lunedì 14 ottobre 2013

Il Ventennio Berlusconiano, ovvero la grande bufala rossa

Non uso di solito articoli altrui, ma questo pezzo di Paolo Guzzanti mi piace, soprattutto perchè viene da uno che, pur essendo di destra, è stato uno dei grandi critici di Berlusconi. Non è uno di quegli yes man che infettano la sinistra, e che, nutrendosi da anni alla mangiatoia rossa, continuano a tessere le lodi di un partito, il PD-PCI, che resta l'unico in Parlamento ad essere stato complice di crimini contro l'umanità.

Il ventennio del Cav non esiste. Quante bufale per farlo fuori

Gli anni di Berlusconi al governo sono soltanto nove, ma la sinistra insiste con l'inganno. E non si accorge che questa stagione non è affatto finita



Non ne posso più di tutti quelli che parlano del «ventennio berlusconiano». Ripetuta come un mantra, alla fine viene accreditata come vera e insieme viene accreditata l'analogia fra il «ventennio berlusconiano» (che non è mai esistito né nei numeri, né nei fatti) e il «Ventennio» mussoliniano, per suggerire l'analogia con il ventennio fascista.
L'intestino pigro del cervello italiano assorbe qualsiasi fanghiglia e dunque prende per buona questa sciocchezza dei due ventenni, come dimostra la sostanziale acquiescenza dei rappresentanti del centrodestra nei talk show. Che cosa pensa lei? È finito il ventennio berlusconiano? E quelli, docili e ipnotizzati, rispondono a tono: «Il ventennio berlusconiano bla bla bla…».
Ora, questo banale e astuto gioco di prestigio funziona perché agisce sul fragile inconscio di chi in definitiva non conosce la storia, la geografia, l'educazione civica e persino la storia dell'arte. Se così non fosse, gli ospiti ipnotizzati dei talk show insorgerebbero: «Ma di quale ventennio del cavolo sta parlando? Ma lei sa contare?».
Berlusconi vinse le prime elezioni nel 1994. Dunque, tanto per cominciare, ad oggi gli anni sono diciannove anni e non venti. Poi: levagli l'anno del governo Dini e sono diciotto. Sottrai il quinquennio di Prodi, D'Alema e Amato e scendiamo a tredici. Togli il biennio Prodi 2008-2010 e sono undici anni. Cancella il biennio cominciato con Monti e che prosegue con Letta ed ecco che il totale del «ventennio» è pari a meno della metà di se stesso: soltanto nove anni. A meno che, gli inventori della puttanata dell'infame «ventennio berlusconiano» (i ventenni sono tutti infami o infausti) non intendano riferirsi soltanto agli anni di effettivo governo di Silvio Berlusconi, ma anche a quelli del suo ruolo di protagonista della scena politica italiana.
Se è così, allora, si può anche convenire che si tratta più o meno di un ventennio, ma si può prevedere anche che questa misura ipotetica non è ancora esausta e tutt'altro che finita. Leggiamo delle complicazioni e limitazioni che verranno con l'assegnazione a non precisati servizi sociali e si vedrà che cosa potrà succedere. E anche delle possibili fratture definitive in Parlamento fra governativi e lealisti, teste quadre e teste tonde, sembra di essere tornati alle guerre parlamentari di un'Inghilterra secentesca e dimenticata.
Il fatto che ci sembra importante da segnalare ai futuri storici con le mani nei capelli, ci sembra sia quello della permanenza di Berlusconi nell'inconscio degli italiani dell'una e dell'altra parte, il suo ruolo di protagonista anche indipendentemente dalla volontà espressa dai politici, dai commentatori, dai giornalisti. È esattamente ciò che i giornalisti stranieri in genere non capiscono: il «fattore B» degli italiani, che prescinde dall'attività stessa di Berlusconi in carne ed ossa, con tutti i suoi guai, i suoi tormenti, le forze che tornano e se ne vanno, le insonnie, la tristezza, le sempre più rare euforie. Al di là di questa persona unica sullo scenario politico mondiale - e che costituisce la tanto chiacchierata «anomalia italiana» - c'è il modo di essere e di sentire del popolo italiano, tuttora in armi e schierato in formazione di battaglia della guerra civile mentale permanente della Repubblica. Quel modo di essere contiene la connessione costante con la figura dell'uomo di Arcore, non importa quali errori abbia potuto commettere. È questo che gli storici dovrebbero esercitarsi fin da oggi a spiegare, e che non riescono a spiegare. L'uomo Berlusconi è stato colpito da una salva di siluri che esplodono a poppa e a prua, teoricamente tutti lo descrivono fuori gioco, e poi vedi i sondaggi, parli con la gente comune e vedi che tutto è ancora vivo e permanente.
Il ventennio berlusconiano? O è una figura retorica subdola, oppure è l'espressione di un fatto contro il quale sbattono il naso coloro che vorrebbero eliminare l'uomo dalla scena: il tempo concesso a questo personaggio fenomenale è ancora nella clessidra, la sabbia seguita a scendere e il rito sacrificale dell'eliminazione di un leader politico per via non politica non arriverà mai a compimento. Mai finché Berlusconi resta vivo e di conseguenza attivo e protagonista, giorno dopo giorno, e lo resterà anche se fosse appeso per i pollici in una segreta della Torre di Londra, o del Castel Sant'Angelo di Roma.



giovedì 3 ottobre 2013

Ripensamenti

L'Assassino cambia spesso idea. Prima predicava che Internet era il Male, adesso ci sguazza dentro come un topo nel formaggio, guidato da un Santone. Un tempo (tre anni fa), Telecom era per lui il Male Assoluto, mangia-soldi, capitalista, sprecona, non-tecnologica. Andava venduta al più presto, come le autostrade, Alitalia e tutto ciò che in Italia non funzionava in mani italiane.

Praticamente parlava come Prodi, il grande svenditore di risorse italiane e svalutatore (non competitivo però) della lira prima dell'ingresso nell'euro.

Poi, il cambiamento, arriva la spagnola Telefonica che vuole acquistare il 66% di Telco, la holding che controlla il 22,4 % di Telecom e di colpo, Telecom diventa una risorsa da difendere, un bene italiano, e blablablabla.

Ora, io so che l'Assassino è un depresso e come tale va trattato, ma qualcuno pensa che questo ex-comico possa essere un leader politico. In più, quando un altro politico fa più o meno le stesse cose, tipo cambiare idea, viene additato come un criminale, opportunista, piduista (haha) et cetera.

Come tutti i fanatici, i suoi ciechi sostenitori mi fanno pena. Paura no, perchè potrebbe farmela solo il PD che controlla mezzo paese da settant'anni. L'Assassino, pur essendo un miliardario, ha di buono solo una cosa, è un leader carismatico, e il popolo per muoversi ha sempre avuto bisogno di leaders.

Il problema è che ci sono leaders che costruiscono e leaders che distruggono. L'Assassino non ha ancora costruito niente.

Perchè chiamo Grillo Assassino? Perchè lo è. Oggi è di moda chiamatre i leaders in base ai loro passaggi in tribunale e ai loro trascorsi storici, quindi per la par condicio, io lo chiamo col suo meritato titolo. Berlusconi è un pregiudicato e un piduista (haha)? Ok. Grillo è un assassino, un depresso, un esaurito nervoso, un clown, e un bugiardo. Perchè è (anche) un bugiardo? Perchè stando alle sue parole lui viveva solo con l'energia solare: peccato che Chicco Testa, il presidente del CdA dell' dell'ENEL svelò che produceva solo 2 Kw con i suoi 25 mq di pannelli e ne consumava ben 20 Kw, come da bollette ENEL.

Quindi, ognuno voti il bugiardo che preferisce, ma non faccia la morale agli altri, grazie.

Se poi i suoi seguaci sono come quelli che in Parlamento hanno minacciato una dei loro che aveva sostenuto il governo Letta (e secondo me ha fatto male), arrivando al punto di lanciarle un "ti aspettiamo fuori" beh, io posso solo dire che non sono gli unici a saper menare le mai. E anche se fosse per difendere una transfuga o saltafossi che sia per sostenere un governicchio, beh penso che un paio di teppisti pentastellati li posso mandare all'ospedale senza problemi, data la mia stazza. Non ho mai sopportato i vigliacchi che minacciano. E men che meno quelli che pensano di essere dei puri, perchè come dimostra la storia, i puri sono sempre i peggiori, e fanno sempre la fine che si meritano.

Savonarola docet.

Mandato Tradito

La fazione del PdL capitanata da Alfano, Cicchitto, Lupi e creata per soccorrere il governo (ormai governo PD) è la prova che la gente non impara dai propri errori. Lo Scilipotismo che usa la stabilità e lo spread come giustificazione sarà anche atto di responsabilità, ma a me sembra l'arte di saltare il fosso per tenersi stretta la poltrona.

E' vero che l'idea di Berlusconi di rompere era un'idea shock, ma il PdL aveva chiesto 3 cose per stare al governo: togliere l'IMU sulla prima casa, bloccare l'IVA e rilanciare l'economia. Evidentemente la terza non è cosa da poco, ma le prime due davvero erano facilmente raggiungibili. L'IMU è stata sospesa, ed è già qualcosa, ma l'IVA è stata portata dal 21% al 22% quando tutti, compreso Tremonti che l'aveva alzata, si ricordano gli effetti del passaggio dal 20% al 21%: la perdita di 2 punti sulle entrate.

In vista di una nuova Forza Italia, senz'altro queste cose verranno tenute a mente. Non si può tradire il mandato degli elettori e restare a governare con l'anticristo PD che fa della sistematica demolizione del settore privato (almeno quello non in mano sua) la sua bandiera.

Ancora una volta l'Italia dei piccoli burocrati senza carisma ha segnato un punto. Vincere una battaglia però, non è vincere una guerra, e la guerra per la riconquista dell'Italia e soprattutto, per la sua ricostruzione è ancora lunga.

Intanto, in Germania, la pericolosa Merkel vince mentre il suo principale alleato finisce fuori dal Parlamento. Gli euroscettici non entrano in Parlamento per pochi decimali (4,7%). Prepariamoci ad altri 4 anni di disastri germanici. Il mercato dell'auto continua a cadere nei principali paesi europei (Spagna esclusa dove però c'è stato un tracollo per vari anni consecutivi, quindi una ripresa doveva esserci)  segno che la ripresa sbandierata non esiste. Unica eccezione nei grandi paesi, il Regno Unito, dove il mercato va a mille da anni. Casualmente, il Regno Unito è fuori dall'euro.

E intanto gli USA, vicini al fallimento, rimpiangono di aver messo un democratico, e soprattutto un dilettante, alla testa del loro paese. Prevedo inondazioni.