giovedì 15 marzo 2012

Quando lo stato uccide il privato

Ci sono due notizie che tutti avranno notato. La prima, è che la benzina con i suoi continui aumenti ha determinato una modifica nei comportamenti degli italiani, e a febbraio, pur anche per causa delle nevicate, il consumo di benzina è crollato del 20%. La seconda  che la Corte dei conti si è accorta che il fisco italiano pesa per il 45% sui conti degli italiani. In realtà la situazione è ben peggiore, perchè contando INPS, IRPEF e IVA noi paghiamo ben di più, e il tutto a fronte di uno stato che nella stragrande maggioranza dei casi non sa spendere bene i soldi, o li spende solo in stipendi, modalità ammortizzatore sociale: vedi regioni a statuto speciale e vedi sud del paese in cui ci sono eserciti di impiegati pubblici. In questa situazione ci sono poche previsioni da fare, e quasi tutte negative: o la gente tra un po' scende per strada (e non sto parlando dei soliti contestatori professionisti) modello Grecia e marcia su Roma, oppure lo stato inizia a fare selezione del personale e ad eliminare gli improduttivi e abbassa gli stipendi agli altri portandoli in linea col privato (ovvero sotto) come era una volta. Tertium datur non est.

Sono anni che discuto con gente impiegata nel pubblico di questo fatto, ma sembrano non capire. In Italia oltre ai falsi invalidi, ai pensionati baby, agli impiegati pubblici non controllati che non lavorano, ci sono altre realtà mimetizzate: le coop, che pagano un quarto delle tasse in meno, le fondazioni, le società parastatali, un immenso apparato IMPRODUTTIVO che pretende di vivere sulle spalle di poche decine di migliaia di P.IVA e dei loro disgraziati dipendenti.

Trent'anni fa se lavoravi nel pubblico guadagnavi 2, se lavoravi nel privato guadagnavi 4. Poi, dopo la rimozione di gabbie salariali e il blocco della scala mobile, gli stipendi (privati) si sono bloccati, mentre le tasse sono via via aumentate. Nel frattempo la situazione del pubblico era immutata, e gli stipendi continuavano a crescere, come un cancro. In più le promozioni dell'ultimo minuto o i "regali" di cinque/dieci anni di lavoro in vista della pensione (questo avveniva per i parastatali di solito), e quindi gli enormi danni delle pensioni retributive (pubbliche e private, of course), dove si prendevano pensioni d'oro senza mai aver versato i giusti contributi. Risultato, nel pubblico, dove non rischi il posto di lavoro (per ora), oggi guadagni mediamente il doppio che nel privato corrispondente. Disgustoso.

Mi viene in mente la figura del ricercatore universitario che va sul tetto perchè guadagna "solo" milleseicento euro. Solo? Beh ci sono stuoli di professionisti laureati e diplomati che ne guadagnano meno di mille. Anzi, lavorano e non vengono pagati. Dai clienti che non ce la fanno e dallo stato che, soprattutto al sud, paga a 360 gg. Poi ci sono i poliziotti che scioperano perchè gli stipendi sono bassi: già dire "c'è un poliziotto che sciopera" è un abominio. Pensa se noi popolo delle P.IVA (come ci chiamano, manco fossimo di un altro pianeta) iniziassimo a decidere di scioperare e di smettere di pagare le tasse. Tutte le tasse. Vorrei proprio vedere.

Le banche poi, ci mettono del loro: oltre a praticare tassi da usura, non aiutano le aziende, ma coprono solo i loro buchi senza lanciare, ad esempio, le start-up. La politica del "riempiamo di filiali bancarie anche paesi da 300 abitanti così gli stranieri non entrano", ha determinato che oggi le banche non riescono più a pagare i dipendenti disseminati negli innumerevoli uffici sul territorio italiano. E cominciano a licenziare. Non che sia male, perchè questa delle banche è una forma di parassitismo privato che infetta il territorio e le tasche della gente. A cui si possono aggiungere gli stuoli di manager e dirigenti privati e pubblici con compensi milionari mai basati sulla produttività decennale ma solo annuale. Il che significa politiche cieche a breve termine e nessun progetto di ampio respiro.

Quindi, visto che non possiamo contare sull'inutile Merkel che si rifiuta di far stampare moneta alla BCE (rilanciando l'economia con l'inflazione), l'unica via d'uscita è quella di tagliare ORA personale e stipendi pubblici e parastatali e diminuire i servizi non essenziali. Più si aspetta, peggio è. I privati iniziano ad aprire aziende in Romania (20% di tasse, non 45%) o se ne vanno dall'Italia, oppure falliscono. E' una corsa contro il tempo. Rinunciare al tenore di vita che non ci si poteva permettere e di cui molti hanno fruito e ricominciare. Rilanciare i consumi abbassando in modo secco tasse e IVA ai privati e semplificare invece di aggiungere cavilli a cavilli. Più cavilli, più imbrogli.

Anni fa c'era un gioco, si chiamava Simcity. Ricordo che le città create si sviluppavano bene tenendo basse le tasse (che strano eh?). Fecero giocare a questo gioco alcuni politici di allora: nessuno riuscì a far sviluppare la città. Non è cambiato niente, solo che ora non possiamo più riderci sopra, si deve agire.

2 commenti:

  1. > Rinunciare al tenore di vita che non ci si poteva permettere e di cui molti hanno fruito e ricominciare.
    > Rilanciare i consumi ...

    Le due cose sono incompatibili.
    NOn puoi rinunciare al tenore di vita (consumistico e insostenibile) e rilanciare aumentando i consumi.

    La cultura della sobrietà, del risparmio e della lungimiranza, il vivere con un passo più corto della gamba devono essere assolutamente ripristinati e restaurati in tutti i modi possibili.
    Prima usciamo da questa psuedo cultura cicalesca e beceramente consumistica, meglio sarà.

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  2. Quando la gente rinuncia a cose inutili o a cose costose (tipo vacanze all'estero) rinunci al tuo vecchio tenore di vita. Se però la gente inizia a non comprare cibo e vestiti decenti o non riesce a comprarsi nemmeno la casa, devi assolutamente rilanciare questo tipo di consumi. Non sono fattori incompatibili. Bisogna eliminare l'inutile e favorire l'utile.

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