venerdì 7 settembre 2012

Protagonismi a cinque stelle.

Ci voglio ricascare, nell'errore di parlare di un partito, ma questa volta non è un partito in parlamento, o perlomeno non ancora. Li chiamano grillini, sono i militanti del partito M5S. Dicono di non essere un partito, come lo dissero i verdi, la lega nord, i radicali, i missini, i dipietristi. Però sono un partito. Hanno idee buone e cattive, come tutti. Come tutti pensano di essere speciali. Come tutti pensano di essere il nuovo che avanza. Come tutti pensano di avere la verità in tasca. Come tutti, pensano di essere gli unici buoni e gli altri tutti cattivi. Come tutti si riempiono la bocca della parola democrazia e la sfruttano quando gli conviene.

Come tutti sbagliano.

Il fuori onda di Giovanni Favia, ma già a suo tempo l'uscita di Federico Pizzarotti all'indomani delle elezioni amministrative 2012 vinte a Parma fa saltare il coperchio dalla pentola, e rivela il solito partito in ebollizione. Le menti del partito sono due, una è Beppe Grillo, il demiurgo, il filosofo nel deserto, l'altra è Gianroberto Casaleggio, l'organizzatore, il burocrate, il manovratore.

Pizzarotti disse, appena vinte le elezioni, che erano una vittoria sua e del movimento e non di Grillo, Favia ha detto che Casaleggio manovra Grillo e il partito non è democratico. Insomma, solita storia dei giovani che si rivoltano contro i vecchi.

Ci possono essere tre interpretazioni:

1) Sono giovani quindi un po' stupidi, e non agganciano il cervello prima di aprire la bocca.
2) Sono furbi e creano tensione apposta per attirare l'attenzione e far saltare Grillo e Casaleggio.
3) Sono tutti d'accordo per attirare l'attenzione sul partito e prepararsi al voto.


Io penso che la prima sia la più probabile, perchè riflette il comportamento di una generazione lasciata un po' da parte, senza grandi ideali se non quello di considerare tutto quello fatto dalle generazioni precedenti fondamentalmente sbagliato. Nel 1968 successe più o meno lo stesso, e i risultati si sono visti.

A me Casaleggio non piace, e il Grillo sacerdote nemmeno (ma mi piace il comico, quando ricompare), tuttavia credo che quando si (stra)parla di democrazia, si debbano considerare due o tre cose. La prima è che il potere del popolo, δῆμος e κρατός, non possa essere messo in mano a tutti indistintamente e nello stesso modo, perchè non tutti sanno agire, organizzare, governare e comunicare allo stesso tempo. Ognuno deve dare il suo contributo, certo, ma  proporzionato a ciò che sa fare. Nessun altro può fare ciò che fa Grillo, e probabilmente nessun altro può fare quello che fa Casaleggio con Griillo.
Se c'è una leadership è perchè c'è un partito che ne ha bisogno. E la democrazia non è anarchia, non prevede l'assenza di un ἀρχός, di un leader. I leaders emergono naturalmente nelle società umane. Negarlo è negare le capacità individuali ad emergere. Anche Lev Trotsky aveva idee simili, il governo delle masse, però era un leader, quindi era la negazione vivente del suo stesso pensiero.

Spero che i grillini capiscano che senza testa, il corpo non vive a lungo, e che troppe teste creano solo mostri.

7 commenti:

  1. Mh
    Interessante e, sostanzialmente, condivido parecchi punti, forse non la conclusione ma, sai, io sono troppo anarcoide per pensare a capi illuminati.
    Ecco, magari prima scrivo qualcosa pure a casa, poi ci confrontiamo.

    RispondiElimina
  2. La questione della democrazia e in particolare del suffragio è forse la più spinosa.
    La democrazia richiede cultura, spirito critico, capacità di osservazione, cognizione di causa.
    Ecco, se ci sono queste cose poi puoi votare quell'atto, quella legge, quel decreto, quella mozione.

    La democrazia richiede controllo e conflitto virtuoso di interessi: il meccanismo della delega non ha alcuno strumento di revoca e in 5 anni un rappresentante può far disastri colossali a danni di coloro che gli hanno conferito la delega.

    La scala che sta degenerando sempre in grandezza e si sta allontanando da quella dell'agorà, del piccolo comune nel quale c'è una conoscenza dei fatti e quindi qualche possibilità di voto informato per una parte più ampia di elettori.

    Quale democrazia, quali strumenti di bilanciamento, quali conflitti virtuosi di interessi quindi e su quale scala.

    RispondiElimina
  3. L'agorà ormai è sempre più lontana, tanto più che anche a livello locale i disastri sono consistenti. Certo, il comune è l'entità pubblica più vicina e il sindaco in teoria lo potresti pure menare, nei paesetti piccoli, se non lavora. Il mio sarebbe da fucilare, visto che ha cementato di qua e di là e fatto una viabilità oscena che ti costringe a cunsumare il doppio per colpa dei sensi unici e dei passaggi obbligati, ma la gente lo vota. L'altro giorno mi ha mandato uno dei sui bravi (trad: vigili urbani) a dirmi che dovevo tagliare le piante del mio prato perchè pendevano un po' sulla strada (gravissimo, siamo in mezzo ai boschi). Le piante, visto che a primavera ho fatto abbattere tutti gli alberi, arrivano al massimo a 1 metro e mezzo di altezza. Per questa strada però passano 8 macchine, e una è il solito SUV da 40K è di un assessore, che a quanto pare si preoccupa delle mie piante, pensa un po'.

    RispondiElimina
  4. In un paesetto lombardo, tempo addietro, il sindaco aveva tentato una combine con degli inceneritoristi senza coinvolgere i paesani, anzi, guardandosi bene dal farlo e rifiutando ogni ipotesi di referendum confermativo.
    Mio papà mi riferì un fatto di cronaca per il quale un gruppo di paesani passò all'azione fisica nei confronti del loro rappresentante dalla guida impazzita.
    Quell'inceneritore non fu mai realizzato.

    Qui in Emilia dalle mie parti identico pattern, con una centrale turbogas (cambiato il partito, PD invece che Lega ma stesse modalità). Si è arrivato quasi ai forconi (senza l'azione fisica correttiva) e ad un'estenunante lotta in sede di conferenza dei servizi e VIA e alla fine la ciofeca a gas non fu fatta.

    Nei comuni medio piccoli puoi controllare gli amministratori e la comunità nel complesso ci può riescire bene.
    Come ti avevo risposto altrove il rischio che i paesani votino dei farabutti incompetenti cialtroni truffatori saccheggiatori è assai concreto.
    Il lato positivo è che essi ne pagherebbero in primis le conseguenze, ne verrebbero responsabilizzati.

    In Italia noto un'antipatia piuttosto diffusa per gli alberi, specie in ambiti extra-naturali (urbani periferici etc.) e una tendenza ad eliminarli appena possibile. Esattamente il contrario di quanto drammaticamente necessario e benefico.

    RispondiElimina
  5. Io ho posizioni diverse sulle cosiddette opere di interesse pubblico rispetto all'edilizia puramente abitativa (ad oggi una bolla di sapone), ma ovviamente dipende dal contesto. Se ad esempio un inceneritore permette di liberare le strade e impedisce al colera di prendere piede o blocca i roghi alla diossina dei cittadini (in stile Napoli), lo ritengo un male minore, per lo meno in attesa di soluzioni più efficienti. Se però mi fai un inceneritore su un comune che fa il 90% di differenziata e ha discariche autorizzate per l'umido, ti sparo. Differenziata, riciclo, termovalorizzatori, discariche organizzate, centri di raccolta, tutto serve, e non sempre si può perseguire il risultato migliore subito.

    Sugli alberi hai ragione, la gente sembra odiarli. Per me il discorso è molto semplice, sono acacie e ogni vent'anni le devo tagliare perchè diventano una giungla che mette a rischio i cavi elettrici e telefonici. Prima vendevo il legno, stavolta me lo tengo per la caldia a legna che stiamo preparando. A occhio sarà un risparmio di tremila euro l'anno contro il vecchio gasolio ormai carissimo anche con gli incentivi di quota (non parliamo del gas che è a livelli astrali).

    RispondiElimina

I troll non sono i benvenuti, gli insulti neanche. Non sono democratico nè caritatevole, per cui se il pensiero è scritto per creare flames o per insultare verrà cestinato. Gli anonimi non sono ammessi.