mercoledì 8 luglio 2015

La verità tardiva di Giuliano Amato sull'euro.

La confessione di Amato
"Noi abbiamo fatto una moneta senza stato. Noi abbiamo avuto la faustiana pretesa di riuscire a gestire una moneta senza metterla sotto l’ombrello di un potere caratterizzato da quei mezzi e da quei modi che sono propri dello Stato e che avevano sempre fatto ritenere che fossero le ragioni della forza, e poi della credibilità che ciascuna moneta ha.

Eravamo pazzi? Qualche esperimento nella storia c’era stato di monete senza Stato, di monete comuni, di unioni monetarie, ma per la verità non erano stati molto fortunati. Perché noi, quando ci siamo dotati di una moneta unica, abbiamo pensato che potevamo riuscirci in termini di Unione, e non facendo lo Stato europeo? Avevamo già costruito un mercato economico comune fortemente integrato. Più o meno avevamo un assetto istituzionale che non era quello di uno Stato ma certo era qualcosa di molto più robusto di quello che usualmente c’è a questo mondo: la comunità europea, l’Unione Europea, col suo Parlamento, la sua Commissione, i suoi Consigli. Abbiamo anche previsto di avere una banca centrale.

Però, sapete com’è, abbiamo deciso che trasferire a livello europeo quei poteri di sovranità economica che sono legati alla moneta era troppo più di quanto ciascuno degli stati membri fosse disposto a fare. E allora ci siamo convinti, e abbiamo cercato di convincere il mondo, che sarebbe bastato coordinare le nostre politiche nazionali per avere quella zona, quella convergenza economica, quegli equilibri economici-fiscali interni all’Unione Europea che servono a dare forza reale alla moneta.

Non tutti ci hanno creduto. Molti economisti, specie americani, ci hanno detto allora: Guardate che non ci riuscirete! Non vi funzionerà! Se vi succede qualche problema che magari investe uno solo dei vostri paesi, non avrete gli strumenti centrali che per esempio noi negli Stati Uniti abbiamo, che può intervenire il governo centrale, riequilibrare con la finanza nazionale le difficoltà delle finanze locali. La vostra banca centrale, se non è la banca centrale di uno Stato, non può assolvere alla stessa funzione cui assolve la banca centrale di uno Stato, che quando lo Stato lo decide diventa il pagatore senza limiti di ultima istanza.

In realtà noi non abbiamo voluto credere a questi argomenti. Abbiamo avuto fiducia nella nostra capacità di autocoordinarci e abbiamo addirittura stabilito dei vincoli nei nostri trattati che impedissero di aiutare chi era in difficoltà. E abbiamo previsto che l’Unione Europea non assuma la responsabilità degli impegni degli Stati; che la Banca Centrale non possa comprare direttamente i titoli pubblici dei singoli Stati; che non ci possano essere facilitazioni creditizie o finanziarie per i singoli Stati. Insomma: moneta unica dell’Eurozona, ma ciascuno deve essere in grado di provvedere a se stesso.

Era davvero difficile che funzionasse, e ne abbiamo visto tutti i problemi."

3 commenti:

  1. Sono parole ragionevoli.
    Da me ho analizzato in undici pagine, Il tramonto dell'Euro di Alberto Bagnai.

    Come tutte le cose l'euro ha pro e contro.
    In genere c'è stata una falsa assunzione di OCA che all'inizio è stata sostenuta dal demagogico consenso dovuto allo tanto straordinari quanto insostenibili consumismi, dirittismi e tenore di vita che l'euro (a deficit di ogni tipo) ha permesso ai paesi "della periferia" (Minsky, Frenkel, etc.).

    Sottolineo come localista autarchico uno dei molti esempi di pessime e nefaste conseguenze sì global (a sinistra lo chiamano internazionalismo ma è un nome diverso per la stessa cacca).

    RispondiElimina
  2. Dico solo che stabilire vicoli che impedissero di aiutare chi era in difficoltà è stata lucida follia. La Germania è stata aiutata nel dopoguerra, e parecchio, hanno la faccia come il culo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Tra l'aiutare e l'assistenzialismo il passo è brevissimo.
      Noi abbiamo cinquant'anni di aiuti al nostro meridione che ne hanno,quasi sempre, alimentato i peggiori problemi.

      Elimina

I troll non sono i benvenuti, gli insulti neanche. Non sono democratico nè caritatevole, per cui se il pensiero è scritto per creare flames o per insultare verrà cestinato. Gli anonimi non sono ammessi.