venerdì 30 dicembre 2011

Addio, Mirko.

Anche Mirko Tremaglia ci ha lasciato, uno di quelli, pochi, che non hanno saltato nessun fosso, ma che hanno cercato di seguire una via sempre più moderna per la destra. Mi piace ricordare la frase di un altro reduce della RSI che disse, "mai rinnegare, mai restaurare": si chiamava Giorgio Almirante. Ecco, Mirko era così. Grazie per aver dato il voto agli italiani lontani da casa, di qualunque colore esso sia, e grazie per aver dimostrato che l'uomo di destra vero è lontano anni luce da quello dipinto dalla propaganda repubblicana postbellica, ma anche da quella monarchica durante il conflitto. La sua più grande ricompensa sono le testimonianze di affetto che arrivano, anche dai suoi più acerrimi avversari politici. Vola alto, vecchia aquila.

martedì 27 dicembre 2011

Un figlio del Pensiero Comune in meno

In questi giorni i giornali stanno tessendo le lodi di uno dei peggiori giornalisti e scrittori che abbia mai avuto la sfortuna di leggere: Giorgio Bocca. Sostenitore del bolscevismo prima in modo evidente (quando era forte) e poi strisciante (dopo l'89), e, cosa peggiore, mistificatore ufficiale della storia italica, ed in particolare di quella della guerra civile. Ovviamente nemico giurato di Pansa. Quest'ultimo, liberati gli occhi dalla pelle di salame, ha scritto libri coraggiosi attirandosi furiose critiche dalla sinistra italiana, ancora saldamente ancorata all'idologia stalinista, che ricordiamolo, non era nemica del capitalismo, perchè praticava il capitalismo di stato. Non mi mancherà, questo é certo, e sono contento che Pansa non l'abbia dipinto con le solite ipocrisie che si riservano ai morti. Saltafossi professionista, prima fu fascista aderente alle leggi razziali e poi bolscevico, commissario politico nei tribunali speciali della fine della guerra. Un perfetto esempio del peggio che può nascere nella penisola. Raccontò per anni la favola della resistenza di massa contro tedeschi ed RSI. Questa "massa" di partigiani era di circa 10.000 unità a gennaio 1945, poi magicamente trasformati dalla propaganda in 100.000 il 25 aprile 1945 (cifre ufficiali ritrovabili nelle documentazioni citate anche dallo stesso Pansa), e lui lo sapeva benissimo essendo stato membro del gruppo Giustizia e Libertà. D'altronde i partigiani trovavano rifugio in montagna tra le Alpi, e chi, come me, ha avuto parenti partigiani, sapeva per bocca loro che non potevano nascondersi in tanti laggiù.

D'altronde, non siamo gli unici. Anche i francesi, collaborazionisti fino al midollo con Pétain ed il governo di Vichy, hanno raccontato per anni favole sui fantastici maquis che sono stati incisivi militarmente più o meno quanto i partigiani italiani. Cosa ben diversa dai partigiani titini, che erano formazioni di tutto rispetto e, non a caso, molto più attivamente riforniti dagli Alleati, che per un certo periodo decisero di non rischiare più di tanto per le formazioni italiane, sostanzialmente insignificanti dal punto di vista strategico, seppur tatticamente utili psicologicamente. Va anche detto che in Italia, a parte le menzogne della propaganda postbellica, la guerra non venne risolta sul campo di battaglia nel 1944-45 (men che meno dai partigiani). Sostanzialmente, mentre si combatteva, l'Obergruppenführer (Generale) delle SS Karl Wolff lavorò nell'ombra per mesi e mesi con gli alleati per ottenere una pace separata dell'armata tedesca in Italia con loro, cosa avvenuta di fatto nell'aprile 1945. Ecco perchè il Nord Italia non venne raso al suolo dai bombardieri alleati, ed ecco perchè i tedeschi si ritirarono e non combatterono casa per casa come negli altri paesi. Wolff intendeva preservare i soldati tedeschi per la resistenza contro i sovietici, o, più probabilmente, per avere un serbatoio di uomini per il dopoguerra, dopo la sconfitta. Va detto che Wolff fece quello che fece perchè il feldmaresciallo Kesselring, comandante supremo in Italia, era d'accordo con lui, e pare, anche lo stesso Hitler, visto che di fatto gli lasciò carta bianca. Agli Alleati invece andava bene perchè non volevano dover ricostruire il Nord Italia produttivo e gli servivano dei nuovi alleati per la futura Guerra Fredda contro i sovietici, di cui si intravvedevano gli inizi. Il libro Operazione Sunrise dell'ottima prof.ssa Aga Rossi è illuminante in tal senso.

Bocca fu uno dei sostenitori di tutte le grandi bugie su cui si fonda la Repubblica. Così come, durante gli anni di piombo, negò l'esistenza delle Brigate Rosse: tutto ciò dà la misura del tipo di individuo: il comunista perfetto, così perfetto che decide di farsi il lavaggio del cervello da solo.

mercoledì 7 dicembre 2011

Nessuna sorpresa

Il governo Monti fa quello che hanno fatto quasi tutti i governi italiani nei periodi di crisi: aumenta le tasse.I sindacati scioperano, i ministri piangono, noi paghiamo. Nessun taglio alla spesa pubblica a parte quelli già enunciati dal governo precedente, nessun vero rilancio dell'economia, solo tasse. Come nel Medioevo, quando il signorotto locale tartassava i suoi sudditi. A volte c'era un Robin Hood, mentre il Robin Hood moderno è Monti, banchiere Goldman e Sachs, professore, bocconiano e Robin Hood al contrario, toglie a noi per dare alle banche, perchè di questo si tratta.

Le piccole e medie imprese sono in già in gran numero in mano alle banche. Per combattere l'evasione fiscale invece di far scaricare l'IVA e/o perfezionare gli studi di settore si continua la sciagurata via di un altro Goldman & Sachs, tale Prodi, che voleva limitare il contante a 100 euro. Monti ha aggiunto uno zero, come se cambiasse qualcosa quando qualcuno paga qualcun'altro in nero 1.000 o 10.000 euro. Però così le banche aumentano il loro potere di controllo sui capitali.

I politici professionisti, a cui è mancato il coraggio di darci il colpo di grazia direttamente, lo fanno, tranne poche eccezioni, sostenendo questo governo tecnico. Il governo tecnico è l'equivalente del dictator romano. Vi si ricorre quando le forze parlamentari, incapaci di unirsi e di deporre le armi, non vogliono le elezioni (il PdL ha paura di perderle e il PD ha paura di vincerle), e hanno bisogno di qualcuno che gli tolga le castagne dal fuoco. Eccolo questo qualcuno, si chiama Monti. Dopo i dictatores Ciampi e Dini, devastatori dell'Italia degli anni 90, arriva lui. Anche Amato, va detto, fu campione di devastazioni tuttora ineguagliate (leggasi privatizzazioni selvagge), ma almeno  arrivò con le elezioni. Così oggi sono tutti contenti: l'Europa che salveremo coi nostri soldi, in particolare la Francia ma soprattutto la Germania, a cui abbiamo pagato l'unificazione in questi anni di euro in cui abbiamo perso competitività nelle esportazioni, vista l'eccessiva forza dell'euro.

Nessuno sa come andrà a finire, ovvero se salveremo l'euro o meno, sappiamo però che non c'è nessuno che voglia salvare noi. "Gli italiani capiranno" dice il dictator Monti. Infatti capiamo benissimo, solo ci chiediamo perchè ogni vent'anni o anche meno, sempre in emergenza, dobbiamo pagare, e poi, quando le cose sembrano stabilizzarsi, gli enti pubblici ricominciano a spendere e spandere e a preparare il successivo collasso. Guardiamo in faccia la realtà: questa crisi durerà anni, e nessuno ha la ricetta per risolverla.

Un paese vive grazie ai suoi apparati produttivi, ovvero grazie alle imprese piccole, medie e grandi. Le grandi quando possono, scappano all'estero, anche perchè gli si addossano tutte le colpe.  Giustamente l'operio italiano si lamenta che ha pochi soldi in tasca, solo che questi pochi soldi al lordo, sono uguali a quelli che prende un operaio tedesco dello stesso livello. Il problema è il netto, che viene decurtato dalle tasse del 50% e passa. Lavoriamo sei mesi all'anno per lo stato, anche se siamo dei privati. Le piccole e medie imprese sono sempre più in mano alle banche, perchè non riescono a pagare i mutui, a rinnovare i macchinari, a pagare la gente. Stanno aumentando solo le P.IVA dei piccoli imprenditori e dei professionisti, perchè ormai il lavoro dipendente sta sparendo. Anni di protezionismo dei nullafacenti da parte dei sindacati, corresponsabili della crisi del lavoro, ha prodotto questo disastro. Così ora si è passati dall'impossibilità di licenziare gli incapaci nel privato, allo sfruttamento della gente tramite contratti a termine. In Italia non c'è mai via di mezzo.

Il primo passo per ripartire è la scuola. Non ci servono laureati che non sappiano leggere e scrivere correttamente, ci serve gente che sappia fare bene un lavoro. Non è neanche detto che ci servano laureati: ci servono vocazione e dedizione. Ci servono volontà e passione. Non dico vivere per lavorare, ma nemmeno solo lavorare per vivere. Ci serve il giusto mezzo. La terza via. Un giovane non può avere come unico obiettivo quello di posteggiarsi dietro ad una scrivania a fare il passacarte in qualche ufficio pubblico. Deve metteri in gioco, osare. Memento audere semper. Dobbiamo impadronirci di nuovo della nostra vita, non aspettare che qualcosa cada dall'alto. Iniziativa, fantasia, curiosità, determinazione. Basta autocommiserazione, ci vuole azione ed inventiva. L'entusiasmo non può essere un'opzione.

sabato 3 dicembre 2011

Solidarietà ad Oscar Giannino

Oscar Giannino è un personaggio particolare che può piacere o meno, ma è sicuramente un giornalista interessante da leggere ed ascoltare, viste le sue provocazioni e i suoi spunti. Il comportamento tenuto da quei cerebrolesi che si definiscono studenti che l'hanno aggredito alla Facoltà di Scienze della Comunicazione a Milano mentre andava a partecipare ad un convegno è disgustoso, in linea con la peggior tradizione dei trinariciuti schiavi del Pensiero Unico. Non è la prima volta che queste frange si scagliano contro gente che la persa diversamente da loro e non sarà l'ultima. Ci saranno le solite minimizzazioni dei loro partiti ispiratori in pubblico e i risolini di compiacimento dei compagni in privato, e tutto tornerà come prima. Se a gente come questa è permesso frequentare le università, e magari uscirci laureati, figurarsi che futuro ci aspetta. Atteggiamenti del genere all'università, che dovrebbe essere il luogo del confronto e della cultura, sono ignobili. Io registro, ed aspetto. Un giorno i nodi verranno al pettine, non c'è fretta.