "signori la festa è finita".
L'illusione dell'euro è finita e con lui l'illusione di un'Europa Unita. La Fiat di Agnelli sopravviverà e diventerà ancora più grande, perchè ha capito per tempo che la nave, in mano ai potentati PD andava abbandonata prima dell'affondamento. Sul ponte della nave le cooperative parassitarie, i sindacalisti e i sindacalizzati e l'esercito di impiegati pubblici continuano a ballare, ma sono già morti. Sono morti perchè le imprese intelligenti hanno capito che le tasse vanno pagate all'estero, non in Italia. Niente tasse in Italia, niente stipendi ai parassiti dello stato. Semplice.

Spero di esserci quando tutto questo sarà stato spazzato via e l'Italia dovrà ripartire da zero.

domenica 27 aprile 2014

The Limits To Growth

Oggi ho seguito con interesse su RAI Storia un'analisi di una interessante ricerca effettuata negli annni settanta da un gruppo di studiosi americani e scandinavi su richiesta del Clud di Roma (un'associazione attenta ai problemi globali) alla loro università, l'Istituto della Tecnologia del Massachussets.

Tale ricerca si focalizzava sui problemi che sarebbero derivati dalla mancata sostenibilità di una crescita incontrollata, e i resoconti e le teorie furono pubblicate nel 1972 nel libro "The Limits To Growth", ovvero "I limiti dello sviluppo". In pratica venivano anticipati i problemi attuali relativi alla sovrappopolazione, alle carenze di risorse e di cibo e di combustibile ed a quanto è spesso al centro ancora oggi di aspre discussioni. La differenza è che all'epoca, a parte la crisi petrolifera del '73, il problema era parecchio sottovalutato, anche perchè in piena guerra fredda contro il comunismo era difficile difendere un modello decisamente anticapitalista, oggi però le cose iniziano a cambiare.

In parte alcune speranze si sono realizzate: il riciclo dei rifiuti, l'ampio ricorso ai pannelli solari nelle case (reso obbligatorio nelle nuove), ma molto resta ancora da fare.

E' davvero interessante sapere che già più di quarant'anni fa qualcuno vedesse così lontano, ma è ancora più interessante vedere che la natura non ha fatto in tempo ad intervenire pesantemente come teorizzavano i ricercatori perchè in fondo, uno dei più gravi problemi, almeno nel mondo occidentale, si è risolto in modo meccanico: quello della crescita della popolazione.

Ormai le popolazioni occidentali sono di fatto ferme al palo, e la cosa è stata resa possibile non dalla carenza di cibo, o da malattie, o dalla consapevolezza della limitatezza delle risorse. E nemmeno dal cambiamento climatico. E' stata risolta dal semplice fatto che il sistema consumistico, così attento ad aumentare il numero dei consumatori, si è dimenticato di tutelare il tenore e la qualità di vita del consumatore. Il consumatore infatti se non lavora o se guadagna poco, non spende, consuma il meno possibile, non fa figli e blocca così lo sviluppo voluto dal turbocapitalismo. Come dire che la malattia aveva in sè la cura. Certo ci sono ancora problemi grossi da risolvere, ma questo, almeno, fa ben sperare.

giovedì 20 marzo 2014

Dubbi

Mi piacerebbe sapere perchè per la cosiddetta Europa Unita e gli USA, l'autodeterminazione del Kosovo tramite referendum per staccarsi dalla Serbia era cosa sacrosanta, mentre l'autodeterminazione della Crimea tramite lo stesso mezzo per staccarsi dall'Ucraina non va bene. Il cosiddetto Occidente sta diventando cosa vecchia e puzzolente, anche grazie ad una Unione inesistente guastata dalla presenza dei tedeschi guidati da un'ex informatrice Stasi riciclata e grazie a degli Stati Uniti guidati dal peggior presidente che la storia ricordi.

Se potessi vorrei un po' di russità, anche per ristabilire quel po' di valori rimasti che il marciume socialistoide europeo cerca di cancellare. Pazzesco. Valori difesi da un ex dirigente del Kgb. Questo la dice lunga sul livello di muffa che abbiamo raggiunto a forza di relativizzare tutto per il nostro tornaconto.

Bella poi la minaccia del socialista francese Laurent Fabius a Putin: fuori dal G8. Forse non si sono accorti i francesi, che andiamo verso i G4: Russia-Cina-India-Brasile. I socialisti-comunisti-sinistroidi sono dei coglioni, dovunque siano. Fossi in Putin direi loro: ok, noi russi andiamo fuori dal G8, e voi europei invece andate fuori dalla nostra lista di clienti del gas. Perchè siete dei coglioni e avete pure rinunciato al nucleare ed è giusto che crepiate di freddo il prossimo inverno (a parte i francesi e gli inglesi che il nucleare ce l'hanno e che si guardano bene dall'eliminare).Perchè mi piacciono i russi? Prima perchè sono i maggiori anticomunisti esistenti, perchè lo hanno provato sulla loro pelle, secondo perchè quando c'è qualcosa che non va usano i carri armati e non la diplomazia. Perchè è così che funziona: se hai un esercito forte, se lo usi poco ma bene e se non hai tentennamenti domini, se no sei una nullità. E' così semplice questa regola che da sempre governa il mondo: mors tua, vita mea. Semplicità.

Voglio la cittadinanza russa come Depardieu.

domenica 19 gennaio 2014

Torino-Lione, un legame lungo secoli che nessuno potrà mettere in discussione.

Come al solito mi spiace rubare gli articoli altrui, ma questo mi serve come promemoria, visti i fiumi d'inchiostro spesi sulla galleria Torino-Lione. Non che non fossero cose che già sapevo. Sono noti i costi, 3 mld (praticamente l'aumento IVA) e le motivazioni. Una rinfrescata alla memoria fa sempre bene. Ora che è inverno ti preme in particolar modo levare i TIR dall'autostrada della Valsusa, ma probabilmente all'italiano medio che non vede migliaia di TIR al giorno sulle strade come succede ai piemontesi non sa cosa voglia dire averne uno davanti e uno dietro durante una nevicata sul Frejus. Ah beata ignoranza. Pazienza, quando sarà attiva la tratta, tra dieci o quindici anni che siano, farò ancora in tempo a godermela e pazienza se il biglietto del treno costerà un po'. Già ora l'autostrada della Valsusa è la più cara che abbiamo. E anche la più pericolosa. Con buona pace degli starnazzatori antitav.


L'ingegnere che smonta tutte le bugie dei No Tav

"Molti manifestanti lavorano per la A32, penalizzata dai treni ad alta velocità. Spesa faraonica? Ridicolo"


C'è un solo modo per spiegare l'impresa nella quale Paolo Basaglia s'è lanciato: il cognome. «Mia nonna sosteneva che eravamo parenti alla lontana dello psichiatra passato alla storia per aver fatto chiudere i manicomi». Se gli va bene, ma v'è da dubitarne, lui resterà nella cronaca per essere riuscito a far aprire quello che in gergo tecnico viene chiamato tunnel di base del Moncenisio, primo step dell'opera pubblica più contestata di tutti i tempi: l'Alta velocità Torino-Lione.
Impresa indubbiamente da pazzi, la sua, perché significa fronteggiare un'agguerritissima tribù, come non se ne vedevano in azione dai moti di Reggio Calabria del 1970: i No Tav della Val di Susa, le cui proteste contro la nuova linea ferroviaria ad alta velocità di 235 chilometri fra Italia e Francia sono state accompagnate da un crescendo di attentati, intimidazioni, scontri con le forze dell'ordine, aggressioni, blocchi stradali, occupazioni e boicottaggi, bollati come segnali eversivi da Gian Carlo Caselli, fino a tre settimane fa capo della Procura di Torino. Si chiama - ecco la coraggiosa follia - Comitato Sì Tav. Per ora è soltanto una pagina su Facebook, anche se in breve tempo ha già raccolto oltre 3.300 adesioni. Ad aprirla, insieme con Basaglia, è stato Ivan Possekel, tecnico informatico. Abitano a Torino. Iscritto al Partito democratico il primo, irriducibile di destra il secondo, «credo che simpatizzi per Francesco Storace», informa Basaglia, e anche questa è un'alchimia da matti, perché significa marciare divisi su tutto - «litighiamo in continuazione sul governo, sull'immigrazione, sui diritti civili degli omosessuali» - per colpire uniti sull'unico bersaglio che sta a cuore a entrambi: il treno ad alta velocità.
È questa la competenza che Basaglia, nato a Sanremo nel 1965, laureato in ingegneria elettronica al Politecnico di Torino, ha portato in dote al Comitato Sì Tav: una preparazione fuori dal comune in materia ferroviaria, tanto più sorprendente se si considera che ha studiato all'Istituto nautico di Imperia. «Ma ho avuto un nonno, Bruno Basaglia, originario di Bologna, che per più di 40 anni ha fatto il macchinista delle Fs sulle tratte di tutta la penisola», spiega, «e un padre geometra, Ivo, che mi ha attaccato la passione per i treni. Quand'ero bambino, abbiamo costruito insieme un plastico enorme con i modellini in scala zero della Rivarossi, fra i più grandi, che nella mia camera lasciava lo spazio solo per il letto». Della formazione giovanile sul Mar Ligure rimane una traccia nell'attuale professione: commerciante di acquari e pesci tropicali a Torino. In passato ha lavorato come ingegnere in un'azienda telematica.
A rafforzare in Basaglia la vocazione infantile per le ferrovie ha contribuito un evento topico: la sua partecipazione, il 27 settembre 1981, al primo viaggio del Tgv francese, acronimo di «train à grande vitesse», progenitore dei nostri Frecciarossa e Italo, che inaugurò l'era dell'alta velocità in Europa, «120 minuti per coprire la tratta Lione-Parigi, 450 chilometri, lanciati ai 260 orari: mi pareva di sognare».
Ha qualche interesse in Val di Susa?
«Nessuno. Né parenti, né case di vacanza. In tutta la mia vita sono stato soltanto due volte in gita a Bardonecchia».
Allora perché se ne occupa?
«Per reazione. Sono un tipo sanguigno, abituato ad agire d'impulso. Digitavo su Internet la stringa “Tav Torino-Lione” e mi uscivano migliaia di pagine con pareri contrari. Mai nessuno a favore. Idem sulla grande stampa: spazio solo alle tesi dei No Tav. Che poi, più che di tesi, si tratta di fuffa. Le loro 150 ragioni contro la Torino-Lione per un esperto di ferrovie si possono condensare in 10. Le altre 140 sono ripetizioni, fumo negli occhi. Così mi sono accollato il dovere civile di fare chiarezza. Pensavo che l'informazione spettasse a voi giornalisti».
Infatti sono qua.
«È il primo che si fa vivo, dal 2011 a oggi».
Chiariamo qual è la materia del contendere.
«Un nuovo tunnel a doppia canna, lungo 54 chilometri, da Susa a Saint Jean de Maurienne, da costruire entro il 2025. Al momento sono cominciati soltanto i lavori per le gallerie di servizio che serviranno per ventilare il tunnel ferroviario e per consentire il passaggio di operai e soccorritori. Dopodiché bisognerà costruire la nuova linea ad alta velocità da Susa a Torino e da Saint Jean de Maurienne a Lione. Tempi previsti: altri 15 anni. Quindi la Tav non sarà pronta prima del 2040».
Costi?
«L'intera opera, tunnel incluso, 22 miliardi di euro. La spesa di 8,2 miliardi per la parte internazionale, cioè per il tunnel, sarà sopportata al 58% dall'Italia e al 42% dalla Francia».
Perché i francesi spendono meno?
«Una compensazione necessaria. Il resto della tratta a loro carico, dalla fine del tunnel a Lione, è di 100 chilometri, mentre la nostra ne misura la metà».
Comunque 8,2 miliardi sono tanti.
«I No Tav parlano di spesa faraonica. Facciamo due conti. L'Unione europea ci metterà il 40%. Ergo, la spesa scende a 4,92 miliardi, di cui 2,85 a carico dell'Italia. Suddivisa in un decennio, fanno 285 milioni l'anno. Una cifra risibile per il bilancio dello Stato, che nel 2013 contemplava spese per 527 miliardi».
Perché il tunnel s'ha da fare?
«Per un'infinità di motivi. La linea storica è contorta. I raggi di curvatura sono strettissimi, con attrito volvente elevatissimo e pendenze del 35 per mille che si traducono in scarsa efficienza energetica, tant'è che i treni merci richiedono due motrici in trazione e una in spinta. Con il nuovo tunnel i convogli consumeranno il 90 per cento in meno».
È così dispendioso anche il trasporto dei cristiani?
«Certo. Il Tgv per Parigi che parte da Milano viaggia come un treno normale fino a Torino, perché la linea ad alta velocità non è stata ancora omologata. Idem da Torino a Lione, dove i binari per la Tav ancora non ci sono. Con un'aggravante: nel tratto Bussoleno-Saint Jean de Maurienne non può superare i 70 chilometri orari. Il che porta i tempi di percorrenza sulla tratta Torino-Lione a 3,5 ore, contro 1,5 ore della Tav. Preistoria».
Quanti sono i No Tav?
«Una ristretta minoranza, sia pure chiassosa. La maggioranza silenziosa è formata da Sì Tav che si guardano bene dal dichiararlo per paura. A Susa è stata fatta di recente una petizione per esprimere solidarietà alle forze dell'ordine: si sono raccolte oltre 1.000 firme. Ma non s'è potuto dire che erano pro Tav, altrimenti i sottoscrittori sarebbero stati linciati».
L'alternativa per i No Tav qual è?
«Non sono ancora riuscito a capirlo. Sostengono che la Tav sarebbe sottoutilizzata perché il traffico ferroviario sulla Torino-Lione è in continua diminuzione. Ma non specificano che i treni merci snobbano la linea storica perché è obsoleta a tal punto da rendere più conveniente i trasporti verso la Francia attraverso la galleria ferroviaria del San Gottardo che passa dalla Svizzera».
È dal 1995 che combattono. Non si rendono conto che i due Stati non cederanno mai alle loro pretese?
«Secondo me se ne rendono conto eccome. Ma hanno tutto l'interesse a ritardare i lavori il più possibile».
A che scopo?
«La maggior parte del traffico Italia-Francia attualmente avviene su gomma, lungo la A32 Torino-Bardonecchia e il traforo stradale del Frejus, con gravi ripercussioni, fra l'altro, sulla salute ambientale, visto che Tir e auto, a differenza dei treni, inquinano. La Tav provocherà un danno irreparabile alla Sitaf (Società italiana per il traforo autostradale del Frejus, ndr), il cui giro d'affari in prospettiva è destinato a sgonfiarsi. Ora si deve sapere che molti No Tav lavorano alla A32 o sono titolari di cooperative che prestano servizi all'autostrada, dallo sgombero della neve ai mezzi spargisale contro il gelo fino alla cura delle aiuole spartitraffico e delle aree di sosta».
Interessante.
«Lo stesso Sandro Plano, presidente della Comunità montana della Val di Susa, leader dei sindaci contrari alla Tav, lavorava alla Sitaf. Niente di male, per carità, non dubito della sua onestà personale. Però ci hanno fatto due marroni così sul conflitto d'interessi di Silvio Berlusconi e nessuno si accorge di questo, che è grande come una casa?».
Lavorava alla Sitaf. Oggi non più.
«D'accordo, ma direttore di esercizio della A32 lo è stato fino al 2011, mica nel secolo scorso, e persino La Repubblica ha dovuto ricordargli che nemmeno negli anni di Vittorio Valletta s'era visto un dirigente della Fiat diventare sindaco di Torino. Non credo che alla Sitaf dispiacesse avere un proprio dipendente alla guida della Comunità montana, alleato con chi si oppone alla ferrovia a tutto vantaggio dell'autostrada su cui marciano i Tir. Plano milita come me nel Pd, è un amico, queste cose gliele ho dette in faccia. Ripeto: sono certo della sua probità. Ma ragioni di opportunità dovrebbero indurlo ad astenersi dal cavalcare la causa dei No Tav».
I quali temono che i lavori per l'alta velocità diventino per le cosche mafiose ciò che il formaggio è per i topi.
«Gli svizzeri hanno investito 24 miliardi di euro per i trafori del Gottardo e del Lötschberg. C'è la mafia anche nel Canton Ticino? Allora dovremmo evitare l'ammodernamento della Salerno-Reggio Calabria per scongiurare infiltrazioni della camorra e della 'ndrangheta. Perché non spiegano invece che la Tav rappresenta un'occasione d'impiego per 2.000 valsusini? Non a caso non vengono incendiati i mezzi della Cmc di Ravenna, la coop che sta realizzando il cunicolo esplorativo della Maddalena. No, si bruciano quelli delle piccole imprese locali, come la Italcoge di Susa dei fratelli Lazzaro, per impedire alla gente di accorgersi che quest'opera pubblica dà lavoro alla vallata».
Come spiega la virulenza dei No Tav?
«La Val di Susa è terra di eretici e ribelli fin dai tempi della caccia alle streghe, zona di reclutamento per il movimento anarchico, per la guerra partigiana e poi per Lotta continua, Prima linea, Brigate rosse vecchie e nuove. L'estrema sinistra indottrina la gente con le leggende».
Quali, per esempio?
«I pericoli derivanti dalla presenza di amianto e uranio nelle rocce dove sarà aperto il tunnel. A parte che per le gallerie moderne si usa il Tbm, tunnel boring machine, una fresa meccanica che lava la roccia sminuzzata impedendo la dispersione delle polveri, non capisco una cosa: in Val di Susa per convogliare le acque della Dora Riparia verso la centrale elettrica di Pont Ventoux, una delle più grandi d'Italia, è stato costruito un lunghissimo tunnel. Nessuno s'è lamentato per l'amianto e l'uranio. Ed è la stessa montagna. Idem per il raddoppio della canna del Frejus, in corso di esecuzione: 13 chilometri di scavo. Non vola una mosca. Ed è la stessa montagna».
Chi guida i No Tav?
«Alberto Perino, ex bancario sindacalista della Cisl, indagato per istigazione a delinquere. Ma l'area più pericolosa è quella anarchica vicina al centro sociale Askatasuna di Torino e a Spinta dal bass di Avigliana. Plano la condanna, Perino si chiama fuori dicendo che in Val di Susa “ognuno è leader di se stesso”. Almeno il Pci aveva il coraggio di definire i brigatisti rossi “compagni che sbagliano”».
Dove lo trovano il tempo per manifestare in continuazione, bloccare autostrade e cantieri, fare a botte?
«Gli anarchici non hanno grandi occupazioni. Molti sono figli di papà che giocano alla guerriglia urbana. Io, con una moglie e una figlia di 4 anni da mantenere, non potrei permettermelo».
Dicono che non cederanno mai, neanche a costo della morte.
«Mi sembra una boutade. Però il rischio che prima o poi ci scappi il morto è piuttosto concreto».
Non ha paura che vengano non dico a ucciderla, ma almeno a picchiarla?
«A volte sì. L'ho messo in conto. Intanto mi sono assicurato contro gli atti vandalici».
Minacce ne ha avute?
«Via Internet e per posta elettronica».
Di che tipo?
«“Smettila, sappiamo chi sei, veniamo a trovarti, ti spacchiamo la faccia”. Un No Tav mi ha scritto: “Guarda che conosco quelli della Guardia di finanza, avrai di sicuro qualcosa da nascondere”».
Ecco, diranno che lei e il Comitato Sì Tav siete prezzolati da qualcuno.
«Lo dimostrino. Vivo del mio lavoro, che scarseggia, perché con la crisi la gente pensa alla propria pancia, più che a nutrire i pesci negli acquari. Mi facciano pure un accertamento. Sul conto corrente intestato a me e a mia madre scopriranno solo che il fido di 36.000 euro, garantito da titoli di Stato, è vicino al rosso».

mercoledì 15 gennaio 2014

Un nuovo anno senza luci in fondo al tunnel, a parte il treno che sta per investirci.

Il governo di Latta di Napo orso capo e il suo pupazzo badogliano Alfindus vivacchiano perseverando nella distruzione del Paese con nuove tasse. I giorni pari fanno tagli fantasma, i giorni dispari aggiungono aumenti agli aumenti.

Intanto, il vuoto pneumatico detto Renzi è diventato segretario del PD. Un democristiano che guida dei comunisti. Un leader innamorato di se stesso magari anche decisionista? Renzusconi? No, per assomigliare a Berlusconi bisognerebbe aver lavorato almeno qualche giorno nella propria vita.

Si vocifera ormai dell'imminente cancellazione della legge elettorale Calderoli detta Porcellum a favore di un ritorno alla legge Mattarella detta Mattarellum dopo che la Corte Costituzionale ne ha deciso l'inammissibilità costituzionale. E poco importa che Sergio Mattarella, il fautore della legge precedente, sieda tra i giudici della Corte. Perchè il conflitto d'interessi c'è solo con Berlusconi. Commossi ringraziano i mafiosi, per il ritorno del voto di scambio tanto caro al PD (Bassolino docet) e i partitini da  zero virgola, che torneranno in auge. Se già c'era poca speranza di governare col paese diviso in tre, ora sarà peggio.

Intanto i grillini si rivoltano al Grande Grillo, preparando il loro Ragnarok. Immigrazione sì immigrazione no, tasse sì tasse no, reato sì reato no. Ecco cosa succede ad un partito che vuole procedere senza un vero capo. Niente capi, niente decisioni sensate, ma mille rivoli di imbecillità. Il paradiso dell'egualitarismo anarchico. L'ennesima prova che i greggi senza pastori precipitano nei burroni. I filosofi greci lo sapevano già duemilacinquecento anni fa, ma c'è sempre qualcuno che pensa di non dover imparare dal passato. Requiescat in pacem M5S. Avanti il prossimo.

Dopo MPS, Parmalat, Bassolino e la mafia, (S)Vesdola e i disastri pugliesi, adesso abbiamo Draquila a cura del PD. Chissà se la Guzzanti ne azzeccherà mai una? Da Viva Zapatero in poi la sinistra italiana è una mazzata dietro l'altra.

Arridatece Silvio. Meglio un Condannato di tanti coglioni. I condannati dai regimi diventano sempre gli eroi dei regimi successivi. Pertini docet.