lunedì 15 luglio 2013

Ius Soli

La Kyenge è una cerebrolesa, non è un orango come ha detto Calderoli. Oppure è una criminale al soldo del PD. In Italia introdurre lo Ius Soli equivale a distruggere l'italianità. Riempirisi di stranieri del Terzo Mondo che vengono qui a scodellare neonati per italianizzarli è una bestemmia. Se passa una oscenità del genere, ci saranno conseguenze drammatiche. Questa infame donnaccia va rimossa e messa in condizione di non nuocere. Ad esempio con la camicia di forza.

Basta con questi extracomunitari che vengono a dettare legge nel mio paese. Già mal sopporto la multirazzialità, perchè sono felicemente razzista. Ma la tollero, se non si tratta di immigrati clandestini ovviamente, che ributterei in mare come fanno in tutti i paesi civili. Si tratta di banale difesa del territorio.

La multiculturalità però è una sporca bufala partorita dal delirio progressista. O se si preferisce, dai comunisti. C'è una sola cultura se vieni in Italia: quella italiana. Punto e basta. Nessuna eccezione. Se vuoi essere italiano devi parlare italiano e pensare italiano. O al massimo, pensare europeo. Il resto sono balle.

Svegliati Italia !

8 commenti:

  1. Ho scoperto che la Kyenge è/fu immigrata clandestina. Fosse per me la rimpatrierei con massima sollecitudine come deve essere fatto con tutti gli immigrati clandestini.

    La follia del politicamente corretto si esprime in questo caso con il panmixismo utopico che non è altro che accumularsi candelotti di dinamite sotto il tappeto essendo pure convinti e giulivi della bontà della scelta.
    Il problema non è affatto solo di stranieri del Terzo Mondo: se in un paese o in una cittadina o in una provincia arrivasse un milione di giapponesi, di svizzeri o di canadesi non cambierebbe nulla e la polveriera sarebbe egualmente piena. Le migrazioni di massa sono tutti processi violenti a danno delle popolazioni locali (chiedete ai palestinesi, ai nativi americani, ai tibetani!).

    La multiculturalità è una follia progressista e buonista ma anche a "destra" (se pensiamo al liberismo capitalista) si è visto con favore all'immigrazione di massa per tenere basso se non bassissimo il costo dei lavoro.
    Prima quello "meno prestigioso" che ha comportato - sempre con una mentalità di destra assai diffusa in Italia che è quella del disprezzo dei lavoro contadino, manuale, artigianale - il riversamento di masse di persone in altri settori dell'economia, in genere quello terziario - talvolta persone che sarebbero stati eccellenti intagliatori o apicoltori provetti etc. sono diventati mediocri se non pessimi telefonisti, avvocati, dirigenti - anche l'abbassamento del costo di quello "più prestigioso".

    Io sarei favorevole al concetto di un figlio solo per donna valido anche per le donne immigrate. Se fai più di un figlio perdi semplicemente il permesso di soggiorno e vieni reimpatriata.
    In alcuni stati, come Arabia Saudita, Israele, etc. addirittura non puoi avere alcun figlio quando sei lavoratore/lavoratrice ospite pena il rimpatrio immediato.
    Quella demografica è la prima forma di conquista.

    No grazie!

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  2. In effetti nel nord-est italiano commercianti e industriali hanno ampiamente approfittato della manodopera a basso costo che arrivava dal terzo mondo. Non è mica un caso che gente che votava a destra poi si è spostata per convenienza da altre parti. Penso tuttavia che il DNA di tutte le destre il multiculturalismo sia decisamente mal sopportato. Il problema è che non difendono la causa con convinzione perchè temono di essere tacciati di razzismo. E' una sindrome dura a morire. E così ne paghiamo il conto.

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  3. Hai presente gli afroamericani che si chiamano con fierezza nigger che era un termine insultante usato dai wasp?
    Leggo, ad esempio, corbellerie di David Del Pistoia e io mi epiteto con altrettanta fierezza neorazzista (anche se io sono profondamente non (anti)razzista).

    Il multiculturalismo non esiste: esistono delle enclavi etniche in tutte le società destinazione delle migrazioni molte delle quali rimangono nettamente separate e con ostilità rispetto all'integrazione relatica. Appena le risorse caleranno si arriverà ai Balcani, all'Iraq, alla Siria, al Libano, alla Cecenia, al Rwanda con lotte sanguinose che sono tentativi di genocidio reciproco.
    Ignorare la storia mi pare abbastanza scemo.
    E' un'altra delle stupidaggini del politicamente corretto progressista.

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  4. > all'integrazione relatica.
    -> all'integrazione relativa.

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  5. Sostiture negro con "nero" fa parte di quel delirio pseudointellettuale che vede negatività ovunque, soprattutto nelle parole. così i bidelli diventano "assistenti scolastici", o gli imbianchini "decoratori", o gli spazzini "agenti ecologici", o i vigili "polizia municipale" et cetera.

    In Portogallo nigro è il termine corretto, mentre preto (colore nero) fa incazzare i negri se glielo affibbiano. D'altronde noi mica siamo "bianchi", noi siamo caucasici. Bianchi sono i fogli di carta.

    Non essere razzisti è impossibile, perchè quella umana è una specie, e come tale si divide in razze. Possono chiamarle etnie o popolazioni o come vogliono, restano razze, punto e basta. E così come un barboncino è ben diverso da un alano, così un maori è diverso da un finlandese.

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  6. Sai che io detesto il politicamente corretto che è uno dei modi in cui l'omologazione del linguaggio e del pensiero vorrebbe omogeneizzare, uniformare e annullare le differenze.

    Io sono assolutamente non (anti)razzista, nel senso che non me ne fotte assolutamente nulla di che forma di naso abbia uno, la quantità di melanina che hai nella pelle, la forma della zazzera o altri sciocchezze del genere.
    Io invece osservo le persone per quello che fanno, per come si comportano.
    Uno rosso svizzero che devasta l'ambiente per la DIFFERENZA della mia cultura dalla sua, lo odio neorazzisticamente (per questo odio sinceramente molti italioti).
    Un indio, un negro o un aborigeno che vive in armonia con la sua terra madre, un tunisino che si batte per le donne o per l'ecologia, per me è un amico, un compagno, un esempio di eccellenza che abbraccio e che vorrei avere al mio fianco.

    Diciamo che il razzismo in sé non ha senso, neppure razionalmente.
    La xenofobia invece ha un senso sì, è la semplice reazioni etologica, della biologia, all'occupazione del tuo spazio vitale da parte di gruppi numerosi di homo di altre culture.
    E' del tutto naturale: è, di fatto, una delle espressioni dell'istinto di sopravvivenza.
    E' quindi estremamente stupido volerne sopprimere le manifestazioni invece che lavorare sulle cause, ovvero contrastando in ogni modo le migrazioni di massa (quelle di altri qui, immigrazioni ma anche quelle tue in casa di altri, le tue emigrazioni delle quali ci siamo già dimenticati i disastri).

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  7. Non capisco il discorso, a parte la faccenda della xenofobia. Il razzismo ha senso eccome perchè significa dividere scientificamente in razze la specie umana: è una divisione scientifica, qui non c'entra l'odio razziale o la superiorità bianca. Non esiste la razza umana, ma la specie umana, che con incroci vari o selezione naturale si è suddivisa in razze. Io non vedo niente di negativo nel termine "razzista". Razzista è colui che vede l'effettiva differenziazione fisica (forma del viso, altezza, forma o colore degli occhi e della pelle, etc) ma non necessariamente considera una razza superiore all'altra. Un pastore tedesco è molto diverso da un chihuahua ma mica è superiore, così come un umano danese e un umano pigmeo. Se poi ha assunto per qualcuno una connotazione negativa è il solito problema del politicamente corretto o meno affibbiato al linguaggio.

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  8. Tanto per fare un esempio, io sono consapevole della notevole differenza che c'è tra un africano del Ghana e un europeo della Val d'Aosta, e trovo idiota che uno con la caratteristica razziale negroide venga ad abitare tra i ghiacci visto che ha una bassissima capacità di resistenza al freddo e non è nemmeno in grado di bersi una grappa o qualunque alcooolico per scaldarsi senza ubriacarsi immediatamente. Allo stesso modo un caucasico della Val d'Aosta che va a vivere nel Sahara troverà la morte sicura, perchè non è abituato al clima, non è abituato a mangiare poco e a camminare molto e non sa nemmeno montare un dromedario. I nostri soldati durante la guerra d'Africa li rimpatriavano a centinaia perchè già solo la dissenteria li metteva fuori uso.

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