sabato 22 dicembre 2012

Obelix contro il fisco.

Gérard Depardieu è balzato alla ribalta sui giornali di tutto il mondo per la sua guerra contro il nuovo sistema fiscale d'oltralpe, voluto dal socialista Hollande, che tassa al 75% i redditi oltre il milione e trecentomila euro. Risultato: Depardieu prende la residenza in Belgio (quindi nemmeno i soliti paradisi fiscali) e vende la sua supervilla di Parigi. Ora, è chiaro che la demagogia di queste misure, tipica delle sinistre marxiste, si accompagna alla comodità di riempire le casse dello stato senza troppa fatica e senza apparentemente gravare sulle tasche dei soliti noti. Dico apparentemente perchè in realtà sappiamo benissimo come funziona: portare via soldi a qualche ricco oggi non significa non fare altrettanto con le classi meno abbienti. Però così è' molto più popolare per l'elettorato di sinistra. Tuttavia, a fronte di un 35% di francesi (di sinistra) che critica Depardieu, c'è un 40% di francesi (di destra), che lo giustifica. Solita storia insomma, anche in Italia ci siamo già abituati.

Da anni sostengo che la malattia fondamentale del nostro paese è la cultura marxista del PD-PCI e satelliti, che ritiene la ricchezza (degli altri) UN PECCATO DA CONDANNARE. Come in Italia per anni (ma solo dopo la discesa in campo) l'origine dei capitali di Berlusconi ha dato origine alle più fantasiose storie di finanziamenti da parte della mafia italiana o di quella sovietica (of course, senza il minimo riscontro reale), così in Francia, i marxisti vedono il male dietro alla ricchezza di chiunque. Un male da punire. La stessa logica che porta questa gente a sostenere tasse come l'IMU (una tassa che ti tassa un bene che hai comprato dopo aver pagato le tasse), perchè la PROPRIETA' PRIVATA E' UN MALE. Agnelli si era arricchito col Fascismo (mi domando come coi pochi carri armati e aerei che avevamo), o alle spalle degli operai negli anni settanta. La giustificazione cambia, ma il risultato mai: colpevole! Ovviamente i magnati protetti dalla sinistra non vengono toccati, tipo il disastroso pseudoimprenditore De Benedetti (distruttore dell'Olivetti), ma questa è un'altra storia.

Insomma, l'appiattimento sociale è sempre, sotto sotto, il sogno delle sinistre europee: tutti uguali, tutti con gli stessi soldi, tutto livellato. Una lotta di classe fuori tempo massimo. E sì che avrebbero dovuto capirlo, i sinistri, che quando un "ricco" viene tartassato, se ne va dal suo paese, sia che sia imprenditore, o attore o altro. Il risultato è quindi di peggiorare la situazione: si perdono contribuenti e si impoveriscono i paesi. C'è forse anche un'altra morale nella fuga di Depardieu: meglio scappare in un paese senza governo come il Belgio, che restare in un paese con un governo miope e socialista.

domenica 16 dicembre 2012

Ed ora?

E' passato più di un anno dall'insediamento imposto da Napo Orso capo di Monti, il piromane chiamato dalle banche a fare il pompiere. I risultati sono chiari: impoverimento degli italiani, redditi abbassati ad opera dell'aumento dell'INPS e della rapina legalizzata chiamata IMU (che tassa ciò che si è comprato dopo aver pagato le tasse), disoccupazione vicina al 10%, aziende che scappano per una tassazione che supera il 70%, giovani che emigrano in Brasile Argentina ed Australia, incremento scientifico del nero, operato a causa degli aumenti esosi in ogni settore, insomma un'Italia anni cinquanta, con la differenza di essere senza prospettive. I soliti noti danno colpa ai governi precedenti, tipo il ventennio berlusconiano (che non esiste perchè ha governato otto anni contro i dodici delle varie sinistre radical-chic), senza ricordarsi i disastri (quelli veri) di DC PCI e PSI dagli anni sessanta-settanta in su. I disastri hanno un nome: prepensionamenti d'oro, regalie, false invalidità, abolizione della scala mobile e delle gabbie salariali, pensioni retributive, iper-sindacalizzazione, iper-tassazione, e chi più ne ha più ne metta.

In verità a proposito di ventenni, ricorrono proprio quest'anno i vent'anni dal disastroso governo Amato, un altro governo tecnico che lasciò gli italiani sul lastrico, rapinandone persino i conti correnti. Un capolavoro di devastazione, proprio come il governo montiano. Però adesso, grazie alle politiche di Monti (o ai suoi amici banchieri?) lo spread, ah lo spread va bene. Altro capolavoro per le teste deboli, lo spread. Se per ipotesi la Germania fallisse lo spread si ridurrebbe a zero e diventerebbe positivo per noi. Questo vorrebbe dire che staremmo meglio? No, per niente. I mutui sarebbero a tassi più bassi, è vero, ma chi è che fa mutui ormai? Quattro impiegati pubblici in croce, gli unici con lo stipendio sicuro (ancora per poco, se va avanti così).

Insomma,un bel problema, che nessuno vuole risolvere. Berlusconi ha fatto almeno cadere Monti, ma è stato immediatamente richiamato all'ordine (dal Partito Popolare Europeo): Monti può candidarsi (e che sorpresa) per i moderati. Lo sa bene il cavaliere, che alle prossime elezioni non ci saranno vincitori decisivi, e per la governabilità dovranno puntare su un candidato condiviso (ahinoi). L'unica salvezza sarebbe quella di mandare Monti al Quirinale, più che altro per evitare che ci arrivi Prodi, suo vecchio compagno di merende del Britannia con la banda bassotti firmata PD. Il Pdl, che avrebbe dovuto rinnovarsi sul serio, adesso naviga mestamente a vista. Il PD ha scelto un vecchio dinosauro comunista per farsi rappresentare, rigettando Renzi perchè troppo "berlusconiano" (allora perchè lo tengono nel PD?). La Lega non sa ancora cosa fare della sua vita, e il Movimento di Grillo inizia la parabola discendente (i "cugini" Pirati in Germania stanno facendo una fine ben peggiore), a tal punto che Grillo per riprendere voti si erge a paladino delle democrazia (espellendo i dissidenti) e paventa l'ingresso dei "nazisti" di Alba Dorata in Parlamento. Magari!

In tutto questo le province non sono ancora state abolite, non solo per questioni di mantenere le clientele, ma perchè in questo momento probabilmente i costi a carico del cittadino sarebbero intollerabili (cambio di tutti i documenti di residenza, riorganizzazione del territorio, ricollocamento del personale, et cetera). Così si rimanda (ma nel frattempo, in effetti, le province sono praticamente senza soldi, stipendi a parte).

La morale è che tutti urlano che bisogna cambiare tutto, ma non cambia niente. Una società legata ai lacci della burocrazia come la nostra ha solo due modi per cambiare, o con un golpe, o con cambiamenti minimi progressivi. Finora ha sempre dominato la seconda.

venerdì 16 novembre 2012

Meno evasione, più soldi (buttati)

Ci è arrivato anche Grillo. Mentre Monti continua coi suoi (falsi) slogan tipo pagare tutti per pagare meno, ecco che il Movimento Cinque Stelle ci è arrivato: in Italia le tasse strangolano il commercio. Einaudi diceva che in un paese così l'evasione è l'unico modo per sopravvivere. Un problema però non si risolve con un altro problema, per cui bisogna intervenire alla radice. E' evidente che dare più soldi allo stato significa semplicemente fargliene sprecare molti di più, per cui la priorità attuale non è combattere un'evasione nemmeno poi così alta (attorno al 17% mentre in Svizzera è del 10% ma là si paga solo il 20% della tassa sul reddito tutto compreso), ma bensì bisogna fare in modo che non aumenti ulteriormente, mentre in realtà è esattamente quello che sta succedendo.

Qualche mese fa sempre i grillini riportavano questa situazione:

Commerciante con reddito lordo di 50.000,00 euro con moglie a carico (primo anno di attività)
Tasse da pagare:
- IRPEF 13.235,00 saldo
- IRPEF 5.241,06 acconto
- Add.Reg. 956,00
- Add.Comun. 236,00
- Add.Comun. 71,00 acconto
- Camera Comm. 88,00
- IRAP 1.689,00
- IRAP 797,15 acconto
- INPS 7.191,00
- INPS 3.779,72 acconto
Totale da pagare 33.417,07.
Da considerare che durante l'anno sono stati versati i contributi fissi INPS per 2900,00 euro circa e che a novembre (stesso anno) bisogna versare tra irpef, irap e contributi un ulteriore acconto pari a 12.439,98 euro. Ditemi voi se è una situazione sostenibile. E poi dicono che si evade!
 

Quindi con sedicimila euro (1.300 euro circa al mese) quest'uomo deve mantenere se stesso e la famiglia. Si noti che in università un tecnico di laboratorio (non certo un dirigente) guadagna di più (alla faccia del riconoscimento del rischio nel settore privato). In più ha ferie pagate, previdenza sociale assicurata e sabati e domeniche liberi. Un disastro. L'evasione fiscale in questo modo non può che aumentare e moltiplicarsi. Il settanta per cento di ciò che guadagna quest'uomo va allo stato. Evidentemente qui non basta più nè lo sciopero fiscale nè l'evasione per difendersi da questo stato parassita.

martedì 6 novembre 2012

5 Novembre 2012

Un giorno che ricorderò. Quello in cui sono diventato padre. E adesso, comincia una nuova dimensione di vita per la mia partner e per me con nostra figlia. Un gran giorno.

martedì 16 ottobre 2012

E bravo Felix!

 Ne avevo parlato qui. Felix Baumgartner ce l'ha fatta, ha battuto il record di volo per un umano (riferito alla massima altezza del salto, mentre il tempo di caduta è rimasto imbattuto nelle mani di Kittinger). Dopo due rinvii a causa del maltempo, il 14 ottobre 2012 è saltato da un pallone aerostatico da 39 045 metri. E' inoltre il primo uomo ad infrangere la barriera del suono senza essere a bordo di velivoli. Ha battuto così il record del suo maestro Joseph Kittinger, che oltre ad essere il suo primo fan, lo ha anche allenato per anni per prepararlo al lancio. Bravi Joseph e Felix, due uomini per cui la parola limite è solo uno stimolo per superare continuamente se stessi.

venerdì 12 ottobre 2012

I Nobel degli intellettuali

Già avevo perso da tempo ogni speranza nei confronti dell'istituzione del Nobel in generale, e l'ultima notizia dell'attribuzione del riconoscimento alla UE non mi disgusta nemmeno più di tanto. Lasciando perdere Nobel alla letteratura dati a personaggi a dir poco volgari come Dario Fo (ex milite della Repubblica di Salò saltafossi professionista verso la peggior sinistra comunista possibile, quella che ha infettato ogni angolo del cinema e del teatro italiano), ci sono i Nobel per la Pace dati all'inventore del terrorismo arabo Yasser Arafat e, SULLA FIDUCIA, all'afroamericano Barak Obama, fautore dei bombardamenti sulla Libia (ora in preda all'anarchia e alla devastazione dei gruppi paramilitari come ampiamente previsto). Quindi, siamo già stati stupiti in passato con effetti speciali, come direbbe qualcuno.

Ed ora? Ora il Nobel della Pace viene dato non ad una persona, ma ad un soggetto politico, ovvero all'Unione Europea. Quella stessa Unione Europea che sta ammazzando migliaia di famiglie col suo dannato euro e con le sue irresponsabili manovre di rigore puramente estetico che mascherano i favori fatti ai grossi banchieri internazionali. Ecco, a questo punto non ci si può stupire più di nulla.

giovedì 4 ottobre 2012

Non bastava Di Pietro? Adesso arriva Zingaretti.

Dopo le dimissioni della Poverini e della regione Lazio in seguito all'affaire Fiorito, ecco che iniziano a farsi avanti gli avvoltoi della poltrona. Il primo, Nicola Zingaretti, presidente della provincia di Roma e appartenente al PD, fa già pensar male a partire dalla conferenza stampa, non tanto perchè parla senza dire niente, che è una caratteristica dei dirigenti PD (e non solo loro), ma perchè dice frasi come questa.

"(...) a me hanno IMPARATO, ripeto, che quando si fanno le scelte politiche personali (...)".


Dopo il trattorista di Montenero e il Trota, un altro fenomeno da baraccone. Povero italiano: date uno Zingarelli a Zingaretti vi prego. Ma dove li prendono? Al mercato del pesce?
Tra l'altro il "popolarissimo (come lo definisce il FattoQuotidiano, sempre strabico col PD)" Zingaretti è quello che ha fatto comprare per la Provincia (coi nostri soldi), una nuova sede, un grattacielo da 263 milioni di euro.

venerdì 28 settembre 2012

E adesso diranno che ha torto.

Lo dico da mesi, come soluzione alternativa ad un "euro mediterraneo" o all'uscita dell'Italia dall'euro. Adesso lo dice anche lui. Il problema è che non lo dice da premier, ma da deputato, e la cosa renderà difficile un suo eventuale rientro in arena, intanto però è l'unico politico che l'abbia detto (Grillo non è ancora un politico). Quello che mi fa pensare sono le immediate reazioni, soprattutto dei tedeschi. Se è ormai difficile che ritorni, se è ormai politicamente archiviato et cetera, perchè si occupano tanto di una dichiarazione di un vecchietto di settant'anni? Non è che magari magari, da vecchio imprenditore, il Silvietto ha detto una mezza verità che poi tanto mezza non è? Ai posteri l'ardua sentenza, di certo, i paragoni (ridicoli) con Mussolini da oggi finiscono qui: lui e  i tedeschi d'accordo non ci vanno proprio per niente. Io stesso ormai, preferisco gli austriaci, se non altro per affinità montanare  :)


"...c'è una seconda soluzione possibile: è che la Germania esca dall'euro. Non sarebbe una tragedia, anzi..."

Silvio Berlusconi, 27 settembre 2012.


sabato 22 settembre 2012

Da Sallustio a Fiorito, il malcostume politico.

IL REGIME DEI PARTITI E DELLE FAZIONI

Ceterum mos partium et factionum ac deinde omnium malarum artium paucis ante annis Romae ortus est otio atque abundantia earum rerum, quae prima mortales ducunt. Nam ante Carthaginem deletam populus et senatus Romanus placide modesteque inter se rem publicam tractabant, neque gloriae neque dominationis certamen inter civis erat: metus hostilis in bonis artibus civitatem retinebat. Sed ubi illa formido mentibus decessit, scilicet ea, quae res secundae amant, lascivia atque superbia incessere. Ita quod in aduersis rebus optauerant otium, postquam adepti sunt, asperius acerbiusque fuit. Namque coepere nobilitas dignitatem, populus libertatem in libidinem vertere, sibi quisque ducere trahere rapere. Ita omnia in duas partis abstracta sunt, res publica, quae media fuerat, dilacerata.

Pochi anni prima a Roma sorse questo malcostume di partiti e faziosità politica e poi tutti i comportamenti negativi a causa della pace esterna e dall’abbondanza di quelle cose che gli uomini ritengono le più importanti. Infatti prima della distruzione di Cartagine il popolo e il Senato gestivano lo Stato in pace e con moderazione, ne tra i cittadini non c’era contesa ne per gloria ne per potere: la paura di un nemico esterno manteneva la società nell’esercizio delle virtù. Ma quando quel timore uscì dai pensieri dei romani evidentemente fecero il loro ingresso quelle cose che il benessere ama, la sfrenatezza e l’arroganza. Infatti la nobiltà trasformò in abuso la propria dignità, il popolo, la propria libertà: ognuno si diede a prendere per sé, ad afferrare, ad arraffare, così tutto fu diviso fra due partiti e la repubblica, che era stata sempre un bene comune, fu fatta a pezzi.
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Ricordo questa versione di latino, che mi capitò di dover tradurre sui banchi di scuola del liceo. Era tratta dagli scritti di Gaio Sallustio Crispo.

La situazione che ci si pone davanti oggi è molto simile ad allora. C'è la fine di un periodo di guerre (nel caso dei romani era contro Cartagine, nel nostro caso le due guerre mondiali e la guerra fredda). C'è una caduta di ideali o forse si dovrebbe dire di adrenalina, c'è un malcostume politico diffuso e generalizzato.

Sallustio fa la morale nei sui scritti, ma poi si comporta allo stesso modo di quelli che condanna: egli si arricchì depredando la ex-Numidia che governava e incassò tangenti. Ovviamente, come sempre accade, lui accusava gli altri, come fa oggi Fiorito, l'ex capogruppo PdL in Lazio. Sallustio venne accusato di concussione, l'altro di peculato. A distanza di duemila anni, le cose cambiano poco, anche se uno è uno storico e l'altro un semplice burino.

Non voglio dire che Fiorito sia l'unico colpevole, perchè non lo è, il sistema è infestato da personaggi simili. Ad esempio il leghista Renzo Bossi e le sue spese pazze venute fuori grazie al suo autista personale che l'ha venduto ai giornali (amo il tradimento, disprezzo il traditore). Oppure l'ex sindaco Chiamparino, tanto amato dai torinesi, che ha lasciato Torino in mano al collega PD Fassino con un debito di 4,5 miliardi di euro. Vendola, il presidente della Regione Puglia, invece è stato rinviato a giudizio per lo scandalo sulla sanità della sua regione. Poi ci sono i casi famigliari: la moglie di Clemente Mastella (il parlamentare europeo PdL),  rinviata a giudizio col marito, oppure il marito di Anna Finocchiaro (la presidente dei senatori PD), Melchiorre Fidelbo, indagato per appalti illeciti a Catania. Senza nominare poi i vari Lombardo, Bassolino e compagnia bella. Ma attenzione a non fare l'errore di Craxi: tutti colpevoli, nessun colpevole. Perchè si sa che prima o poi si trova sempre un capro espiatorio, e una volta trovato, inutile lamentarsi, è troppo tardi.

E' un quadro generale a dir poco deprimente. Quello che c'è di nuovo stavolta, è che viene confermato il trend iniziato con Renzo Bossi. E non è il trend dei rubagalline, perchè non m'interessa se nel PD rubano con stile e nel PdL rubano come degli sfigati, un furto è un furto. Quello che è grave è che i cosiddetti giovani, si dimostrano peggio dei vecchi. Renzi vuole rottamare Bersani, e probabilmente ha ragione, ma attenzione a non generalizzare. Se questo è il nuovo che avanza, forse quello che bisogna cercare è una persona onesta o, meglio, una persona onesta che non perda la testa davanti ai soldi e al potere, non un giovane o un vecchio. Fiorito si è formato in uno dei pochi partiti che non avevano mai partecipato alla spartizione della torta con DC, PCI PSI, ovvero l'ex MSI. Ex MSI, ex Alleanza Nazionale, ora PdL. Ha dimostrato però di essere come quelli che prima di lui si sono arricchiti alle spalle della gente, anzi, di essere peggiore. Questo perchè si è fatto corrompere dal potere e dai soldi in un periodo in cui la cosa appare particolarmente grave, alla luce di una crisi in cui molte famiglie non arrivano alla terza settimana.

Fiorito guadagna uno sproposito, come Amato e tanti altri politici: trentamila euro al mese. Circa mille euro al giorno, uguale allo stipendio medio mensile di molta gente cosiddetta normale. Questo è un grosso problema, non solo dei politici, ma in generale di tutti i quadri dirigenti pubblici e privati. Troppi soldi senza garanzie. Bisogna pagare la gente se dà risultati, non dev'essere un automatismo. E invece niente, ed ecco il risultato. Il governatore di regione Polverini ha offerto le dimissioni, che è più di quello che abbiano fatto altri in situazioni simili, ma a me non basta. Un politico di destra (e AN si è sempre vantata di esserlo) deve dare le dimissioni e basta. Sia che fosse al corrente o meno la responsabilità resta. Se ci fosse ancora il vecchio Almirante, non avrebbe avuto nessuna comprensione.

Spero che la lezione serva a fare pulizia dentro la Regione Lazio e che spaventi anche gli altri governatori. Sì perchè questo è il secondo problema, dopo il fattore giovani. Si parla di localizzazione, microcosmi, autogestioni, federalismi e infinitamente piccolo. Eccolo qua l'infinitamente piccolo. Stavolta non è lo Stato che ruba, ma la Regione. Pensiamoci. Non è solo il problema distanza quello che permette di rubare al cittadino. Ci sono ladri in Comune, in Provincia, in Regione e nello Stato. Giovani e vecchi. Uomini e donne. Non esiste la sicurezza, nè qui nè altrove. I corrotti e gli spendaccioni c'erano nella Repubblica di Roma, ci sono in Italia, in Svizzera e in Giappone. Le cose devono cambiare e devono cambiare adesso. Non si tratta di raggiungere la perfezione, nè di fare crociate di parte in stile Mani Pulite che lasciano il tempo che trovano. E' il tempo della responsabilità. Chi sbaglia deve essere punito esemplarmente e deve essere colpito nelle due cose che brama di più: i soldi e il potere. La forza del contrappasso.

martedì 11 settembre 2012

Il suolo agricolo è in lotta contro la cementificazione.

Sembrerebbe il titolo di un post di un Uomo In Cammino, mentre è il titolo di un articolo dell'Allevatore Magazine di agosto 2012 che mi è capitato sotto gli occhi poco fa.

La rivista in questione riporta che negli ultimi quarant'anni, la superficie persa alla coltivazione è di 5 milioni di ettari. Siamo passati da 18 milioni di ettari a meno di 13. Ora, è vero che sono aumentate anche le superfici occupate da boschi (se la gente se ne va, la natura riprende il sopravvento), e le aree semplicemente abbandonate, e non è solo questione di cemento, comunque il problema nel paese della pasta è grave.

Non si tratta di ritornare ad essere un paese agricolo, nè di ricominciare a fare agricolture superintensive che non servono a nulla, si tratta semplicemente di ripensare l'agricoltura e di non vederla più come un lavoro di serie B, o peggio vedere i terreni solo come fonte di lucro per l'edilizia.

Le responsabilità non sono solo dello Stato, perchè negli anni settanta-ottanta, materie come urbanistica ed agricoltura vennero trasferite come competenza, dallo Stato alle Regioni. Ovviamente anche Comuni, Province  e varie comunità montane sono state interessate, ma anche a livello locale, i risultati non ci sono stati.

Questo perchè, secondo me, c'è sempre stato fondamentale disinteresse e ignoranza nei confronti di allevatori, coltivatori diretti et cetera. Mentre è passata una certa mentalità prettamente cittadina legata a un generico culto della natura intesa come qualcosa di quasi metafisico, e che ha creato e poi nutrito invasati di vario tipo, si è perso di vista l'unico vero uomo che se ne occupava, ovvero l'agricoltore-allevatore.

Così sono nati vegetariani integralisti, animalisti, filosofi che dissertavano dell'effetto serra ma non sapevano nemmeno cosa si coltivava a due km da casa loro nè che il latte vaccino fosse il risultato di una gravidanza bovina e non un prodotto automatico di una vacca. Vacca, non mucca. Persino nelle parole il cittadino dista milioni di anni luce dall'allevatore-agricoltore. Si è colpevolizzato l'agricoltore perchè sfruttava la terra, l'allevatore perchè uccideva gli animali ed entrambi se erano cacciatori. Persino il loro reddito era oggetto di critica, così alla fine divenne meglio lavorare 8 ore in fabbrica che 12 nei campi
e per pochi soldi. Abbandonati i terreni, sono diventati un ottimo cibo per l'edilizia selvaggia.

Che cosa ci si aspettava? Dice la rivista, prima c'erano i campi di sterminio, ora abbiamo lo sterminio dei campi.

venerdì 7 settembre 2012

Protagonismi a cinque stelle.

Ci voglio ricascare, nell'errore di parlare di un partito, ma questa volta non è un partito in parlamento, o perlomeno non ancora. Li chiamano grillini, sono i militanti del partito M5S. Dicono di non essere un partito, come lo dissero i verdi, la lega nord, i radicali, i missini, i dipietristi. Però sono un partito. Hanno idee buone e cattive, come tutti. Come tutti pensano di essere speciali. Come tutti pensano di essere il nuovo che avanza. Come tutti pensano di avere la verità in tasca. Come tutti, pensano di essere gli unici buoni e gli altri tutti cattivi. Come tutti si riempiono la bocca della parola democrazia e la sfruttano quando gli conviene.

Come tutti sbagliano.

Il fuori onda di Giovanni Favia, ma già a suo tempo l'uscita di Federico Pizzarotti all'indomani delle elezioni amministrative 2012 vinte a Parma fa saltare il coperchio dalla pentola, e rivela il solito partito in ebollizione. Le menti del partito sono due, una è Beppe Grillo, il demiurgo, il filosofo nel deserto, l'altra è Gianroberto Casaleggio, l'organizzatore, il burocrate, il manovratore.

Pizzarotti disse, appena vinte le elezioni, che erano una vittoria sua e del movimento e non di Grillo, Favia ha detto che Casaleggio manovra Grillo e il partito non è democratico. Insomma, solita storia dei giovani che si rivoltano contro i vecchi.

Ci possono essere tre interpretazioni:

1) Sono giovani quindi un po' stupidi, e non agganciano il cervello prima di aprire la bocca.
2) Sono furbi e creano tensione apposta per attirare l'attenzione e far saltare Grillo e Casaleggio.
3) Sono tutti d'accordo per attirare l'attenzione sul partito e prepararsi al voto.


Io penso che la prima sia la più probabile, perchè riflette il comportamento di una generazione lasciata un po' da parte, senza grandi ideali se non quello di considerare tutto quello fatto dalle generazioni precedenti fondamentalmente sbagliato. Nel 1968 successe più o meno lo stesso, e i risultati si sono visti.

A me Casaleggio non piace, e il Grillo sacerdote nemmeno (ma mi piace il comico, quando ricompare), tuttavia credo che quando si (stra)parla di democrazia, si debbano considerare due o tre cose. La prima è che il potere del popolo, δῆμος e κρατός, non possa essere messo in mano a tutti indistintamente e nello stesso modo, perchè non tutti sanno agire, organizzare, governare e comunicare allo stesso tempo. Ognuno deve dare il suo contributo, certo, ma  proporzionato a ciò che sa fare. Nessun altro può fare ciò che fa Grillo, e probabilmente nessun altro può fare quello che fa Casaleggio con Griillo.
Se c'è una leadership è perchè c'è un partito che ne ha bisogno. E la democrazia non è anarchia, non prevede l'assenza di un ἀρχός, di un leader. I leaders emergono naturalmente nelle società umane. Negarlo è negare le capacità individuali ad emergere. Anche Lev Trotsky aveva idee simili, il governo delle masse, però era un leader, quindi era la negazione vivente del suo stesso pensiero.

Spero che i grillini capiscano che senza testa, il corpo non vive a lungo, e che troppe teste creano solo mostri.

giovedì 30 agosto 2012

Il fisco italiano, lo sceriffo di Nottingham

"La frode fiscale non potrà essere davvero considerata alla stregua degli altri reati finché le leggi tributarie rimarranno vessatorie e pesantissime e finché le sottili arti della frode rimarranno l’unica arma di difesa del contribuente contro le esorbitanze del fisco".

Se nel clima da crociata che si respira oggi qualche politico (anche se rappresentante delle classi più colpite dal fisco), dicesse una cosa del genere, sarebbe la sua fine politica. Ma chi è stato a pronunciare una frase così pericolosa, così scomoda? Berlusconi? Bossi? No.
E' stato uno dei politici più liberali d'Italia. E' stato Luigi Einaudi, e per la precisione non fu un pensiero pronunciato, ma scritto. Scritto sul Corriere della Sera il 22 settembre 1907.

Cos'è cambiato da allora? Oggi l'evasione fiscale in Italia è scesa parecchio, e siamo poco sopra paesi come Stati Uniti o Svizzera, tanto per dirne due. Le stime parlano del 17% del PIL, mentre anni fa ricordo che si discuteva del 25% o giù di lì. In compenso la pressione fiscale è aumentata ulteriormente, per la precisione, siamo arrivati al 55% del PIL (con punte del 70% di tassazione nell'industria) che finisce in mano al fisco. Un triste primato, perchè siamo diventati i primi al mondo. Per intenderci, durante i governi Berlusconi II e III la pressione era al 43%, sempre altissima, ma Monti ha polverizzato, come previsto, ogni record.

Ci sarebbe anzitutto da chiedersi, ma se l'evasione è diminuita, perchè le tasse continuano a salire? Risposta, perchè lo stato non sa spendere, non sa assumersi le sue responsabilità, e le scarica su altri, creando nemici ad uso e consumo del popolo bue, per la solita guerra pilotata. In questo caso contro gli evasori fiscali. Intendiamoci, non mi piacciono quelli che portano i capitali all'estero e si fanno gli imperi frodando il fisco, ma non mi piace nemmeno un fisco ladro. Due torti non hanno mai fatto una ragione. Ci sono comunque anche moltissimi microevasori che ormai, se non evadono (e si parla di qualche centinaio di euro), non mangiano.

Supponiamo che dal 55% si scalasse il 17% dell'evasione fiscale e si abbassassero così le tasse. Si arriverebbe al 38% di pressione fiscale. Tutto a posto? Proprio per niente. In Spagna la pressione fiscale è già adesso del 32,9%, con un'evasione ben più alta della nostra. Il Giappone? Il 30,6%. Gli USA? Il 26,3%. Il Regno Unito, con l'8% di evasione ha la pressione fiscale al 38,1%. Parliamo della Svizzera dove le imprese italiane stanno scappando? La pressione fiscale sui redditi d'impresa è del 18-20%. In Italia con un lordo di 15.000 euro, te ne restano in tasca 8.000, se conti il commercialista 7.000. Una rapina a mano armata.

Se poi si parla di carico fiscale, è una débacle completa. Il grafico dice tutto.

Nel 2001 il premio Nobel per l'economia Milton Friedman venne in visita in Italia. La conosceva bene perchè disse che "se il nostro paese si regge ancora è grazie al mercato nero ed all’evasione fiscale che sono in grado di sottrarre ricchezze alla macchina parassitaria ed improduttiva dello Stato per indirizzarle invece verso attività produttive". "L’evasore in Italia" - disse - "è un patriota".

Parole shock, ma nessuno le capì, nessuno le confutò, nessuno le giustificò, furono semplicemente ignorate. Oggi siamo qui ad ascoltare Monti che fa della lotta all'evasione fiscale la sua bandiera, ma continua a non combattere la causa prima dell'evasione fiscale, ovvero le tasse folli ed inique.

Come nel Medioevo, come ai tempi di Robin Hood, siamo vessati da un signorotto locale che ci ruba il raccolto, ci porta via il grano raccolto con fatica, e pretende di essere nel giusto. Le cose, se c'è giustizia, presto cambieranno. Ci serve un Robin Hood, ma soprattutto ci serve re Riccardo, che scacci il malvagio principe Giovanni e il suo sgherro, lo sceriffo di Nottingham.

domenica 26 agosto 2012

Partito Depresso

Sono contrario di solito a parlare di un partito in particolare perchè si rischia di fargli pubblicità gratuita, ma nel PD stanno veramente rasentando il ridicolo. Impauriti e depressi (unica certezza) ma non si sa da cosa, si scagliano contro tutto e tutti. Allontanato temporaneamente il Nemico Storico n.1, il Silvio nazionale, Bersani ha ricominciato ad usare i toni da anni settanta. L'obiettivo, manco a dirlo, è il Nemico Nuovo n.2, ovvero Grillo e il suo movimento, che avrà mille difetti, questo è certo, ma è stato democraticamente votato da parecchi italiani. Così si rispolvera il solito repertorio in cui l'ex (?) comunista dà del "fascista" a chi non la pensa come lui. Tutti sono "fascisti", i preti, gli imprenditori, gli agricoltori, i pidiellini, i leghisti, i grillini, forse prossimamente anche i seguaci dell'analfabeta di Montenero. Che Grillo sia un po' animale non c'è dubbio, ma, da comico un po' profeta nel deserto quale è,  usa i toni che sono esattamente gli stessi di altri comici  o supposti tali, da sempre asserviti volontariamente alla sinistra, sia che fosse quella del pensiero Unico, sia quella che scimmiotta il PD degli amerikani (come li chiamavano i compagni). I vari Benigni, Littizzetto, Rossi, Guzzanti, Fo, Luttazzi  et cetera sono sempre stati caustici (per non dire altro) con la differenza un po' imbarazzante di uno strabismo politicamente genuflesso alla palude sinistra, mentre, al contrario, Grillo se l'è sempre presa con tutti. Quindi, Grillo è fascista. Certo, gli atteggiamenti di alcuni suoi seguaci, tipo i venti anarchici notav che l'altro giorno a Torino hanno occupato un'azienda (pare) collegata ai lavori della Torino-Lione minacciando i 5 o 6 dipendenti, non depone molto a favore della democrazia, ma sono comunque pochi. Se si deve guardare le minoranze minorate, praticamente ce ne sono in ogni partito. Però questo ritorno al linguaggio da anni settanta è stupido oltre che epricoloso, primo perchè il fascismo è caduto nel '43 ed è scomparso nel '45, secondo perchè il fascismo non è una parola da usare per demonizzare un avversario politico, ma ha un significato ed una connotazione ben precisa.

Oltretutto, in questa guerra contro tutti il PD dimostra di non voler essere un partito di governo. Sarebbe opportuno invece, per il bene del Paese, che si lavorasse affinchè, dopo le elezioni, in caso di mancata vittoria di uno dei contendenti, i partiti maggiori come appunto il PD e il PdL, si preparassero all'eventualità di un governo di larghe intese, come peraltro era già stato richiesto nel 2006 da Berlusconi quando Prodi aveva vinto per una manciata di voti, ventimila o giù di lì. Il PD dovrebbe anche fare quello che chiede sempre agli altri, ovvero pulizia. Ci sono a sinistra personaggi imbarazzanti come Bassolino, Vendola o il tanto esaltato Chiamparino (che ha lasciato Torino con un buco enerme al collega Fassino) e tanti altri che sono semplicemente impresentabili, ma in realtà restano intoccabili. Così i "fascisti" sono sempre gli altri.

giovedì 26 luglio 2012

BidonWagen parte II

Non starò a elencare gli amici che hanno fritto il motore di una tanto decantata BidonWagen, dico solo che sono 4: una Golf e una Passat con turbo fuso a 20.000 Km. Una Lupo e una Ibiza (Seat è BidonWagen) col motore kaputt senza arrivare nemmeno ai 50.000 km.
Oggi Marchionne sull'Herald Tribune si lamentava della concorrenza sleale di VW sulle politiche dei prezzi superstracciati (infatti oggi se vuoi una BidonWagen te la tirano dietro subito, altro che le code di sei mesi di qualche anno fa). L'italiano medio, che è notoriamente un deficiente, ovviamente iniziava con la solita solfa "ah ma le Fiat sono peggio", "ah ma vuoi mettere le VW", "dovrebbe pagare più gli operai" e altre perle da bar sport così. Ora, a parte che gli operai Fiat hanno il lordo uguale a quello degli operai VW e quello che cambia purtroppo è il netto, la colpa al massimo è del solito stato italiano che ruba mezzo stipendio a questa gente. Poi ci sarebbe da eliminare chi ha deciso di non obbligare chi lavora in Fiat di comprare un'auto del gruppo, cosa che succede in tutto il resto del mondo tranne che da noi, perchè non è democratico.

Ma torniamo agli sconti esagerati. Come fanno? Semplice: VW si finanzia con le banche tedesche, al 2%, mentre, ad esempio, il gruppo PSA si finanzia all'11%, e fa comunque pagare la metà, il 6%, ma è sempre troppo rispetto a VW. Risultato, PSA sta chiudendo degli stabilimenti, come già ha fatto Fiat.
Così possiamo dire: è lo spread, bellezza. Qui l'articolo completo.

Intanto i sindacati (italiani e francesi), che sono diretti e abitati da emeriti imbecilli, fanno la guerra alle marche nazionali invece di boicottare ogni singolo prodotto tedesco, dallo yoghurt alle candele ai biscotti.

La gente comunque non ha più soldi e presto anche BidonWagen assaggerà la crisi, ma questa è un'ulteriore dimostrazione che i tedeschi più che male a questa Europa non fanno. In una situazione normale ci sarebbero già i bombardieri franco-italiani su Berlino, ma adesso siamo democratici, così guardiamo, ci lamentiamo, e non facciamo un'emerita mazza di niente.

sabato 21 luglio 2012

Italia +3% PIL solo uscendo dall'euro?

Sì, il PIL non è tutto e non può crescere sempre, però fare grandi cambiamenti a pancia vuota si sta rivelando piuttosto distruttivo. Uscire dall'euro o no? Le Figaro dice che all'Italia converrebbe, e non solo all'Italia. Prendendo con le pinze le idee yankee, che da anni cercano di affossare l'euro, Le Figaro riporta che Merryll Lynch, di Bank of America, calcola che l'uscita dall'euro converrebbe in primis all'Irlanda, con un secco +7% sul PIL. In seconda istanza all'Italia, che recupererebbe un 3% sul PIL, abbastanza per tappare parecchie falle.

Le conseguenze del crollo dell'euro per la Germania? Un tracollo del 7% sul PIL. E questo solo all'inizio. Dopo, chissà come farebbero gli italiani fan della tecnospazzatura germanica a comprare bidoni a 4 ruote tedeschi di segmento B o C che costerebbero come una villa la mare. Un bel po' di sano nazionalismo sull'acquisto di prodotti per noi e niente per loro. Niente che ci stupisca, per carità, avevamo già capito molte di queste cose da un pezzo, ma vedere che non siamo i soli a pensarlo dà una certa soddisfazione.

I più tassati del mondo

Di ritorno da una disavventura ospedaliera da cui me la sono cavata per un pelo, ecco che scopro l'uovo di colombo: siamo i più tassati al mondo. Adesso diranno che la colpa è tutta degli evasori fiscali, della corruzione, della malavita, et cetera. Ma la realtà è una sola: è colpa nostra, di tutti gli italiani. Questo perchè la notizia non è nuova, sono decenni che si sa che gravitiamo in testa alla classifica dei più vampirizzati e che prima o poi saremmo arrivati in cima, eppure non c'è stata mai nessuna manifestazione contro questa bestialità. Anzi, abbiamo da sempre mezzo Parlamento, la parte sinistra, ad essere notoriamente "felice" di ta(rta)ssare gli italiani (tanto le sue categorie ultraprotette sono al riparo) perchè "è giusto così". Vabbè, fin qui niente di nuovo, ognuno difende i suoi interessi, solo che, nel frattempo, la crisi, gli stipendi ridotti, la caduta della scala mobile, l'euro, e mille altre cose, hanno eroso i salari ad un livello mai raggiunto sul pianeta. Aggiungo la fuga delle imprese all'estero, piccole medie e grandi, hanno portato, in contemporanea, sempre meno soldi allo stato. Questo campione di matematica, Monti, reintroducendo ICI, alzando INPS e tasse in generale, bollette et cetera, è riuscito a fare il balzo finale in pochi mesi. Con ulteriori aumenti probabili di IVA sarà il collasso, indipendentemente dall'euro. Più alzi le tasse, più si deprimono i consumi, più la gente risparmia, meno lo stato incassa. Una disarmante semplicità resa verificabile da un vecchio gioco per pc di simulazione di gestione di una città, Simcity, dove, se alzavi le tasse, la gente se ne andava. Anche se ipoteticamente quel 16% di soldi evasi (destinato ad aumentare verticalmente con l'aumento delle tasse) finisse nelle casse dello stato, il risultato non cambierebbe perchè sarebbero soldi buttati.

La nave, dicono, si vede dal capitano, e se non sa condurla, finisce contro gli scogli e affonda. E noi affondiamo. Il famoso debito pubblico che doveva venire abbassato (ed è tutto da vedere che serva visto che la Spagna che sta affondando ha la metà del nostro) è tornato quello del governo Prodi nel '96, 120,1: nessuna novità, se non si taglia lo stato. Per carità, colpa della crisi iniziata dal 2009 in poi, però intanto lo stato non taglia granchè.

La prima cosa da fare sarebbe cancellare la parola concertazione, il male tra i mali, la psicosi tutta italiana di dover far andare d'accordo tutte le parti. Che poi non è vero, perchè non sono TUTTE le parti, ma solo quelle parti che sono PROTETTE da sindacati o confederazioni varie. Ad esempio nessuno m'ha mai chiamato per sentire il mio parere, nè me nè mio padre, nè le migliaia di piccole aziende che non sono legate nè ai sindacati, nè a Confindustria, nè a Confcommercio, nè ad altro. Quindi, decide il governo, e basta. Se poi sbaglia si vota qualcun altro.

Poi, tornando ai tagli: tutti lontani, duemilaqui duemilalà. Sempre proiettati su altri governi. Solita solfa. Questo governo ha riproposto tutti i temi del governo Berlusconi spostandoli nel tempo. Clap clap. E meno male che siamo in emergenza. I tagli comunque sono sempre orizzontali e mai oculati, così gli enti che non sprecano vengono puniti come quelli che sprecano. E dire che qui basterebbe guardare i numeri per fare un'azione accettabile.

Ultima considerazione: la protezione civile non esiste più. Quanto aveva funzionato in Abruzzo adesso non si è minimamente verificato in Emilia Romagna, la gente si può sentire abbandonata dopo qualche mese, ma non dopo qualche giorno. Gli amici periti che vanno in loco a verificare i danni hanno trovato una situazione dieci volte peggiore di allora. Classica soluzione italiota: se c'è un manager che lavora bene lo si deve sostituire con uno che, per non sbagliare, non fa nulla. In compenso Bertolaso era una mosca bianca, abbiamo papaveri d'alto livello che da sempre non fanno una fava. Il problema è che, anche se lavorassero 24 ore al giorno, sarebbero sempre una perdita. Un esempio per tutti: Antonio Mastrapasqua, Presidente dell'INPS guadagna 1.200.000 euro all'anno, grazie alla stratificazione dei suoi incarichi. Barak Obama guadagna 400.000 dollari. Manganelli, il capo della Polizia guadagna 620.000 euro. Hollande, che si è abbassato lo stipendio, guadagna 178.920 all'anno. La Merkel, che se lo è appena alzato (perchè è tanto buona e brava) intasca 324.000 euro, lo stesso stipendio da senatore a vita percepito da Monti, 325.000 euro, che però ha rinunciato a quello da premier (bontà sua, comunque ha una pensione miliardaria). Mala tempora currunt.

Queste cifre colpiscono certo, ma mi colpisce di più sapere che un cantoniere guadagni 1.200 euro e non esca mai a lavorare, o che un tecnico pubblico EP (elevata professionalità e mi fa ridere il solo scriverlo perchè ne ho conosciuti parecchi) guadagni 2.000 euro (un ricercatore universitario anziano guadagna più o meno lo stesso) per non fare assolutamente nulla. Perchè di questi ce ne sono a centinaia di migliaia, e sono loro il grosso del cancro, non i loro capi.

mercoledì 27 giugno 2012

La Germania dei trucchi.

I greci hanno truccato i conti. Noi, secondo i tedeschi pure, per colpa di Prodi e Kohl. Loro, invece? Anche. Tutto parte da questo articolo che ho trovato in web, poi ne sono comparsi altri, molti altri, fino ad arrivare al primo focolaio, su cui viene fatta luce piena sulla questione. Eccolo qui, scritto da Massimo Mucchetti sul Corriere della Sera. Ancora una volta, esistono due verità.


I conti degli altri
il Peccato Tedesco sul Debito
Angela Merkel paragona l' Italia alla Grecia. Per quanto si possa dir male del nostro governo, il cancelliere sbaglia. Roma non ha mai mentito sui suoi conti pubblici come ha fatto Atene. E poi la Germania dovrebbe comunque rispettare un partner commerciale dove esporta più che in Cina. E infine, quanto a debito pubblico, il governo di Berlino si avvale di antiche furbizie. Che, alla vigilia della sentenza della Corte costituzionale di Karlsruhe sui salvataggi già fatti e in vista della seduta del Bundestag di fine mese sul piano salva Stati, vale la pena di ricordare. Da 16 anni la Germania non include nel suo debito pubblico le passività del Kreditanstalt für Wiederaufbau, meglio noto come KfW, posseduto all' 80% dallo Stato e al 20% dai Länder, altri soggetti pubblici. Si tratta di 428 miliardi di euro interamente garantiti dalla Repubblica federale. La KfW fa mutui a enti locali e piccole e medie imprese. Detiene partecipazioni cruciali in colossi come Deutsche Post e Deutsche Telekom. È vigilata dai ministeri delle Finanze e dell' Industria, non dalla Bundesbank. Grazie al legame di ferro con lo Stato, la KfW conquista la medaglia d' oro nella classifica mondiale dell' affidabilità, stilata da Global Finance, e il massimo rating da parte di Moody' s, Standard & Poor' s e Fitch, lo stesso della Repubblica federale. Le sue obbligazioni sono dunque uguali ai bund. Ma a differenza dei bund, magicamente non entrano nel conto del debito pubblico. Se vi entrassero come la logica del Trattato di Maastricht vorrebbe, il debito pubblico tedesco salirebbe da 2.076 miliardi a 2.504 e la sua incidenza sul prodotto interno lordo 2011 balzerebbe dall' 80,7% al 97,4%. Ancora un piccolo passo, magari per salvare qualche banca tedesca ingolosita dai titoli di Stato mediterranei, e potremmo dire: benvenuta Germania tra noi del club degli over 100%! La magia, che nasconde il 17% del debito pubblico reale tedesco, si chiama Esa95. È il manuale contabile che esclude dal debito pubblico, a integrazione dei criteri di Maastricht, le società pubbliche che si finanziano con pubbliche garanzie ma che coprono il 50,1% dei propri costi con ricavi di mercato e non con versamenti pubblici, tasse e contributi. La serietà di un tale principio è paragonabile alla considerazione del rischio di controparte negli Ias-Ifrs, i principi contabili che hanno favorito il crac Lehman. Se per ipotesi KfW avesse problemi, chi pagherebbe? Lo Stato. E senza nemmeno l' ipocrisia degli Usa che qualificavano le loro Fanny Mae, Freddie Mac e Ginnie Mae come imprese sponsorizzate dal governo per far capire che, alla bisogna, il Tesoro avrebbe coperto, ma senza dirle statali per non sembrare statalisti. Ora l' Italia ha la Cassa depositi e prestiti, 70% Tesoro, 30% fondazioni bancarie, soggetti privati. La Cdp emette anno dopo anno obbligazioni che godono della garanzia statale e sono collocate dalle Poste sotto forma di buoni e di libretti. Mal contati sono 300 miliardi, due terzi reinvestiti in titoli di Stato e un terzo in mutui agli enti locali. La Cdp emette anche obbligazioni non garantite per una ventina di miliardi destinate alle iniziative per le imprese e detiene partecipazioni rilevanti. Ma il suo debito è per tutta la parte coperta da garanzia pubblica conteggiato nel debito pubblico. In un mondo serio delle due l' una: o la Germania ricalcola il suo debito come si deve perché l' Eurozona sotto attacco non accetta più furbizie da parte di nessuno, ancorché legalizzate a forza, oppure l' Italia deconsolida dal suo debito pubblico quei cento miliardi o giù di lì che la Cdp usa per gli enti locali, dato che questi la scelgono su un mercato bancario liberalizzato. Risulta che il ministro Giulio Tremonti abbia talvolta accennato al tema. Ma quando un governo vuole incidere, compie passi formali, il premier si mobilita, si muove anche il ministero degli Esteri. Si fa sentire sui giornali e in tv. E se i media non capiscono, insiste: nessuno negherà un' intervista a un ministro che voglia alzare la voce. Ma nell' Italia di oggi quest' ipotetica voce avrebbe un suono fesso. Nessuno, lontano da Roma, le presterebbe attenzione. Il punto è la credibilità. La Germania ne ha anche quando fa il gioco delle tre carte. All' Italia manca anche di fronte alla verità.

Mucchetti Massimo - (7 settembre 2011) - Corriere della Sera

lunedì 25 giugno 2012

I Paesi Bassi di Geert Wilders


Mentre in Italia nessun partito parlamentare osa criticare l'euro, a parte il Silvio nazionale che viene però prontamente ostracizzato sia dai suoi che dagli altri (interessante combinazione), in Olanda le cose vanno diversamente. Costretti a fare i conti con una pesante recessione nonostante la tripla A, nei Paesi Bassi c'è una novità. Il leader della destra nazionalista Geert Wilders (noto per l'impegno contro l'immigrazione selvaggia e l'islamizzazione del paese), capo del Partito per la Libertà, (terzo partito del Parlamento Olandese), gioca la sua carta. La proposta è un referendum nazionale di abolizione dell'euro. Non è solo nella sua battaglia, perchè anche in Francia, il partito di Marine Le Pen è fortemente antieuro, così come nel Regno Unito Nigel Farage e i suoi.

E l'Italia? L'Italia è paralizzata, con un Parlamento fortemente livellato su posizioni conservative che sta a guardare, o, al massimo, a tassare. Un paese fermo, dove cariche istituzionali si contrappongono e si controllano reciprocamente (presidente della repubblica e presidente del consiglio), dove una onnipotente magistratura con poteri e caratteristiche da Stasi (anche a livello ideologico), blocca ogni possibile cambiamento della Costituzione, e dove i rappresentanti dei sindacati e di Confindustria fanno a gara nella difesa dei privilegi. Il tutto per garantire che il sistema non cambi. A completamento del disegno, vediamo un futuro fosco, a giudicare almeno dalla scuola che l'egualitarismo strumentale e l'individualismo esaperato e patologico, entrambi di matrice sessantottina, peggiorano ogni anno, e da cui escono generazioni impreparate professionalmente e culturalmente, il cui unico scopo è quello di ingrossare le fila dei perniciosi passacarte della piovra burocratica.

Eurozona

Dicono che un'immagine valga più di cento parole... Opera di David Simonds.

martedì 19 giugno 2012

La Grecia resiste

Come contro i persiani nella storia e come contro i russi negli europei 2012 la Grecia non sembra voler mollare l'euro. E' logico, per carità, i greci non sono dei grandi esportatori, e l'inflazione derivata dal ritorno alla dracma probabilmente farebbe grossi danni. Ecco perchè ci vorrebbe un'uscita congiunta di Italia, Spagna, Portogallo ed eventualmente Irlanda. In tal modo l'euro schizzerebbe ai massimi e i tedeschi non potrebbero più esportare nemmeno uno stuzzicadenti, e la loro economia si ridimensionerebbe pesantemente, cessando una concorrenza favorita dalle grandi risorse del paese contro economie che tali risorse non hanno, come l'Italia. Questo riporterebbe semplicemente l'Europa ad una situazione più equilibrata, senza traumi esagerati. Alternativamente potrebbe essere la Germania stessa ad andarsene, rifiutando le regole del mutuo soccorso, rendendo l'euro una moneta meno matrigna e più elastica. Se il Piemonte o la Lombardia facessero come la Germania, l'Italia non esisterebbe da un pezzo. A Dio piacendo noi siamo parecchio diversi.

Insistendo sull'euro e senza permettere ai paesi membri di batterlo o senza che lo faccia la BCE, lo scenario è decisamente più oscuro. Le banche continueranno a taglieggiare i paesi in difficoltà e a drenare ricchezze, e ad un certo punto i consumi crolleranno oltre ogni immaginazione. E crollo dei consumi significa semplicemente crollo dell'occupazione e crollo dei servizi, cosa che è ben diversa da un abbassamento programmato e ad una ricalibrazione dell'economia fatta in progressione. Lo sappiamo che il PIl non può crescere sempre e ad ogni costo. Ma un conto è adattarsi alla nuova situazione in un decennio, un altro è farlo in sei mesi.

Sarebbe un remake di un film già visto, come la caduta del comunismo in Russia invece della trasformazione progressiva fatta in Cina. Tifare per la prima soluzione è semplicemente stupido, perchè sarebbe come segare l'albero su cui si è seduti. Nessuno, nemmeno lo statale più ipertutelato, sarà al riparo da una situazione del genere.

Pontificare coi piedi al caldo è sport molto popolare, e auspicare devastazioni fini a se stesse non è segno di intelligenza, ma di cupio dissolvi. Nel male del disinteresse di molti, però, c'è l'interesse di molti altri. Ci sono gruppi di famiglie che fanno la spesa (nei market a basso costo) a rotazione una settimana al mese, per aiutarne altre che non possono più permettersi nulla per via di affitti e bassi salari. Poi ci sono i gesti semplici, come mandare pochi soldi a chi è in difficoltà, anche col cellulare. E con tutti i loro difetti e scandali, anche le chiese aiutano, come ad esempio la Caritas. E se non basta, c'è anche la gente che prende e va ad aiutare chi ha bisogno, come i terremotati, fuori e dentro l'Italia. Questa è l'Italia.

C'è un'analogia tra il buonismo e il disinteresse che ha permesso di disperdere risorse per anni e la cupio dissolvi del sedicente profeta nel deserto, e cioè che sbagliano entrambi. Due errori non fanno una ragione. Ci vuole equilibrio, capire cosa fare e come farlo. Chiarire le responsabilità, personali e pubbliche. E soprattutto avere un piano concreto e attuabile che non sia nè demolire tutto (in stile sessantottino) nè lasciare tutto com'è (in stile politico opportunista). Non si può nemmeno tornare indietro, perchè non puoi togliere la libertà a chi l'ha provata. Occorrono regole ma non solo quelle che piacciono a noi, ma devono essere condivise. La nostra libertà inizia dove finisce quella altrui, e sapendo questo sappiamo che comunque ciascuno deve rinunciare a qualcosa per ottenere qualcosa.
Come raggiungere praticamente questa terza via è difficile dirlo, ma da qualche parte bisogna cominciare, e farlo con buonsenso mi sembra la cosa migliore.

mercoledì 13 giugno 2012

Ma lo spread non era colpa di Berlusconi?

Sette mesi. Napo orso capo, l'uomo che plaudiva ai carri armati russi che nel '59 schiacciavano sotto i cingoli la rivolta anticomunista ungherese, nomina senatore a vita un oscuro professore bocconiano legato a Goldman & Sachs. Il premier Berlusconi, le cui aziende in borsa vengono attaccate facendole crollare del 12%, si dimette. Avviso mafioso dei poteri forti? Coincidenza? Golpe bianco? C'è sempre di mezzo un conflitto di interessi: c'è a maggior ragione se Monti, pompiere-piromane, viene chiamato a spegnere l'incendio che ha contribuito a creare. Monti, quello che era nella commisione europea che nel 2001 fece entrare la Grecia nell'euro. Lo spread cala. Per un po'. I pasdaràn, quelli del ventennio berlusconiano (che non c'è mai stato visto che non ha governato nemmeno nove anni, ma sa tanto di fascista) esultano. Il preconcetto religioso che tutti i mali della malatissima repubblica italiana siano legati al loro peggior nemico diviene certezza concreta.

Poi, l'accelerazione, la presunta quadratura dei conti, tasse più alte, contributi più alti, la reintroduzione dell'iniqua tassa sulla casa comprata con soldi già tassati, imprese che chiudono a catena, nessun rilancio economico, nessuna mediazione. Nessun litigio quotidiano Berlusconi-Tremonti, no, perchè qui si è riunito tutto in uno, senza freni. Professori, slegati dalla realtà quotidiana, che svolgono un lavoro che potrebbe fare un qualunque ragioniere, solo che lo fanno nel peggiore dei modi. Povera Italia, se prima eravamo nella padella, adesso è brace pura. Si prevedono crolli nelle casse dello stato. Altro che finte battaglie sull'articolo 18.

Le aziende piccole e medie chiudono, le P.IVA vengono restituite. Chi può va in Romania, in Svizzera, in Austria, dove stati non canaglia chiedono un modesto contributo al lavoro, il 20%. La Fiat se ne va, un pezzo alla volta . Nell'Italia neoborbonica che mantiene un esercito di strutture parassitarie (anche a livello locale), le tasse, tra IRPEF, INPS et cetera, partono dal 45% (se si escludono i quattro gatti creati da Tremonti che pagano il 5% di IRPEF più l'INPS passata da 2.800€ a 3.200€ con Monti). Gli altri, quelli che non possono andarsene, ricorreranno al nero assoluto diventando evasori totali. Un capolavoro.

Ed eccoci allo spread, tornato ai valori di sette mesi fa. Il cerchio si chiude. Scrive su La Stampa Jena, vecchio comunista al di sopra di ogni sospetto: "Ma non avevamo detto che la speculazione attaccava l’Italia perché c’era Berlusconi?".

Intanto all'estero, in Grecia, studiano come bloccare i bancomat quando ci sarà l'uscita dall'euro. La Spagna, declassata di tre gradi in un colpo solo, si prepara all'ultima battaglia, facendosi taglieggiare dalle banche con un megaprestito. I franchi svizzeri vanno a mille, tanto che la Svizzera ha dovuto bloccare il tasso di cambio della sua moneta. Qualcuno inizia a parlare di nazionalizzazione delle banche anche in Italia.

lunedì 11 giugno 2012

Quando l'economia muore

Ecco cosa ci dice Unioncamere, su questo 2012. Niente che non si sappia già, per carità. Solo che quando il dato è nudo e crudo, lascia poco spazio alla filosofia.

"Roma, 18 aprile 2012 – Meno iscrizioni e più cessazioni: è così che, nel primo trimestre del 2012, si è allargata la forbice della vitalità delle imprese tra chi sceglie di entrare sul mercato creando una nuova attività (sono stati in 120.278 tra gennaio e marzo) e chi, al contrario, ne è uscito (in tutto, 146.368). In particolare, rispetto allo stesso periodo del 2011, le iscrizioni sono diminuite di 5mila unità mentre le cessazioni sono aumentate di ben 12mila unità, con il risultato di un saldo del periodo pari a -26.090 imprese. Praticamente il triplo rispetto ai primi tre mesi del 2011, quando erano mancate all’appello “solo” 9.638 imprese. In termini relativi, la riduzione dello stock delle imprese nel I trimestre è stata pari al -0,43%, contro il -0,16% del 2011."

La cosa che non dice, e che si può leggere qui, è che quasi la metà di queste imprese morte sono agricole, per la precisione 13.335 in meno. E qui, se la produzione scende, c'è poco da stare allegri.

In più, riporta La Stampa dell'11 giugno 2012, le P.IVA sono diminuite tra marzo e aprile, del 25,8%.
Credo che, di questo passo, i tagli agli stipendi degli impiegati pubblici siano sempre più vicini, perchè l'anno prossimo nelle casse dello stato ci sarà un buco mai visto prima. Se non c'è un rilancio dell'economia con un taglio brutale di tasse soprattutto ai privati, l'accelerazione della caduta sarà dirompente.


mercoledì 23 maggio 2012

Modern Money Theory

Essendo in tema di segnalazioni, vorrei soffermarmi su questa teoria economica, la MMT, che vede in Paolo Bernard, uno dei creatori di Report, nota trasmissione RAI, uno dei principali divulgatori in Italia.

La teoria, in breve, vede la perdita di sovranità monetaria di una nazione come una sostanziale perdita di libertà e un asservimento a potentati economici che in virtù delle loro risorse, ne diventano proprietari de facto. Il parallelismo con la situazione attuale dell'Europa dell'euro è evidente. I paesi europei, rinunciando a battere moneta, hanno rinunciato ad essere nazioni. Sono diventati delle imprese che devono necessariamente far tornare i conti: una situazione innaturale per un paese sovrano, che si consegna così alle banche globalizzate a cui deve chiedere prestiti a tassi non controllati, come un normale cittadino. Il debito pubblico è diventato una colpa assoluta, non una colpa relativa. In un paese sovrano, lo stato eroga servizi che non restituiscono guadagni, l'azienda no. D'altronde è anche vero che l'azienda paga le tasse, mentre lo stato le incassa, ma la MMT dice che le tasse non esistono per pagare la spesa pubblica, perchè non sarebbero mai in grado di coprirla. Per coprirla è necessario emettere buoni del tesoro e ricorrere al debito pubblico. Il debito pubblico del Giappone è oltre il 200% ma il paese, pur senza risorse, va a mille. L'Italia, con un debito pubblico della metà (sceso di venti punti dagli anni 80), il 112%, inizia a crollare. La Spagna, con un debito pubblico del 66%, precipita. In piena crisi internazionale, far tornare i conti è impossibile, così laddove si impongono politiche di supercontrollo, si accelera la caduta.
Le tasse, ci dice la MMT,  servono solo a far circolare la moneta nazionale, a sanzionare fenomeni come tabagismo o alcoolismo, a drenare risorse via dai potentati economici per tenerli sotto controllo, e a controllare l'inflazione, ma non possono coprire il debito pubblico.

A monte dell'euro esiste un piano dei rentiers, ovvero dei grossi investitori che vivono di rendita. Dal 1943, essi teorizzano di sottrarre ogni residua forma di democrazia a una società che vede nel consumo l'unica democrazia, togliendo ogni risorsa possibile ai cittadini, facendoli vivere con pochissime risorse e trasformandoli così in disperati disposti ad accettare tutto, anche di lavorare in condizione di semischiavitù.


Un copione di serie B da anni '50, avremmo potuto dire  trent'anni fa. Oggi l'impressione è un po' diversa. Vedendo italiani che vanno cercare lavoro in sudamerica, portoghesi e greci che vanno a lavorare nella Germania che germanizza l'Europa, come dice Nigel Farage, sembra che le cose siano terribilmente compatibili con la realtà.


Il libro di Barnard non è destinato ad arricchirlo come un Travaglio qualsiasi, ma è liberamente scaricabile dal suo sito. Il titolo è: Il più grande crimine.
Ho dato un'occhiata anche a due interessanti suoi scritti che fanno riferimento al libro: "Lettera ad un imprenditore" e "Lettera a Berlusconi". Inutile dire che le sue idee gli sono costate da anni l'ostracismo da parte della parte politica che controlla da quarant'anni gran parte dell'informazione punbblica.

Le dieci regole del controllo sociale

Un amico mi ha segnalato queste "regole per il controllo sociale", che volentieri riporto qui. Ognuno ne tragga le riflessioni che vuole, nel bene e nel male.

Le 10 regole per il controllo sociale (Noam Chomsky)

L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche.

1 – La strategia della distrazione. L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l’interesse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. “Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).

2 – Creare il problema e poi offrire la soluzione. Questo metodo è anche chiamato “problema – reazione – soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3 – La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi. Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ‘80 e ‘90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.

4 – La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.

5 – Rivolgersi alla gente come a dei bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, tanto più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se questa avesse 12 anni o meno, allora, a causa della suggestionabilità, questa probabilmente tenderà ad una risposta o ad una reazione priva di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

6 – Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione. Sfruttare l’emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell’analisi razionale e, infine, del senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti…

7 – Mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità. Far si che la gente sia incapace di comprendere le tecniche ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori” (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

8 – Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti…

9 – Rafforzare il senso di colpa. Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e si sente in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di repressione di cui uno degli effetti è l’inibizione ad agire. E senza azione non c’è rivoluzione!

10 – Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il “sistema” ha potuto fruire di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia fisicamente che psichicamente. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.

lunedì 21 maggio 2012

Equitalia, ovvero la longa manus delle banche... nazionalizzata.

 Equitalia reca in sè parecchie contraddizioni. Tanto per cominciare il nome, visto che da sempre, le tasse sono una cosa tutt'altro che equa, soprattutto in Italia, e non per colpa dell'evasione fiscale, ma per colpa di uno stato che, da sempre, tassa troppo, spende troppo e soprattutto male.

La contraddizione maggiore però è nella sostanza, non nella forma. Non perchè massacrino gente che nella maggior parte dei casi non può pagare perchè è fallita o senza soldi, ma perchè, i dipendenti di Equitalia non sono i soliti passacarte statali, ma sono dei... BANCARI.

Sì, perchè, come ci dice il professor Ugo Arrigo, docente di Finanza pubblica all’Università Bicocca di Milano, Equitalia nasce come una fusione di vari uffici di riscossione controllati dalle banche, da cui proviene tutto il suo personale, che non ha, aggiungo io, superato nessun concorso pubblico. Non solo, ma dopo la nazionalizzazione di Equitalia fatta da Tremonti, gli stipendi del personale ex-bancario di Equitalia sono rimasti in linea con quelli dei colleghi che lavorano in banca e non con quelli dei dipendenti dell'Agenzia delle Entrate (che possiede il 51% di Equitalia tra l'altro mentre il restante 49% è dell'INPS).

Ad una truffa si aggiunge un furto. E questi sono quelli che pretendono di essere i "giusti"? Beh figurarsi gli altri, allora. Qui l'articolo.

Vorrei solo far notare che il professore ci dice che la gente si è stufata di farsi perseguitare dallo stato ladro, almeno in Grecia: hanno tentato di inserire l'IMU ai greci nella bolletta dell'energia elettrica. Risultato: non pagano più nemmeno quella. Infine, ci dà tempo due anni prima di cadere come la Grecia (ottimista? Io pensavo entro un anno scarso). Una ragione in più per uscire dall'euro prima.

Fase due: dopo la spremitura, la colpevolizzazione.

Prima ci hanno spremuti come limoni. Gli italiani hanno comprato auto tedesche fino ad arrivare a quasi un milione l'anno e hanno abbandonato le proprie. Si sono indebitati, hanno pagato l'unificazione ai cari tedeschi. Si sono fatti drenare via in pochi anni quasi cinquecento miliardi di euro nelle banche private che hanno in mano l'Europa. Si sono fatti rubare Lamborghini, Ducati, Giugiaro et cetera perchè l'Italia non ha imparato la lezione Seat, creata dagli italiani per gli spagnoli, rubata dai tedeschi. E adesso vengono giustamente ripagati per tale stupidità. Ben ci sta.

Recita l'ottimo Spiegel: "L'Italia truccò i conti per entrare nell'euro ma Kohl ignorò gli avvertimenti".
L'articolo è citato dal Sole 24 Ore qui.
 
Capito? Loro hanno fatto di tutto perchè non restassimo fuori (diversamente non avrebbero fatto i comodo loro con le esportazioni) e ora che abbiamo finito i soldi e che stiamo smettendo di comprare le loro fantastiche auto (Primo Quadrimestre 2012 : VW -15,3%, Opel -31,0%, Audi -21,0%, BMW - 17,1%, Mercedes - 14,5% Fonti: Carsitaly - UNRAE) ce ne addossano pure la colpa. Anzi, la scaricano sul vecchio Kohl. Perchè oggi non conta più e perchè ha già puntato il dito più volte sulle oscene politiche della Merkel.


I soliti capri espiatori degli errori altrui. Poco male, dall'euro si era già capito che dovevamo uscire, questa è solo una motivazione in più per farlo prima possibile.

sabato 19 maggio 2012

Il tradimento tedesco

"La Germania ha gestito la globalizzazione in modo consapevole, avere paesi come l’Italia dentro la moneta unica ha reso l’euro una moneta più debole di quanto sarebbe stata altrimenti e ha permesso a Berlino di esportare".

"Un’Italia fuori dall’euro, visto il nostro apparato industriale, poteva fare paura a molti, incluse Francia e Germania che temevano le nostre esportazioni prezzate in lire. Ma Berlino ha consapevolmente gestito la globalizzazione: le serviva un euro deprezzato, così oggi è in surplus nei confronti di tutti i paesi, tranne la Russia da cui compra l’energia. Era un disegno razionale, serviva l’Italia dentro la moneta unica proprio perché era debole. In cambio di questo vantaggio sull’export la Germania avrebbe dovuto pensare al bene della zona euro nel suo complesso."

Vincenzo Visco - 13 maggio 2012

domenica 6 maggio 2012

Bye bye Sarkò.

Mai nella mia vita avevo parteggiato per un socialista, e devo dire che, in effetti, è stata una scelta puramente strumentale, in linea con la migliore (e unica) destra francese, il FN. Sarkozy doveva cadere, punto e basta. Ed è caduto. Hollande non dà grandi speranze, perchè rappresenta la solita sinistra che ha contribuito, soprattutto in Italia, a distruggere il sistema paese con i suoi sindacati, il suo protezionismo politico, il cieco fanatismo pro-immigrazione et cetera, però, almeno, Hollande alcuni di questi errori li ha riconosciuti, al contrario dei comunistoidi italiani. Quindi ben venga chi comincia dicendo di aver sbagliato. Poi si vedrà.

Sarkozy non ne ha azzeccata una: ha deluso la destra su tutto: scarso contrasto all'immigrazione, totale appiattimento sulle posizioni economiche perniciose della Germania, ha attaccato e distrutto la Libia facendo spendere a Francia ed Europa maree di soldi nel momento peggiore e ha ucciso quello che anche per la Francia era un amico, senza battere ciglio. E' stato il FN a sconfiggerlo, non certo il PS. Il 18 per cento della le Pen è lì a dimostrare che la società cosiddetta multietnica non può essere imposta, perchè la risposta sarà sempre più negativa.

Poi vengono gli altri dati: in Grecia affondano i partiti pro-euro ed entra in Parlamento la Χρυσή Αυγή, (Krusè Aughè) Alba Dorata, partito nazionalsocialista. Niente di più normale, è la prevedibile risposta a chi pretende di obbligare la gente a fare cose contrarie alla sua etica. Ho sempre pensato che il miglior modo per far risorgere partiti di tipo nazionalsocialista (non fascista, attenzione perchè non è la stessa cosa)  fosse proprio quello di insistere sulla permissività dell'immigrazione extracomunitaria e invece di proteggere fortemente la cultura e l'identità nazionali, piegarsi a quelle altrui. Altri danni da aggiungere alla permissività marxistoide (che ormai va di pari passo con quella cosiddetta "democratica"). E in più sempre in Grecia, ricompaiono i comunisti, o forse dovremmo dire stalinisti. Il messaggio è piuttosto chiaro, direi. Si può sintetizzare in: è tutto da rifare, rifatelo prima che ci pensiamo noi con mezzi diversi.

E in Italia? Molto semplice, deve perdere il PdL perchè gli sia ben chiaro che deve togliere l'appoggio a Monti che sta distruggendo l'Italia. Il PD? Insignificante. Quando Bersani dice che non vuole vincere sulle macerie del paese è chiaro che non ha ricette di nessun tipo se non criticare il lavoro altrui. Che vinca o meno il PD resta un partito da opposizione.

Per risolvere il problema euro c'è un solo modo: constatato che i tedeschi sono ritardati mentalmente e non capiscono che l'inflazione non è un pericolo ma sarebbe la salvezza, abbiamo due scelte: o buttiamo fuori loro o ce ne andiamo noi, con gli altri Pigs, e magari anche la Francia che ormai è stata risucchiata dal vortice. Ma dobbiamo farlo entro un anno.

Per i problemi di casa c'è poco da fare: abolire ogni aiuto alle cooperative, chiudere le fondazioni, tagliare gli stipendi di tutti gli impiegati pubblici tra il 10% e il 15%. Mantenere blocchi dei turnover.  Continuare a bloccare gli scatti nel settore pubblico. Sappiamo che è impossibile licenziare gli incapaci, quindi non facciamo discorsi utopici tipo meritocrazia et cetera. L'unica salvezza è il taglio orizzontale. Poi si devono tagliare i servizi non essenziali e continuare con la chiusura di enti inutili. Abolire i finanziamenti ai giornali e ai partiti (in questo il Pdl è stato l'unico partito a capirla) Mettere uno sbarramento del 10%. Basta coi partitucoli. Infine dimezzare i parlamentari e magari in seguito sostituire la camera dei deputati con una camera di membri dell'artigianato, dell'imprenditoria e dei sindacati che rappresentino il vero mondo del lavoro. Coi soldi recuperati dare un taglio netto alle tasse delle aziende private medio-piccole e dei loro dipendenti, oltre a quelle dei piccoli artigiani e imprenditori. E le grandi protette da Confindustria invece possono andare a farsi benedire visto che delocalizzano all'estero. Le tasse per i redditi lordi sotto i 20.000 euro vanno dimezzate: massimo 20% compresi i versamenti INPS. Adesso siamo oltre il 45%. In Romania sono al 20% e vivono lo stesso, con meno statali. Istituzione del salario minimo full time e part-time.
 Pour parler, in Italia ad una P.IVA con 15.000 euro lordi di reddito, tolto il 23% di Irpef, (ovvero 3.450 euro), 3.200 euro di INPS (aumentata grazie a Monti di 400 euro l'anno) rimangono 8.350 euro in tasca. Il commercialista meno di 700 euro non costa. Siamo a quota 7.650. Così vive con 637 euro al mese. Non ha ferie, non ha malattia, non ha nulla. E poi c'è chi ha il coraggio di colpevolizzarlo se evade? Cosa fa? Raddoppia i prezzi? Come no. Parliamo anche degli impiegati pubblici che deve mantenere?  O del fatto che i soldi dell'INPS versati non gli torneranno mai?

L'alternativa alle misure scritte sopra? Eccola: tagli ancora più pesanti degli stipendi pubblici, fino al 30-40% (Grecia e Portogallo) fatti troppo tardi e resi ininfluenti dall'accelerazione del crollo sistemico. Stagnazione, stagflazione, fallimenti a catena. Emigrazione massiva di risorse umane all'estero, soprattutto sudamerica. Crollo del sistema sanitario, previdenziale e scolastico per mancanza di fondi. Mobilitazione delle Forze Armate. Massicce manifestazioni prima e inizio di guerriglia urbana poi. Fuga nelle campagne di consistenti numeri di nuclei famigliari. Formazione di gruppi armati di cittadini. Scontri armati tra cittadini di fazioni opposte e con le forze dell'ordine. Mancato accredito degli stipendi al personale pubblico dovuto al caos fiscale. Diserzioni tra militari e poliziotti: perdita di controllo dello stato sul paese. Crollo del sistema.

sabato 7 aprile 2012

Ben svegliati Apple Users.

La balla circola da parecchio: i Mac non hanno virus, non possono averne, i Mac qui, i Mac là. Tutte balle. Il Mac non è altro che un pc (stessi processori, stessi hardware) con un sistema operativo più lento, più incompatibile all'indietro e soprattutto molto meno diffuso, 9% contro 90%. Però è più caro. Perchè? Un mistero.

Adesso la notizia: Virus Apple, 600mila Mac infettati.

Complotto? Tragedia? Macchè, normalità. Più iPad in circolazione aggiunti ai computer significa più diffusione quindi maggiori possibilità di trovare "roba" Apple in rete e quindi maggiore disponibilità di piattaforme su cui (e per cui) scrivere virus. In più non è difficile immaginare che si possa scrivere uno spyware che riconosca solo i sistemi OS X in rete e infetti il mondo Apple. Per ora non era successo, adesso è successo.

Ben svegliati, Apple users. Forse una lezione ad un certo tipo di atteggiamento radical-chic (un po' ignorante) può essere salutare per ricordare che nell'informatica la sicurezza assoluta non esiste.

sabato 31 marzo 2012

L'accelerazione, il baratro e il pallido esecutore.

Mentre il governo dei professori e dei banchieri perde tempo sull'articolo 18 con le cosiddette parti sociali, che, come questo governo, non rappresentano più nessuno, la caduta del sistema Italia ha innestato la quarta. Mentre sarebbe da rifare tutta la Costituzione e mandare questo governo non votato da nessuno a casa, Marchionne (che sicuramente non è un santo, ma rappresenta quei privati che non si riconosco più nemmeno in quel cadavere che si chiama Confindustria) ci dice che solo a marzo il mercato dell'auto ha perso il 40%. Nei due mesi precedenti era circa del 20% al mese.

Oggi su La Stampa si legge che le imprese private (dati 2011) falliscono al ritmo di 32 al giorno. Piccoli imprenditori oberati dai debiti si danno fuoco come dei bonzi davanti agli uffici di Equitalia e dell'Agenzia delle Entrate. Sono questi il nido di migliaia di passacarte e burocrati che passano la giornata a strangolare le piccole aziende in nome della nuova crociata contro l'evasione fiscale, ormai diventata ufficialmente l'unica ragione della crisi per lo stato più ladro e più patrigno del mondo coi suoi cittadini.

Non contento, dopo aver aumentato in un anno del 20 percento i carburanti, lo stato si appresta a fare altrettanto con l'energia elettrica, risultato questo di anni e anni di sciagurate politiche passate ad inseguire sogni di mulini a vento (è il caso di dirlo) e di fantastiche centrali solari che hanno finito per ricoprire centinaia di migliaia di ettari di terreno fertile, tutto questo perchè il nucleare faceva paura a qualcuno ed era politicamente scorretto. Questo, mentre i paesi "nuclearizzati" che venivano strombazzati dai verdi come esempio della futura rinuncia (mai avvenuta) al nucleare, hanno appena dichiarato di aver cambiato idea perchè "i combustibili fossili hanno costi troppo elevati". Noi questa scelta, grazie alla fierezza della paura, non ce l'abbiamo più. Non abbiamo neanche abbastanza rigassificatori. Parallelamente, molte centrali idroelettriche, che richiedono manutenzioni eccezionali, producono sempre meno, alcune sono state chiuse dall'Enel perchè troppo costose.

Quando si rinuncia per un qualunque motivo ad una sola fonte di energia, qualunque essa sia, semplicemente, si commette un atto di mera stupidità. Tutto serve. Il pregiudizio è il padre di tutti gli errori. Il pregiudizio ideologico è il peggiore di tutti i pregiudizi. Comunque, ormai è troppo tardi per porre rimedio.

Ma non è finita, gli italiani stanno scappando all'estero, come nel secolo scorso. I piccoli imprenditori aprono aziende in Romania per motivi fiscali come già avevo detto tempo fa,  e il motivo per cui è pieno di camion slovacchi è che gli autisti di questi Tir possono guidare più ore, al contrario di quelli italiani che sono, tanto per cambiare, i più tartassati d'Europa.

E poi, la chicca, la nuova ICI, la punizione dello stato demo-comunista verso il più sacro dei diritti: la proprietà privata.

Gli italiani che resistono agli attacchi dello stato-vampiro rispondono nell'unico modo che conoscono, contraendo i consumi al massimo. E le aziende private di conseguenza, chiudono. Oppure navigano a vista perchè non vengono pagate, sia dagli uffici pubblici che, salvo qualche eccezione, sono da sempre i peggiori pagatori, oppure da altri privati.

All'estero Monti, il maggiordomo della Merkel e delle banche ebraiche è stato definito la nuova Thatcher. Per carità, gran donna, ma erano altri tempi. Tentare (e sottolineo tentare) di risanare a suon di tasse in un periodo di piena crisi per riparare i danni fatti in settant'anni di repubblica fallimentare equivale a correre ai duecentottanta all'ora su una moto senza freni. E alla fine della corsa c'è un muro di cemento armato.

Nessun taglio secco della spesa pubblica, nessun massivo licenziamento di impiegati pubblici, nessun blocco di finanziamenti a cooperative, giornali, fondazioni e letame parassita vario. Nessuna riduzione dei servizi, nessun federalismo fiscale, nessuna riforma della giustizia civile e penale che blocca tutto e tutti a causa della casta peggiore di tutti, i giudici. Niente di niente. Solo tasse, tasse, tasse tasse e tasse per i privati, titolari e dipendenti. La misura è colma. Non è morale dare ogni anno sei mesi della propria vita per uno stato che ti ruba i soldi per mantenersi e che in cambio ti dà solo nuove tasse.

Ci vuole uno sciopero fiscale massivo. Bisogna uccidere lo stato con lo stesso metodo con cui lui uccide il privato: strangolandolo. Costringerlo ad una dieta, non permettere a lui di mettere noi a dieta. Diversamente il sistema collasserà perchè non si potrà più lavorare in questo paese.

O si fa così o l'alternativa sarà solo quella di menare le mani. E menare sul serio, roba che al confronto la rivoluzione francese era un esercizio per educande.

lunedì 19 marzo 2012

E la Libia?

L'hanno (abbiamo) bombardata, piegata alla vigliaccheria delle potenze occidentali, notoriamente pecore coi leoni e leoni con le pecore ed ora, mi chiedo, dov'è questo vento rivoluzionario "democratico"? Perchè non ci fanno vedere i risultati? Dov'è questo vantaggio derivante dall'abbattimento del "crudele" dittatore Gheddafi e della sua "corrotta e decadente" famiglia?

Risposta: non c'è nessuna buona notizia.

Le milizie fantoccio armate dagli anglo-francesi girano per le strade e fanno il bello e il cattivo tempo. Sono diventate tanti piccoli eserciti mafiosi legati a questa o quella tribù. La ricetta cirenaica della dissoluzione, favorita dall'ingordigia francese e dal servilismo inglese sta dando i risultati ampiamente previsti. La "libertà" è diventata semplicemente anarchia qua e là controllata da milizie. Attenzione, non esercito, come in Egitto, ma milizie, nessun controllo globale, solo gang in mimetica o poco più, con l'ombra dei fratelli musulmani che, grazie al vuoto di potere, si stanno impadronendo della regione. E la Cirenaica vuole l'autonomia, o meglio l'indipendenza. Un disastro.

Alcuni dati: in Libia ci sono 70 milizie, di queste le più consistenti sono 4, tutte di ispirazione islamista. Sul confine con l'Egitto c'è una di queste milizie che risponde direttamente ad Ayman al-Ẓawàhiri (il successore di Bin Laden alla testa di Al Quaeda) e che ha la consistenza stimata dai servizi d'informazione in 200 uomini. Come se ciò non bastasse, è rinato il "Lybian Islamic Fighting Group" (LIFG, in passato sgominato da Gheddafi che comunque ne aveva poi liberato 90 membri che aveva imprigionato), oggi rinominato in  "Lybian Islamic Movement", legato ad Al Quaeda. Tale movimento sta premendo oggi per creare un gemello in Tunisia e formare là un emirato che imponga la Sharia. Il cancro dilaga.

Marine Le Pen, leader del FN, unica ad aver compreso la situazione, riassume perfettamente quello che è anche il pensiero del sottoscritto e di chi, fin dall'inizio, aveva gli strumenti per capire che cosa sarebbe successo in Libia: "Sulla Libia avevo ragione. Avevo detto che la Libia si sarebbe trasformata in una dittatura islamica. Si tratta di un fallimento da parte del governo di Nicolas Sarkozy. Non solo ci è costato qualche centinaia di milioni, ma ha anche portato ad un Consiglio nazionale di transizione che, ben lontano da ogni processo democratico, decreta che la Sharia sarà alla base del funzionamento della Libia."

In più, sappiamo bene cosa comporta quando in un paese diviso (il 60% e più della Libia era con Gheddafi) dalla guerra civile, un leader viene ammazzato brutalmente da una parte del paese che poi viene messa al potere da potenze straniere. Significa che ci saranno divisioni per sempre. Ammazzare Gheddafi è stato il sigillo per una divisione permanente del paese.

giovedì 15 marzo 2012

Quando lo stato uccide il privato

Ci sono due notizie che tutti avranno notato. La prima, è che la benzina con i suoi continui aumenti ha determinato una modifica nei comportamenti degli italiani, e a febbraio, pur anche per causa delle nevicate, il consumo di benzina è crollato del 20%. La seconda  che la Corte dei conti si è accorta che il fisco italiano pesa per il 45% sui conti degli italiani. In realtà la situazione è ben peggiore, perchè contando INPS, IRPEF e IVA noi paghiamo ben di più, e il tutto a fronte di uno stato che nella stragrande maggioranza dei casi non sa spendere bene i soldi, o li spende solo in stipendi, modalità ammortizzatore sociale: vedi regioni a statuto speciale e vedi sud del paese in cui ci sono eserciti di impiegati pubblici. In questa situazione ci sono poche previsioni da fare, e quasi tutte negative: o la gente tra un po' scende per strada (e non sto parlando dei soliti contestatori professionisti) modello Grecia e marcia su Roma, oppure lo stato inizia a fare selezione del personale e ad eliminare gli improduttivi e abbassa gli stipendi agli altri portandoli in linea col privato (ovvero sotto) come era una volta. Tertium datur non est.

Sono anni che discuto con gente impiegata nel pubblico di questo fatto, ma sembrano non capire. In Italia oltre ai falsi invalidi, ai pensionati baby, agli impiegati pubblici non controllati che non lavorano, ci sono altre realtà mimetizzate: le coop, che pagano un quarto delle tasse in meno, le fondazioni, le società parastatali, un immenso apparato IMPRODUTTIVO che pretende di vivere sulle spalle di poche decine di migliaia di P.IVA e dei loro disgraziati dipendenti.

Trent'anni fa se lavoravi nel pubblico guadagnavi 2, se lavoravi nel privato guadagnavi 4. Poi, dopo la rimozione di gabbie salariali e il blocco della scala mobile, gli stipendi (privati) si sono bloccati, mentre le tasse sono via via aumentate. Nel frattempo la situazione del pubblico era immutata, e gli stipendi continuavano a crescere, come un cancro. In più le promozioni dell'ultimo minuto o i "regali" di cinque/dieci anni di lavoro in vista della pensione (questo avveniva per i parastatali di solito), e quindi gli enormi danni delle pensioni retributive (pubbliche e private, of course), dove si prendevano pensioni d'oro senza mai aver versato i giusti contributi. Risultato, nel pubblico, dove non rischi il posto di lavoro (per ora), oggi guadagni mediamente il doppio che nel privato corrispondente. Disgustoso.

Mi viene in mente la figura del ricercatore universitario che va sul tetto perchè guadagna "solo" milleseicento euro. Solo? Beh ci sono stuoli di professionisti laureati e diplomati che ne guadagnano meno di mille. Anzi, lavorano e non vengono pagati. Dai clienti che non ce la fanno e dallo stato che, soprattutto al sud, paga a 360 gg. Poi ci sono i poliziotti che scioperano perchè gli stipendi sono bassi: già dire "c'è un poliziotto che sciopera" è un abominio. Pensa se noi popolo delle P.IVA (come ci chiamano, manco fossimo di un altro pianeta) iniziassimo a decidere di scioperare e di smettere di pagare le tasse. Tutte le tasse. Vorrei proprio vedere.

Le banche poi, ci mettono del loro: oltre a praticare tassi da usura, non aiutano le aziende, ma coprono solo i loro buchi senza lanciare, ad esempio, le start-up. La politica del "riempiamo di filiali bancarie anche paesi da 300 abitanti così gli stranieri non entrano", ha determinato che oggi le banche non riescono più a pagare i dipendenti disseminati negli innumerevoli uffici sul territorio italiano. E cominciano a licenziare. Non che sia male, perchè questa delle banche è una forma di parassitismo privato che infetta il territorio e le tasche della gente. A cui si possono aggiungere gli stuoli di manager e dirigenti privati e pubblici con compensi milionari mai basati sulla produttività decennale ma solo annuale. Il che significa politiche cieche a breve termine e nessun progetto di ampio respiro.

Quindi, visto che non possiamo contare sull'inutile Merkel che si rifiuta di far stampare moneta alla BCE (rilanciando l'economia con l'inflazione), l'unica via d'uscita è quella di tagliare ORA personale e stipendi pubblici e parastatali e diminuire i servizi non essenziali. Più si aspetta, peggio è. I privati iniziano ad aprire aziende in Romania (20% di tasse, non 45%) o se ne vanno dall'Italia, oppure falliscono. E' una corsa contro il tempo. Rinunciare al tenore di vita che non ci si poteva permettere e di cui molti hanno fruito e ricominciare. Rilanciare i consumi abbassando in modo secco tasse e IVA ai privati e semplificare invece di aggiungere cavilli a cavilli. Più cavilli, più imbrogli.

Anni fa c'era un gioco, si chiamava Simcity. Ricordo che le città create si sviluppavano bene tenendo basse le tasse (che strano eh?). Fecero giocare a questo gioco alcuni politici di allora: nessuno riuscì a far sviluppare la città. Non è cambiato niente, solo che ora non possiamo più riderci sopra, si deve agire.