In questi giorni i giornali stanno tessendo le lodi di uno dei peggiori giornalisti e scrittori che abbia mai avuto la sfortuna di leggere: Giorgio Bocca. Sostenitore del bolscevismo prima in modo evidente (quando era forte) e poi strisciante (dopo l'89), e, cosa peggiore, mistificatore ufficiale della storia italica, ed in particolare di quella della guerra civile. Ovviamente nemico giurato di Pansa. Quest'ultimo, liberati gli occhi dalla pelle di salame, ha scritto libri coraggiosi attirandosi furiose critiche dalla sinistra italiana, ancora saldamente ancorata all'idologia stalinista, che ricordiamolo, non era nemica del capitalismo, perchè praticava il capitalismo di stato. Non mi mancherà, questo é certo, e sono contento che Pansa non l'abbia dipinto con le solite ipocrisie che si riservano ai morti. Saltafossi professionista, prima fu fascista aderente alle leggi razziali e poi bolscevico, commissario politico nei tribunali speciali della fine della guerra. Un perfetto esempio del peggio che può nascere nella penisola. Raccontò per anni la favola della resistenza di massa contro tedeschi ed RSI. Questa "massa" di partigiani era di circa 10.000 unità a gennaio 1945, poi magicamente trasformati dalla propaganda in 100.000 il 25 aprile 1945 (cifre ufficiali ritrovabili nelle documentazioni citate anche dallo stesso Pansa), e lui lo sapeva benissimo essendo stato membro del gruppo Giustizia e Libertà. D'altronde i partigiani trovavano rifugio in montagna tra le Alpi, e chi, come me, ha avuto parenti partigiani, sapeva per bocca loro che non potevano nascondersi in tanti laggiù.
D'altronde, non siamo gli unici. Anche i francesi, collaborazionisti fino al midollo con Pétain ed il governo di Vichy, hanno raccontato per anni favole sui fantastici maquis che sono stati incisivi militarmente più o meno quanto i partigiani italiani. Cosa ben diversa dai partigiani titini, che erano formazioni di tutto rispetto e, non a caso, molto più attivamente riforniti dagli Alleati, che per un certo periodo decisero di non rischiare più di tanto per le formazioni italiane, sostanzialmente insignificanti dal punto di vista strategico, seppur tatticamente utili psicologicamente. Va anche detto che in Italia, a parte le menzogne della propaganda postbellica, la guerra non venne risolta sul campo di battaglia nel 1944-45 (men che meno dai partigiani). Sostanzialmente, mentre si combatteva, l'Obergruppenführer (Generale) delle SS Karl Wolff lavorò nell'ombra per mesi e mesi con gli alleati per ottenere una pace separata dell'armata tedesca in Italia con loro, cosa avvenuta di fatto nell'aprile 1945. Ecco perchè il Nord Italia non venne raso al suolo dai bombardieri alleati, ed ecco perchè i tedeschi si ritirarono e non combatterono casa per casa come negli altri paesi. Wolff intendeva preservare i soldati tedeschi per la resistenza contro i sovietici, o, più probabilmente, per avere un serbatoio di uomini per il dopoguerra, dopo la sconfitta. Va detto che Wolff fece quello che fece perchè il feldmaresciallo Kesselring, comandante supremo in Italia, era d'accordo con lui, e pare, anche lo stesso Hitler, visto che di fatto gli lasciò carta bianca. Agli Alleati invece andava bene perchè non volevano dover ricostruire il Nord Italia produttivo e gli servivano dei nuovi alleati per la futura Guerra Fredda contro i sovietici, di cui si intravvedevano gli inizi. Il libro Operazione Sunrise dell'ottima prof.ssa Aga Rossi è illuminante in tal senso.
Bocca fu uno dei sostenitori di tutte le grandi bugie su cui si fonda la Repubblica. Così come, durante gli anni di piombo, negò l'esistenza delle Brigate Rosse: tutto ciò dà la misura del tipo di individuo: il comunista perfetto, così perfetto che decide di farsi il lavaggio del cervello da solo.
Bocca a me piaceva per quella sua austerità da montanaro e per l'etica che la sottendeva.
RispondiEliminaSaltare i fossi.
Oppure cambiare.
Chi non cambia è un cretino..
Chi cambia come una banderuola al vento pure.
La prostrazione servile e leccoculesca nei confronti del potere è un antico problema.
Durante il fascismo il capoluogo della provincia da cui scrivo era chiamato dai fascisti la X Legio.
Per avere un po' di pane in più, una raccomandazione dal podestà, etc. si leccava il culo ai neri.
Appeso Mussolini in piazza Loreto, il giorno dopo c'erano file chilometriche per richiedere la tessera ANPI.
Dalla città più nera d'Italia alla più rossa.
Il potere è cacca che attira tutte le mosche.
Sposti la cacca di qua, le mosche sopra, sposti la cacca di là, le mosche sopra.
A quanto pare anche in Francia hanno avuto problemi simili.
Ma secondo me in Italia siamo campioni dell'universo della prostrazione meschina e servile nei confronti di un qualsiasi ingombrante con qualche briciola o più di potere.
E ciò è più che equamente distribuito al centro, a destra, a sinistra.
Non dici?
Sai, anche a me piace il montanaro come intendi tu, solo che per me era rappresentato da gente come Mario Rigoni Stern che non fu nè saltafossi nè asservito, nè novello Savonarola, solo uno che tirava avanti come poteva. In più Bocca era posseduto da una forma di pessimismo cosmico, non lo condanno certo per questo, ma per il resto che ha fatto sì. Ovviamente il cambiamento non è da condannare, a meno che non avvenga, come dici anche tu, sempre e solo dove tira il vento e, sì, ovviamente l'opportunismo non ha colore, eccetto forse quello del guano.
RispondiEliminaMario Rigoni Stern.
RispondiEliminaLo adoro!
Era un grande uomo, come ce ne sono pochi. Il tipo di uomo che non molla anche quando tutto va storto.
RispondiElimina"Uomini, boschi ed api" e' uno dei libri piu' belli, quelli che riapro ogni tanto per leggermi e tornare bambino, fauno, per tornare a sentire il profumo della resina quando non lo posso fare, quando mi manca il silenzio e la vastita dei monti, delle vette.
RispondiElimina"Prima della neve, che avevo visto nel cerchio della luna di San Martino, impagliai le arnie e le copersi con le tavole di abete.; ridussi la porta d'uscita con un lamierino, sia per il freddo sia per le arvicole: mi è cari ora saperle al caldo come sono io con la legna brucia nella stufa."
Stagione di vita in compagnia delle api, II
Mario Rigoni Stern
Uomini, boschi ed api.
Einaudi
p.128
Sì ce l'ho anch'io quel libro, e ho letto anche Storia di Tonle e il bosco degli Urugalli, ma quello che m'è rimasto più impresso è stato il primo, "Il sergente nella neve" dove racconta della drammatica esperienza della ritirata di Russia. Oggi, comodi come siamo, non ci salveremmo in una situazione del genere, allora, abituati a camminare e alla vita all'aperto era un'altra storia. Pallottole e inverno russo a parte ovviamente.
RispondiEliminaEra gente eroica quella, AB.
RispondiEliminaErano contadini, montanari già temprati da una vita aspra sui nostri monti.
Oggi siamo rammolliti, viziati e smidollati.
Tempi diversi.
Purtoppo è così.
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