mercoledì 30 novembre 2011

Windows XP

Il caro vecchio ma sempre solido Windows 5, meglio conosciuto come XP, ha appena compiuto dieci anni. Può apparire strano affezionarsi ad una cosa così intangibile e per molti, invisibile come un sistema operativo, fatto di istruzioni impresse su supporti magnetici, ma io coi pc ci lavoro, software e hardware, e devo dire che con Windows XP per noi addetti ai lavori il mestiere si è davvero semplificato. DOS a parte, che è stato quasi sempre solido come una roccia, i precedenti Windows avevano pecche consistenti, eccettuato Windows 2000 (che però, di fatto, aveva lo stesso motore, un po' più vecchio, di Windows XP). Siamo partiti che c'era ancora la lira, e a distanza di dieci anni ancora non sappiamo dove andremo. Dieci anni in cui i processori dei computer hanno fatto passi da gigante diminuendo verticalmente i consumi ma aumentando le prestazioni grazie ai core multipli, l'uovo di Colombo. Dieci anni in cui Internet è passata da una velocità da lumaca e costi esorbitanti, alla luminosa realtà di oggi, accessibile praticamente ovunque e a basso costo. Il colossale flop di Windows Vista, o Windows 6, ha garantito una seconda vita a Windows XP, così come la geniale invenzione dei netbook da parte di ASUS, che ha richiesto, parallelamente ai sistemi Linux, un Windows non troppo pesante ed economico da installare sui sistemi: sempre lui, Windows XP, nella versione Home. Microsoft, consapevole del successo, ne garantirà ancora il supporto fino al 2014, una saggia scelta che per una volta non premia il mercato, ma il buon senso.

Già da due anni, tuttavia, Windows 7 ha fatto il suo ingresso prepotentemente, e, complice la sua incredibile versatilità e intelligenza artificiale dell'installer, siamo ormai in grado di dire che è un degno successore di Windows XP, anche grazie alle versioni leggerissime (ed economiche) per netbook. Per motivi lavorativi, il mio pc già da due anni monta un Windows 7, diversamente da quando uscì Vista, che mi fece passare fin dall'inizio e dai primi test ogni velleità di upgrade. Anche se Windows 7 permette, nelle versioni Professional, Ultimate ed Enterprise di emulare XP,  mi riesce difficile abbandonare del tutto il vecchio Windows, per questo, oltre che per dare un migliore supporto a chi lo avrà ancora per anni, ho mantenuto in ottima efficienza un vecchio ma affidabile Pentium IV con sopra la versione Professional di questo storico sistema.


lunedì 28 novembre 2011

Euro mediterraneo?

Sei mesi fa scrissi in altra sede che l'unica via per uscire dalla crisi e rilanciare l'economia era quello di creare un euro "mediterraneo" con Italia, Grecia, Portogallo e Spagna più la meno mediterranea Irlanda. Oggi sembra che la gente che fa l'economista di professione se ne sia accorta.

Ovviamente tutto questo non sarebbe necessario se l'incapace Merkel (quella definta dal vecchio Kohl "la distruttrice della mia Europa") con l'insignificante ma pericoloso Sarkozy, non pensasse a mantenere congelato l'euro perchè sia vivo il fantasma del marco, moneta forte e solida. Putroppo questa è la prova che la Germania non ha i numeri per guidare l'Europa. Gli manca la visione d'insieme e non potrebbe essere altrimenti, visto il provincialismo della ex-DDR Merkel.

Una moneta che funziona solo nei periodi di crescita è un fallimento su tutta la linea. E l'euro è un fallimento proprio per questo. Gli incapaci commissari europei, i vari Delors, Prodi et cetera, hanno lanciato una moneta senza una politica comune, e che niente era se non una copia vuota del marco tedesco e in parte del dollaro USA. Due riferimenti sbagliati per Eurolandia. Gli aiuti alla Grecia si riveleranno inutili, perchè se non c'è crescita, le politiche di tagli indiscriminati peggiorano solo la situazione. Se questi dementi avessero paradossalmente giocato al videogame Simcity, storico simulatore di economia cittadina, lo saprebbero. La situazione italiana è diversa, perchè i tagli strutturali da noi si devono fare a prescindere, solo che sarebbero più facili in altri frangenti.

Restano due soluzioni: o si svaluta l'euro (ma la Merkel non vuole che la BCE stampi denaro), oppure i paesi in crisi escono da Eurolandia per entrare in un euro, diciamo così, alternativo: l'euro "mediterraneo" appunto. In questo modo abbasseremmo il suo valore in modo controllato e potremmo essere competitivi nell'esportazione rilanciando la crescita. Potremmo anche privilegiare l'uso di beni nazionali e di paesi amici dell'euro "mediterraneo" per rilanciare l'economia.

C'è poi la possibilità, con l'Italia fuori dall'euro, che la Germania e chi resta con lei nell'euro abbia dei seri problemi, perchè avremmo meno possibilità di comprare i loro ormai costosissimi prodotti ma più possibilità di venderglieli. Ed è per questo che i tedeschi sono così nervosi. I francesi per ora fanno i maestrini, ma in realtà sono nella nostra stessa situazione, solo qualche mese più indietro. Sono molto bravi nel mascherare la loro inefficienza dovuta ad un napoleonico apparato statale. Va ricordato che entrambi questi paesi nel 2003 non erano stati ai patti, ma grazie al loro potere nella UE, la procedura d'infrazione era stata fermata, cosa mai capitata ad altri. Prima o poi i nodi verranno al pettine

sabato 26 novembre 2011

Ci siamo

Il New York Times, di oggi scrive infatti che molti istituti di credito (tra cui Merrill Lynche e Barclays Capital) hanno pubblicato decine di rapporti in cui esaminano la possibilità di un crollo dell'Eurozona. Stanno preparando dei piani di emergenza. 

- E gongolano, così il loro dollaro tornerà di moda.

Nomura: «a meno che la Banca centrale europea intervenga per aiutare dove i politici hanno fallito, un collasso dell'euro al momento sembra più probabile che possibile».

- E cosa fanno? Ci mettono i banchieri a capo dei governi. Dei geni.

Tui, il gigante del turismo tedesco, ha di recente spedito una lettera alle catene alberghiere della Grecia chiedendo che i contratti vengano rinegoziati per tutelarli da eventuali perdite se Atene uscisse dalla moneta unica.

- Però poi dicono che se l'Italia esce, l'euro salta. Ipocriti, un'Italia competitiva con la lira o un possibile euro mediterraneo li spaventa più del babau.

venerdì 25 novembre 2011

Turbo-capitalismo e Pil

Edward Luttwak, vecchia volpe ebraica emigrato negli USA, l'ha definita bene questa fase, secondo molti, terminale del capitalismo, ovvero il turbo-capitalismo. Pensavano che la crescita fosse eterna, che ci fosse sempre un margine. Un errore clamoroso che in Italia ha fatto mettere d'accordo imprese e sindacati per abolire la scala mobile a favore della percentuale di produttività. Illusi. Il Pil non cresce in eterno. Il paradosso è che la scala mobile, unica garanzia contro l'inflazione, è stata abolita da Giuliano Amato, il famoso ladro notturno dei conti correnti degli italiani, proprio nel 1992, anno in cui è iniziata la crisi. Nel dicembre 1991, sei mesi prima, Giovanni Agnelli, che aveva un certo fiuto da riconoscere la fine di un'epoca, iniziava così il suo discorso: "signori, la festa è finita". Il 1992 è stato anche l'anno dei grandi saldi dell'Italia da parte della banda bassotti del Britannia in combutta con la perfida Albione. Sono passati vent'anni da allora, ma pare che non sia cambiato molto, e le feste continuano a finire. Non sono sicuro di voler sapere dove andremo di questo passo.

I bund e lo spread

D'accordo, ci vuole un riferimento per il mondo finanziario europeo. E il riferimento sono i bund tedeschi. Benissimo. Ma supponiamo per un attimo che questi bund crollino e nessun altro bond salga. Secondo questi illuminati economisti lo spread si ridurrebbe e quindi IN TEORIA tutti gli altri paesi, trovandosi in linea con la Germania starebbero meglio? Ovviamente no. Ma io dico, invece di mettere un parametro unico, non si poteva mettere una media europea? Ma chi l'ha detto che dev'essere la Germania il riferimento? Perchè sono più ricchi? Okay, e se allora la smettessimo di comprare auto tedesche nell'errata convinzione che una Mercedes/BMW/Audi/VW sia meglio di un'altra anche se fatta nello stesso posto (Cina India Est Europa et cetera)? Forse anche loro sarebbero meno ricchi.

Sarebbe perfetto se la smettessimo anche di credere agli USA che ci fanno i sorrisini e ci dicono che vogliono un euro solido mentre da dietro cercano di sabotarlo colpendo gli anelli più deboli. E meno male che era Bush quello cattivo...

mercoledì 23 novembre 2011

Andremo a fondo

Andremo a fondo - dice Monti: un lapsus che potrebbe essere una profezia. Monti se la ride, a Bruxelles se la ridono, noi un po' meno. Italia, Grecia e ovviamente BCE sono oggi in mano a banchieri e a governi di tecnocrati non eletti. I piromani diventano pompieri. Il turbocapitalismo globalizzato comanda, sempre più vicino al comunismo nel suo assolutismo sfacciato.

domenica 20 novembre 2011

la Terza Via


Questo è l'inizio di una ricerca personale. Una ricerca su quale potrebbe essere il tipo di società migliore. Non la ricerca di un'utopia, che è solo un esercizio intellettuale, ma la ricerca di un sistema pratico che garantisca agli uomini quello che gli uomini cercano.

Un sistema meritocratico che valorizzi le capacità dei singoli senza distruggere l'esistenza di altri e che trasformi l'attività e la soddisfazione professionale in valore. Una società in cui i servizi dati dallo Stato siano proporzionali ai servizi dati dal cittadino allo Stato stesso, senza per questo abbandonare chi è impossibilitato a farlo per sventura o per natura, punendo in modo impietoso i simulatori.

Un sistema che fornisca gli strumenti per comprendere i propri limiti ed avere coscienza delle proprie capacità per collocarsi consapevolmente nel gradino della società corrispondente, rendendo impossibile all'incapacità di travestirsi da vittima.

Un sistema che sappia trasmettere degli ideali comuni e valorizzarli, trasformando le differenze in un valore aggiunto ma non in una scusa per un dissenso non propositivo.

Un sistema in cui diritti e doveri siano le due facce di una stessa medaglia e non la sterile singola faccia di una vita incolore.

Un sistema in cui la moneta sia un mezzo e non un fine, la Fede un sentimento interiore e non un obbligo, l'Amor di Patria un ricambio e non un'imposizione a senso unico, la Famiglia un punto di partenza e non d'arrivo, l'Amicizia una necessità interiore e non strumentale.

La Quadratura del Cerchio.