Il declassamento di nove paesi europei appartenenti all'eurozona da parte di S&P, l'agenzia di rating controllata dagli Stati Uniti, toglie, di fatto, ogni residuo dubbio su quale siano le intenzioni di queste agenzie fantoccio. In altri tempi si direbbe che la dichiarazione di guerra è stata consegnata agli ambasciatori europei, oggi si usano linguaggi ed espressioni più accomodanti.
Che l'euro dia fastidio agli statunitensi e alle loro agenzie di rating è un fatto che sapevamo da tempo. Gheddafi è stato anche ammazzato per questo, peccato solo che gli europei abbiano partecipato alla festa eliminando per Obama uno dei primi che voleva essere pagato in euro e non in dollari. Oggi sappiamo che, dopo l'auto-declassamento strumentale datosi dagli USA tramite S&P, il vero obiettivo è colpire l'Europa. In un momento in cui le economie europee iniziavano ad accordarsi e a iniziare una politica comunitaria, ecco che arriva l'attacco americano, prevedibile sulla Francia perchè ampiamente strombazzato. Meno prevedibile sugli altri paesi perchè si pensava che le agenzie di rating fossero una cosa seria. Ora sappiamo che non è così.
La cosa buona è che oggi abbiamo la prova di quello che già molti pensavano, ovvero che, di fatto, è iniziata la guerra fredda tra USA ed UE. L'astuta mossa di non declassare la Germania, per farle credere di essere un modello perfetto, mira a dividere ulteriormente l'Eurozona, per far sì che i tedeschi, convinti di essere i migliori, continuino a premere sui presunti stati deboli facendo da braccio armato USA per distruggere una dopo l'altra le economie europee con politiche d'austerità recessive al massimo. Un declassamento li avrebbe svegliati, come sta facendo con i francesi, mentre una conferma della tripla A li inorgoglirà rendendoli insopportabili al resto d'Europa, aumentando il desiderio di molti di uscire dall'euro. La prima conseguenza sarà l'uscita dall'euro della Grecia.
Io stesso pensavo che l'uscita dall'euro fosse la soluzione per combattere con le altre forti economie europee a livello di export, ma a questo punto la Germania non è più il nemico commerciale, ma solo un povero fantoccio senza testa che sta lavorando per gli USA. C'è da sperare che si svegli per tempo per fare fronte comune.
Il primo passo sarebbe quello di costituire un'agenzia di rating europea e dichiarare inattendibili i dati delle agenzie controllate dagli USA. Questa nuova realtà potrebbe fare da collante tra europei, se si raggiunge la consapevolezza che il nemico dell'Europa ormai non è dentro, eccezion fatta per la debolezza della politica comunitaria, ma fuori.
Gli USA sono arrivati al rischio di bancarotta questa estate.
RispondiEliminaHanno il debito estero a famigliare più altro al mondo.
E' un'economia marcia, decotta, inefficiente.
Di buono non producono nulla, di eccellente men che meno.
Queste agenzie che hanno le mani in pasta nelle speculazioni soffrono di flatulenza e ad ogni emissione la finanza parassitaria si abbatte come un fortunale su questo stato piuttosto che su quello.
Ora l'Europa deve da una parte ritrovare massima unità anche politica contro gli USA stato canaglia r i loro dollari di carta che non valgono niente se non per convenzione.
D'altra parte risolvere i problemi interni.
Le pratiche da cicale pizza mandolini bungabungaiotunostaisottomoralecattolica evasione sirtaki mafia camorra mammiavita vita de debosciati suvinterzafila leinonsachisonoio sono il peggio che affossa l'europa meridionale.
Ci vuole più Sparta.
E mandare Washington e la loro baracca a fare in culo.
L'europa e' un fantoccio , creata dalle banche.
RispondiEliminaIl destino dell'uomo e' segnato dalla sua ingordigia , dalla sua avidita' e soprattutto dal male che , senza limite , viene compiuto per compiacere questi bassi istinti.
Inutile sperare in qualche utopica societa' civile , l'umanita' di civile non ha niente , guardando bene , nemmeno di civilta' in senso lato si puo' parlare in riferimento al genere umano.
C'è di peggio, a quanto pare, a giudicare dai numeri in possesso di un amico che lavora nel campo finanziario, negli ultimi due mesi tutte le economie mondiali sono in recessione, tranne una: gli USA. Evidentemente i loro sgherri delle agenzie di rating lavorano bene purtroppo.
RispondiEliminaMa anche questo spauracchio "recessione" , santo cielo , vuol dire che si e' prodotto e venduto meno dell'anno prima...
RispondiEliminaSi vuole pretendere di vendere e produrre sempre piu' ogni anno , sempre piu' , sempre piu' ?
E che diamine , e' follia , impossibile , improponibile , come e' possibile che ci vogliano far credere questo e soprattutto come e' possibile che qualcuno ci creda ?
Ma infatti, il PIL non può crescere mica sempre, ormai è chiaro. La recessione di per sè però significa perdere posti di lavoro: bisognerebbe diversificare l'economia ma senza inventare "nuovi" lavori inutili che durano il boom di una stagione e poi addio. Ci sono attività artigianali secolari che stanno sparendo solo perchè sono piccole o non più "di moda" (tipo il calzolaio o il falegname). Un assurdo. E' il risultato della globalizzazione dei gusti, che vanno tutti nella stessa direzione.
RispondiEliminaI lavori artigiani (il termine contiene arte) che generalmente tendono ad essere lavori di buon livello od eccellenti non sono compatibili con il modello USA&getta del ciarpame inutile omologato industrial consumistico.
RispondiEliminaSono ormai 50 anni che tutti i progressi tecnologici non hanno portato alla diminuzione di un''ora una nel lavoro svolto in una settimana. Tutto utilizzato per aumentare la produttività e ora il mondo scoppia (e schiatta a livello ecologico!) di surplus produttivi.
Semplicemente questo sistema dell'economia neoclassica non può funzionare in quanto sono completamente cambiati i presupposti di quella teoria.
E tra i fattori di rischio, anzi, di collasso come osserva Jared Diamond, c'è la globalizzazione.
Compresa la globalizzazione dei gusti che peraltro, già da tempo va verso l'orribile, il pacchiano, il fintoplasticato.
Del resto il ciarpame consumistico necessita di questo inculturamento rincoglionente generale e del degrado dei gusti ed estetico che ne sono causaeffetti.
Purtroppo è così. Intendiamoci, io non sono completamente contro l'industria: ci sono settori dove non si può prescindere da un sistema produttivo su vasta scala. Per fare un esempio, i processori dei PC non possono essere prodotti artigianalmente, avrebbero costi spaventosi e non permetterebbero il computer per tutti. Esiste poi la piccola industria come certi produttori dolciari o caseari, che garantisce un certo controllo qualità. Sono contro però le mostruosità che impongono gli stessi gusti a livello planetario, vedi finto cioccolato scandinavo, o finto formaggio plasticoso o finto prodotto in legno artigianale, o prodotto prendipolvere inutile in plastica.
RispondiEliminaVa anche detto che, però, per poter avere un prezzo accessibile, bisognerebbe che gli artigiani abbassassero i prezzi. In pratica se un artigiano lavora da solo può anche farlo, ma se ha anche solamente un dipendente (che gli costa l'ira di Dio), diventa impossibile.