Il governo Monti fa quello che hanno fatto quasi tutti i governi italiani nei periodi di crisi: aumenta le tasse.I sindacati scioperano, i ministri piangono, noi paghiamo. Nessun taglio alla spesa pubblica a parte quelli già enunciati dal governo precedente, nessun vero rilancio dell'economia, solo tasse. Come nel Medioevo, quando il signorotto locale tartassava i suoi sudditi. A volte c'era un Robin Hood, mentre il Robin Hood moderno è Monti, banchiere Goldman e Sachs, professore, bocconiano e Robin Hood al contrario, toglie a noi per dare alle banche, perchè di questo si tratta.
Le piccole e medie imprese sono in già in gran numero in mano alle banche. Per combattere l'evasione fiscale invece di far scaricare l'IVA e/o perfezionare gli studi di settore si continua la sciagurata via di un altro Goldman & Sachs, tale Prodi, che voleva limitare il contante a 100 euro. Monti ha aggiunto uno zero, come se cambiasse qualcosa quando qualcuno paga qualcun'altro in nero 1.000 o 10.000 euro. Però così le banche aumentano il loro potere di controllo sui capitali.
I politici professionisti, a cui è mancato il coraggio di darci il colpo di grazia direttamente, lo fanno, tranne poche eccezioni, sostenendo questo governo tecnico. Il governo tecnico è l'equivalente del dictator romano. Vi si ricorre quando le forze parlamentari, incapaci di unirsi e di deporre le armi, non vogliono le elezioni (il PdL ha paura di perderle e il PD ha paura di vincerle), e hanno bisogno di qualcuno che gli tolga le castagne dal fuoco. Eccolo questo qualcuno, si chiama Monti. Dopo i dictatores Ciampi e Dini, devastatori dell'Italia degli anni 90, arriva lui. Anche Amato, va detto, fu campione di devastazioni tuttora ineguagliate (leggasi privatizzazioni selvagge), ma almeno arrivò con le elezioni. Così oggi sono tutti contenti: l'Europa che salveremo coi nostri soldi, in particolare la Francia ma soprattutto la Germania, a cui abbiamo pagato l'unificazione in questi anni di euro in cui abbiamo perso competitività nelle esportazioni, vista l'eccessiva forza dell'euro.
Nessuno sa come andrà a finire, ovvero se salveremo l'euro o meno, sappiamo però che non c'è nessuno che voglia salvare noi. "Gli italiani capiranno" dice il dictator Monti. Infatti capiamo benissimo, solo ci chiediamo perchè ogni vent'anni o anche meno, sempre in emergenza, dobbiamo pagare, e poi, quando le cose sembrano stabilizzarsi, gli enti pubblici ricominciano a spendere e spandere e a preparare il successivo collasso. Guardiamo in faccia la realtà: questa crisi durerà anni, e nessuno ha la ricetta per risolverla.
Un paese vive grazie ai suoi apparati produttivi, ovvero grazie alle imprese piccole, medie e grandi. Le grandi quando possono, scappano all'estero, anche perchè gli si addossano tutte le colpe. Giustamente l'operio italiano si lamenta che ha pochi soldi in tasca, solo che questi pochi soldi al lordo, sono uguali a quelli che prende un operaio tedesco dello stesso livello. Il problema è il netto, che viene decurtato dalle tasse del 50% e passa. Lavoriamo sei mesi all'anno per lo stato, anche se siamo dei privati. Le piccole e medie imprese sono sempre più in mano alle banche, perchè non riescono a pagare i mutui, a rinnovare i macchinari, a pagare la gente. Stanno aumentando solo le P.IVA dei piccoli imprenditori e dei professionisti, perchè ormai il lavoro dipendente sta sparendo. Anni di protezionismo dei nullafacenti da parte dei sindacati, corresponsabili della crisi del lavoro, ha prodotto questo disastro. Così ora si è passati dall'impossibilità di licenziare gli incapaci nel privato, allo sfruttamento della gente tramite contratti a termine. In Italia non c'è mai via di mezzo.
Il primo passo per ripartire è la scuola. Non ci servono laureati che non sappiano leggere e scrivere correttamente, ci serve gente che sappia fare bene un lavoro. Non è neanche detto che ci servano laureati: ci servono vocazione e dedizione. Ci servono volontà e passione. Non dico vivere per lavorare, ma nemmeno solo lavorare per vivere. Ci serve il giusto mezzo. La terza via. Un giovane non può avere come unico obiettivo quello di posteggiarsi dietro ad una scrivania a fare il passacarte in qualche ufficio pubblico. Deve metteri in gioco, osare. Memento audere semper. Dobbiamo impadronirci di nuovo della nostra vita, non aspettare che qualcosa cada dall'alto. Iniziativa, fantasia, curiosità, determinazione. Basta autocommiserazione, ci vuole azione ed inventiva. L'entusiasmo non può essere un'opzione.
Fondamentalmente concordo.
RispondiEliminaMa con alcuni distinguo.
Il paese ha fatto la cicala per decenni (come convenivamo qui) e ora e' arrivato l'inverno.
Bisogna tirare la cinghia (piu' tasse) e sgobbare di piu' (meno reddito e redditi meno remunerati).
Il tutto in un paese schizofrenico nel quale ci sono sprechi colossali, opere nefaste, la distruzione dei fondamenti dell'economia che produce ricchezza (a partire da campagna, territorio ed agricoltura annichilite dal tumore edilizio e infrastrutturale, un paese che non ha sovranita' alimentare e' in balia di altri).
Manca la vita sobria e spartana, l'etica dell'autonomia e del guadagnarsi la vita col proprio lavoro, il senso del lasciare un mondo migliore di come lo si e' trovato, come diceva Baden Powell.
E questo spaventoso deficit sistemico ed ecologico (quello finanziario non e' certo il piu' importante) e' stato creato in decenni. E' ragionevole pensare che non si possa piu' recuperare.
Sai, la vita spartana la si può praticare, ma non imporre. Sicuramente si devono ridurre gli sprechi, solo che se metti insieme trenta italiani hanno trenta idee diverse. Io sulle tasse non sono d'accordo, voglio meno impiegati pubblici, non più tasse. Già lavoriamo sei mesi per la madonna, ovvero l'Italia, mi pare che basti. Al massimo bisogna fare in modo che tutti lavorino BENE e con responsabilità, a costo di mettere controlli anche nelle mutande.
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